Capitolo trentaquattresimo - Parte Terza: Una Promessa

Start from the beginning
                                    

La repulsione, se così si poteva chiamarla, scese di nuovo lungo il suo corpo. Lo fece con lentezza, pronta a riagguantarlo.
«Perché me lo stai dicendo? I-io non so cosa dovrei dirti o-o fare... io-»
Con una mano Zenas gli afferrò la spalla. Le sue dita strinsero per dargli calma: «Perché la mente di Colette ha iniziato a cedere in quel momento. Non hai notato i suoi scatti o quegli atteggiamenti insoliti?» Difficile non notarli, pensò Noah. «Finché eri in vita, finché eri Salomone, sei riuscito a tenerla sotto controllo. Poi sei sparito e la sua ferita si è allargata come una macchia. Nulla, se non quel poco di autocontrollo che le era rimasto, le ha impedito di impazzire.» La Chimera mollò la presa riportando la propria mano lungo il fianco: «Quindi ti chiedo di non forzare Levi. Non potrei sopportare un altro fratello sanguinante.» Impigliata tra le dita di Zenas, la mente dell'Hagufah iniziò a immaginare come sarebbe stato vedere Levi al posto di Colette, come sarebbe stato dover vivere con un essere del suo calibro in quelle condizioni e temere, in parte, le sue reazioni. Ricordava ancora l'ansia nel dover restare solo con Wòréb, l'agitazione che gli tendeva i muscoli quando lei restava ferma a fissarlo o il tic che le faceva piegare la testa al pari di un rapace. Aveva temuto più volte che senza preavviso afferrasse la forchetta e gliela piantasse nella mano, come i suoi artigli avevano fatto a Levi il giorno in cui erano arrivati da lei.
Così si chiese se scoprire il segreto di quel tallero valesse davvero un rischio del genere. La risposta arrivò da sé: no, certo, però tutto ciò che avrebbe potuto apprendere, tutti i ricordi o l'Ars che vi si nascondevano dietro... Forse quelli sì.

Akràv gli diede una pacca, facendolo rinsavire: «Evitiamo di rovinarci l'umore e perdere altro tempo, akh, altrimenti finisce che arriva prima Niko e quella lo butta sotto a un'auto!» Scherzò ritrovando il sorriso, peccato che Noah non riuscì a ridere di quella battuta: le probabilità che succedesse veramente qualcosa del genere erano fin troppo alte per pensarle solo come una burla - e ora ne aveva la certezza. Se l'instabilità di Colette era davvero così borderline, lasciarla sola con Nikolaij avrebbe significato ritrovarsi con sei Chimere su sette.

L'Hagufah ancora una volta affiancò Zenas senza però proferire altre parole. C'erano questioni ben più complesse ad affollargli la mente, dubbi maggiori e immagini frammentarie che avrebbe voluto lasciare alla vita del vecchio sé. Non che non le volesse, ma nemmeno le bramava in quel momento. Desiderava ottenere altri ricordi, memorie utili per tornare a ripadroneggiare i suoi poteri - i peccati di Salomone li avrebbe accolti poi. E mentre Akràv raccoglieva in alcune casse di legno i sacchetti con gli acquisti per la settimana, Noah si impegnò a scacciare il pensiero di Nicholas Flamel.
Due ceste a testa, poi si rimisero in cammino verso l'auto. Zenas iniziò a raccontare di quanto diverso fosse quel luogo quando, nel 1878, si erano stabiliti lì per dieci anni. Parlò delle poche case e altrettante botteghe presenti, del commercio ittico che si spingeva nell'entroterra e di un poliziotto così invaghito di Willhelmina da non accorgersi che l'oggetto del suo amore passava la maggior parte dei pomeriggi a spassarsela con una delle sue sorelle minori. Raccontava e rideva di quei giorni con una leggerezza così lontana dalla serietà di poco prima che gli riportò alla mente Levi e il modo in cui, dopo avergli confessato di averlo quasi abbandonato, si era messo a giocare col fratellino. Era sorprendente, pensò Noah, come tutte le Chimere riuscissero a passare da uno stato d'animo all'altro senza sforzo, o per meglio dire, come riuscissero a nascondere le proprie vere emozioni; perché, e di questo ne era certo potendo percepire Zenas come un'estensione sfocata di sé, in realtà stava ancora rimuginando sulla confessione fatta, sull'omicidio e sulle conseguenze che questo aveva avuto.
Una parte dell'Hagufah avrebbe voluto allungare una mano, mettendo a repentaglio cipolle, broccoli, sedani e carote, per afferrargli una spalla e portarsi via quel cruccio. L'altra gli ricordò di non sapere come fare - e mentre lo ascoltava e pensava a tutto ciò, Noah si accorse di come l'incidere dei passi della Chimera si fosse fatto più stanco e incerto. Il dolore alla gamba doveva infine essersi risvegliato. Chissà con che intensità lo stesse provando. Chissà quanto tempo gli sarebbe servito per guarire del tutto. Chissà se un giorno, presto, sarebbe lui stesso riuscito a guarire le sue creature da ogni male.

Le Chimere di Salomone: il ReWhere stories live. Discover now