Capitolo 45 (VIII). Andrea e la sua famiglia

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«Hai ragione Nicola. . . », Ilaria lo guardò cercando di ascoltare un Messaggio, ma non sentì nessun ordine di coinvolgerlo nel Disegno, non nel senso, comunque, di rivelargli il suo amore per Marco, «ciò che ho fatto è brutto, lo so da sola: non ci ho provato neppure a dare una famiglia a Emanuele, ma non penso di essere una cattiva mamma; pensavo di bastare solo io, come la mamma di Marco mio lo è stata per lui. Ora. . . c'è la tua ex che vuole fare la mamma del mio bambino. . . ed è questo che mi dispiace, non che Andrea si sposi, figuriamoci. . . non lo amo, come potrei esserne gelosa? Però. . . forse. . . », guardò verso il basso, i suoi piedi.

«Forse Ilaria. . . ?», Ilaria gli sembrava quasi vergognosa, «che vuoi dirmi?»

«Forse. . . forse se avesse aspettato un po' di più, magari. . . non dico che l'avrei amato, ma gli avrei fatto mancare di meno una moglie.», disse quasi sottovoce, sempre guardando per terra, «non mi giudicare male, non in quel senso», alzò lo sguardo, gli sorrise, «ci sono tanti modi per. . . far felice un uomo, non è vero Nicola?», lo guardò intensamente con l'unico risultato di fargli venire le gambe molli: Nicola pensò che quella ragazza non si rendesse del tutto conto dell'effetto che poteva dare a un uomo; si immedesimò in Andrea, al cosa avrebbe potuto provare a fianco una ragazza simile, al ricordo di. . . essersi unito a lei, almeno una volta, e al bruciante rifiuto successivo: «certo, Ilaria, ci sono tanti modi, ma — alla fin fine — avresti voluto fare una famiglia con lui o no?»

«Famiglia. . . in senso di. . . vivere insieme. . . no. . . ma magari. . . », Ilaria cercò di trovare le parole giuste.

«Lascia perdere, Ilaria. . . », Nicola le fece un gesto con la mano, «un uomo vuole quello, prima o poi, una famiglia, vivere insieme alla mamma e al suo bambino; alla fine allora è giusto quel che è successo. . . ma ti devi comunque ribellare!», da dentro il salone si sentì un "viva gli sposi!", urlato ad alta voce, seguito da vari fischi, urla e applausi; «e poi. . . ormai è troppo tardi per pensare a ciò che sarebbe potuto essere se ti avesse aspettata: li senti, no?»

«Li sento. . . », dalle porte arrivò un urlo: "Per Silvia e Andrea: urrà! Urrà! Urrà!", Ilaria gli sorrise, «fanno festa, no? È giusto. . . , sono contenta per loro; solo non vorrei che. . . Emanuele facesse festa come loro figlio.»

«E perché non ti ribelli? Se anche Emanuele è nato così. . . diciamo. . . non cercato, questo non ti toglie il diritto di esser mamma, lo sai?», le posò una mano sulla spalla, ormai aveva abbastanza chiara la situazione, «senti. . . , io torno dentro, voglio fare due parole anche con tuo fratello. Ho sentito ieri che non avete più un papà, è lui quello che dovrebbe starti più vicino. . . mi stupisce che non faccia nulla.»

«Ma io. . . », Ilaria al sentire coinvolgere Marco si preoccupò, prese la mano a Nicola, «scusami, Nicola, io. . . non sono sicura di coinvolgerlo, non credo che Marco mio. . . », Ilaria guardò in basso, «sia capace di. . . »

«Cosa? in che senso?», nel salone il DJ cominciò a suonare un remix di alcuni ballabili in voga negli anni '70-'80, Nicola immaginò sua figlia fare le piroette, a lei piaceva la musica (la portava praticamente tutte le sere nel suo bar: «deve farsi l'orecchio», diceva a Giulia non molto convinta), egli stesso involontariamente cominciò a battere il tempo con il piede, il suo spirito antico di ballerino e animatore di villaggi turistici prese il sopravvento, «capace di che? Qui c'è sua sorella che viene trattata peggio di una serva, come se avessi fatto il figlio per Silvia apposta in sostituzione del nostro, e tuo fratello non fa nulla? Ma che fratello è, scusa? Tu allora non hai solo Silvia come problema, ma anche Marco. . . », Nicola si immaginò Marco così come l'aveva visto al mattino, «beh, certo, ora che ci penso. . . non sembra un duro. . . fammici parlare però. . . », Nicola fece per andare dentro, ma Ilaria lo trattenne: «ti prego Nicola, non dirgli nulla di brutto, non lo trattare male Marco mio. . . », lo guardò supplicante, «è tanto buono, è che. . . lui mi vuole tanto bene, davvero, è solo che. . . non ce la fa.»

Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)Where stories live. Discover now