Capitolo 44 (VI). Una tomba vuota

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«Cosa ne sai Marco? Metti che l'avessi saputo dopo due, tre anni di matrimonio, con Ilaria comunque gentile con me, perché lo era, non mi amava, ma era sempre stata buona con me, vedendola che curava Emanuele, che cresceva bene, come avrei reagito? Chissà!», Andrea cominciò a ridere, «magari con una battuta: "ah ami tuo fratello? Vabbè, ci sono cose peggiori. Cosa c'è per cena?"»

«O Dio! È impossibile parlare con te. . . », Marco appoggiò la fronte al volante, sconsolato, «sii serio, dai. . . è importante! Ora esageri per non discutere.»

«No, Marco. Non esagero proprio. . . sei tu che non mi conosci», dalla tasca della giacca prese un pacchetto di gomme da masticare, ne offrì a Marco, «grazie», ne prese una anche per sé, «non starei qui a parlare tranquillamente con te di queste cose. Avrei ancora rancore. . . », ripose la scatola nella tasca, pensieroso, gli puntò improvvisamente il dito, «ricordi un anno fa, a Castelletto, con Anna? Quando voi due mangiavate il gelato e io bevevo birra? Quasi mi stavi per picchiare, perché?»

«Perché l'avevi abbandonata, la trattavi male. . . », disse Marco ancora con la fronte sul volante, «la ignoravi con Emanuele appena nato con lei che doveva dare la maturità da sola. In più facevi battute orribili su noi due, lo trovavo crudele da parte tua. . . », si voltò verso di lui, come per trovare un accordo, «però non l'ho fatto, vero? Non sono così cattivo come pensi.»

«No, vero. . . te ne do atto, hai un buon autocontrollo; forse. . . », scrollò un po' le spalle, sorrise, «all'epoca lo facevo apposta di provocarti un poco, c'era anche un po' di gelosia in questo, certo; fai te. . . mi scuso per questo, ma. . . vedi il mio punto? Quell'Andrea aveva avuto una notizia sconvolgente: il suo acerrimo rivale non era altri che il fratello della sua amata così pura che aveva idealizzato! È chiaro lo sconvolgimento, anche se sbagliavo a voler allontanarmi da Emanuele. Non so cosa mi prendesse, ma. . . era così», guardò l'orologio dell'auto, stette un poco a pensare, «io ora sono diverso, la notizia è la stessa, Ilaria ti ama adesso come allora, ma io reagisco diversamente. Sono cambiato, anche grazie a Silvia, ovviamente. Facciamo pace da gentiluomini?», gli diede la mano in auto che Marco prese, «che dici? Torniamo su? Magari le nostre donne ci aspettano. . . tanto quel che ti dovevo dire penso di avertelo detto», fece per aprire la portiera, Marco gli voleva ancora parlare ma pensò di farlo nel tratto del ritorno, uscì anche lui.

«Ti ho scusato Andrea già da tempo. . . », Marco chiuse la portiera, uscirono sullo spiazzale e Marco richiuse il garage con il telecomando, «forse sei migliore adesso, sei più calmo. . . da un lato, ma dall'altro mi fai paura, perché sei più freddo; secondo me non l'hai perdonata mia sorella ma, anzi, la vedi come un ostacolo al tuo piano di famiglia», sputò nella mano la gomma data da Andrea, la fece poi volare nel giardino sottostante, «parli tanto del suo Disegno e la prendi in giro, ma anche tu ora persegui un tuo progetto personale e ho paura che questo tuo piano calpesterà mia sorella e. . . non so come fare», il vento era un poco cessato, Laky aveva aspettato dietro l'auto di un ospite e andò di nuovo vicino a Marco che la accarezzò.

«Cosa c'è di sbagliato a voler dare una famiglia a mio figlio?»

«C'è che siete in tre genitori a questo punto. . . e sembra che tu ne voglia togliere uno, perché ti dà fastidio», aspettò che la porta del garage si chiuse, cominciò poi a camminare, «e in più. . . ma forse qui non dovrei intromettermi, forse sono cose tue private. . . », Marco guardò in basso, un poco timido.

«Dimmi Marco, ormai ti conosco e ti sopporto», man mano che salivano sul viale ritornò a sentirsi la musica del DJ in terrazza, evidentemente i giovani non avevano freddo e continuavano a ballare; Laky, però, non era molto d'accordo nel sentire musica da discoteca e li lasciò salire da soli, andando poi a rimettersi sotto un ulivo, sbadigliando, poverina, la sua cuccia era proprio sotto la piscina, «non dico che sei mio amico, ma. . . mi interessa sentire il tuo punto di vista diverso dal mio. Avanti parla, non mi arrabbio, giuro.»

Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang