Capitolo 45 (IV). Andrea e la sua famiglia

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«Mi dispiace tanto, Ilaria. Ma te l'ho detto prima cosa ne penso di tutto questo che dici; lasciami andare. . . », Andrea sentì un'enorme tristezza salire nel suo animo, proprio nel giorno del suo matrimonio; quella foto che avevano fatto insieme era stato solo un attimo immortalato di un sogno impossibile, ma non tolse le mani dalle sue, suo malgrado gli piaceva il contatto; «hai avuto parecchi mesi l'anno scorso per fare una scelta tra Marco ed Emanuele e l'hai fatta, perché adesso non fai la persona responsabile e ne accetti le conseguenze e continui a parlare come se tutto ti fosse dovuto?», sentì una grande pena per la donna davanti a lui, ma non ci poteva far nulla: era la vita, erano state fatte scelte su scelte, piccoli passi, ma che insieme avevano creato una distanza incolmabile e di sicuro senza rimedio; chinò il capo: «mi rendi la vita difficile se continui a far finta di nulla, a far finta che le tue scelte non abbiano ripercussioni nella tua vita futura di genitore.»

«Ma quali conseguenze Andrea? Di cosa parli?» Ilaria gli strinse le mani, lo guardò quasi arrabbiata: «come puoi paragonare l'amore che ho per Marco con quello per Emanuele? Che scelta avrei fatto? Quella di non sposarti? Ma vedi che è andato bene, ce l'hai una moglie che ti ama! O avresti preferito una donna che non ti amava? Quale madre potrebbe scegliere fra il figlio e il suo amore? È chiaro che io dia la priorità a Emanuele! Non l'hai visto fin da subito? Se io avessi dato più importanza a Marco sai cosa avrei fatto? Avrei abortito appena saputo di essere incinta e non ti avrei detto nulla; il mio Sacrificio era fatto, la verginità data, non c'era bisogno di un bambino che avrebbe complicato le cose con Marco mio; se poi fosse andata male con Anna, avremmo potuto ricominciare da zero, senza bambino, come pensavamo un tempo, da soli. E invece no! Tra Marco e il bambino che sentivo in grembo chi ho scelto? Dimmi, Andrea, chi ho scelto?»

Andrea tardò a rispondere, la guardò sospirando sapendo che avrebbe parlato ancora, temendo un'altra sfuriata che, infatti, venne: «è vero. . . ho tardato tre mesi a dirtelo. . . », Ilaria disse con tono più calmo, prese la mano e la portò al suo viso, «scusami di questo, ma. . . ora capisci anche il perché: perché Marco si doveva laureare, vivevamo nella stessa casa e lo volevo far star tranquillo per gli ultimi esami. Forse solo qui tu potresti dire che ho scelto Marco, ma era solo per poco, il bambino l'ho tenuto! Non era solo mio! Non ho abortito! Sapevo che era nostro, non avrei fatto nulla senza prima chiedertelo, men che meno ucciderlo», Ilaria a questo punto alzò la voce, «l'ho tenuto anche per te, per farti diventare padre! E quindi dimmi chi ho scelto all'epoca? Ho scelto Marco o Emanuele? Prova a dirlo! Tu. . . tu che mi accusi di aver scelto Marco. Chi ho scelto veramente?»

Andrea di nuovo non rispose, si faceva tenere le mani, in silenzio, con la testa bassa. Ilaria — esasperata — batté il tacco per terra facendo volare i piccioni che stavano beccando le ultime briciole e gli ripeté, quasi urlando: «rispondimi, Andrea: chi ho scelto veramente?»

Andrea chinò la testa, senza ancora risponderle, tolse le mani dalle sue, si affacciò dal balcone e ritornò a guardare l'albero di Natale in basso; una signora con un passeggino sul quale stava una bimba — forse un poco più grande di Emanuele — gli stava di fronte e un uomo, probabilmente il marito, faceva loro una foto qualche metro indietro; erano felici, ignari di qualcuno che li osservava dall'alto; dopo quella foto si scambiarono i ruoli e fu il turno del padre di mettersi in posa di fronte all'albero a fianco al passeggino; lo fece con un'espressione che dall'alto fu ancora più buffa deformato dalla prospettiva; Andrea le fece cenno con la mano: «Ilaria. . . vieni un attimo qui.»

Ilaria, che era rimasta a osservarlo in silenzio, gli andò vicino, egli le tenne il braccio attorno alla vita, gentilmente, con l'altro indicò la famiglia senza farsi vedere, parlando sottovoce: «guarda lì sotto, li vedi quei tre davanti all'albero? Mamma, papà e bambina?»

Ilaria si sporse, in quel momento il padre stava prendendo un cappello rosso di Babbo Natale con il pon-pon bianco e luci colorate con appesa una barba finta da uno dei sacchetti di un grande magazzino appesi al passeggino; se lo mise in testa, lo accese, la madre si mise a ridere, la bambina le fece eco con la sua voce squillante indicando il papà e battendo i piedi sulla pedana: echi di quella risata cristallina arrivarono fino a loro due al primo piano riflessi dalle pareti del chiostro. Ilaria non aveva ancora detto nulla: le ripeté, calmo: «li vedi? Li senti anche, credo.»

Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)Where stories live. Discover now