Sorrisi sentendo dopo tanto tempo quell'amato sapore di libertà e di vita.

Decisi di lasciarla ancora un po' aperta, e mi diressi di nuovo a passo lento verso la porta.

Afferrai la maniglia e feci un bel respiro prima di aprirla, pregando di non trovarmi Axel davanti, oppure ciao ciao passeggiatina.

Nelle ultime sere era diventato troppo apprensivo.

Non faceva altro che avanti e indietro per la stanza, tenendo quegli occhi scuri sulla mia figura.

Anche mentre dormivo per finta, sentivo il suo sguardo su di me.

Da una parte mi sentivo messa in soggezione, tenuta a stretto controllo che solo un lieve respiro avrebbe potuto generare una catastrofe.

Ma dall'altra parte, sentivo un calore all'altezza del petto.

Probabilmente mi illudevo, ma il fatto che lui si preoccupasse così tanto per me mi faceva sentire bene.

Quasi come se stessi fluttuando tra le nuvole di zucchero filato.

Dovevo ammettere che la sua presenza mi rassicurava.

Tutte le notti dormivo profondamente sapendo che c'era lui a vegliare su di me.

Ma dovevo pur ammettere che tutta questa "fiducia" nei suoi confronti mi spaventava.

Non dovevo rilassarmi quando c'era lui nei paraggi, non dovevo lasciarmi andare così tanto da non accorgermi che la notte era passata, non dovevo desiderarlo in nessun modo.

Eppure non ci riuscivo.

Mi prendevo mentalmente a schiaffi quando mi incantavo a guardarlo.

Quello sguardo freddo, la mascella sempre contatta, le sopracciglia rilassate che si muovevano con fare arrogante, quella bocca sottile che usava solo per dire cavolate.

La camminata spavalda, e quando si fermava con le braccia conserte, i leggeri muscoli venivano messi in risalto, adornati dai colorati tatuaggi.

E la sua altezza..

Dio, mi faceva sentire così piccola, così sottomessa a lui.

Scossi la testa per riprendermi.

Perdevo letteralmente il controllo, quando c'era di mezzo lui.

Neanche con Arsh era così.

Non potevo negare che era un bel ragazzo, ma non potevo andare oltre, non potevo pensarlo in nessun modo.

Non potevo pensare ad un possibile noi.

Non avevamo parlato tanto, nella notti in cui era con me, apparte per qualche volta dove gli chiedevo di passarmi un bicchiere di acqua.

Ed era meglio così, meno gli stavo vicino, meno mi stordivo come una ragazzina.

Mi riscossi da quei pensieri e finalmente aprii la porta.

Sporsi la testa e guardai a destra e a sinistra del corridoio.

Aggrottai la fonte confusa.

Non vi era nessun omone gigante vestito in giacca e cravatta nera.

Scrollai le spalle non dandoci molto peso.

Di sicuro avevano piazzato delle telecamere ad ogni piccolo angolino.

Avanzai lentamente chiudendo la porta alla mie spalle.

Se c'era una cosa che avevo imparato dai film, era che non si doveva mai voltare le spalle.

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