Capitolo 48 (III). Un sogno che si avvera

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L'occasione per parlare a Ilaria fu il terzo compleanno di Emanuele, festeggiato il 4 giugno 2000, una domenica, nella casa nuova di Andrea e Silvia, inaugurata per l'occasione con tutti i lavori fatti e i mobili nuovi. Furono invitati naturalmente anche Anna, Marco e vari amichetti del nido che, comunque, Emanuele avrebbe lasciato dopo poche settimane.

Andrea cercò un momento adatto e prese in disparte Ilaria, la portò sul balcone dove tre anni e qualche mese prima le aveva fatto vedere quella casa vuota per andarci ad abitare e, invece, era diventata sua e di Silvia e, forse, un domani, anche di Emanuele, «che te ne pare, allora, Ilaria?», le chiese, una volta fuori, «è molto bello qui Andrea. L'avete resa uno splendore. . . »

«Mamma iaia, papà!», Emanuele aveva visto attraverso i vetri i suoi genitori insieme ed era corso sul balcone lasciando i giochi e gli amichetti, li indicava, era felice di vederli uniti, «mamma iaia, papà!», andò loro vicino, Ilaria si accucciò, «amore, che dici?», «gioco mamma iaia! Tanti giochi, mamma iaia, came'etta Ema'uele», «ti hanno regalato tanti giochi Emanuele per il tuo compleanno?», «giochi, brum, tanti brum, co'o'li. . . », Emanuele era eccitato perché nella cameretta Silvia e Andrea avevano traslocato tutti i giochi dalla camera azzurra e, in più, si erano accumulati quelli del compleanno, quel giorno Emanuele non aveva da annoiarsi, «tanti brum? Emanuele? Tanti camion? Quanti camion hai adesso?», «Brum, tanti brum Ema'uele. . . », ma poi Emanuele sembrò ricordarsi di altro, che non era uscito sul balcone per i "brum", ma perché aveva visto insieme i suoi genitori, dopo tanto tempo, da soli, senza mamma Silvia, si staccò da Ilaria, fece due passi indietro, indicò papà e mamma: «mamma iaia, papà! Mamma iaia, papà! Came'etta Ema'uele! Mamma iaia papà, came'etta Ema'uele!», «sì, amore. . . vuoi andare nella cameretta con i giochi?», Ilaria aveva capito cosa intendesse il figlio, ma voleva distrarlo, «hai visto zio Marco? Gli altri bambini? Vuoi giocare con loro?», Emanuele però non si lasciò distrarre, tirò la gonna di Ilaria e l'avvicinò ai pantaloni di Andrea, ribadendo il concetto: «mamma iaia, papà, came'etta Ema'uele voio», Andrea vide Ilaria sospirare, un poco triste, non riuscendo a dirgli qualcosa, «ometto. . . », Andrea si chinò, gli diede una carezza sul capo, «vai dentro da mamma? Lasci un attimo parlare papà?», «papà mamma iaia came'etta?», «sì, papà parla con mamma iaia della tua cameretta. . . vai dentro Emanuele, ci sono anche i tuoi zii», «zio Macco gioco! papà mamma iaia came'etta Ema'uele voio», «sì, Emanuele, vai a giocare con zio Marco. . . », gli ripeté Ilaria, al sentire zio Marco Emanuele ritornò dentro, apparentemente tranquillo; Andrea si alzò, prese una pipa dalla tasca, cominciò a caricarla.

«Andrea? Ma. . . », si alzò anche Ilaria, gli sorrise, «ti metti a fumare la pipa, come tuo papà?»

«Beh, Ilaria, che c'è? È vietato fumare la pipa?», Andrea prese un cerino dalla tasca, lo strofinò sulla balaustra, accese il fornello, «ormai ho trentadue anni, mi pare una bella età per cominciare», fece un primo sbuffo, «mio padre a questa età era già un fumatore di pipa esperto. Poi mi sono anche detto che così Emanuele non avrà lo stimolo della sigaretta, a volte i ragazzi vedono i genitori, sai. . . quelle cose lì di imitazione. . . »

«Andrea, su. . . quante storie, sei proprio un professore. . . », Ilaria gli sorrise, «dì solo che ti piace fumare. . . », «oh, può darsi», Andrea scrollò le spalle, fece un'altra boccata, «e tu? Che mi dici? Lo hai finito l'abito di Anna?», si appoggiò alla balaustra con i gomiti guardando il mare in lontananza, Ilaria gli andò accanto: «praticamente sì, deve venire a fare le ultime prove in questi giorni, ma non mi chiedere nulla, è tutto un segreto. . . »

Per un poco Andrea non rispose, continuò a fumare guardando la strada e il panorama di Genova con i grattacieli di Brignole che, a quella distanza, erano come piccoli cubetti neri, «lo hai sentito Emanuele poco fa, credo», le chiese, infine; «sì l'ho sentito Andrea. . . », Ilaria intrecciò le mani sulla ringhiera, vi si appoggiò, pensierosa, «vuole noi tre, insieme, in questa casa, nella sua cameretta nuova. . . », si girò a guardarlo, «io però, l'anno prossimo. . . gliela potrò dare una cameretta, anch'io. . . cambierò casa.»

Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)Where stories live. Discover now