Capitolo 43 (IV). Silvia Palestro, in Testino

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«Soffrirà anche lui mamma, se dovesse capitare. . . », Anna la abbracciò, la tenne stretta, «stammi solo vicina, mamma, io so a cosa sono chiamata. . . »

«Ma non sei chiamata a nulla!», si staccò, le prese le spalle, la scosse un poco, «lo vuoi capire che non c'è questo Disegno di Ilaria? Non c'è scritto da nessuna parte che devi passare attraverso due tragedie nella tua vita. . . Non farti influenzare dalle sue idee mistiche: hai una scelta Anna, non c'è un Disegno! Se c'è una cosa che ti farà soffrire lasciala prima che ti possa far del male.»

«No, mamma; io amo Marco, e so che mi ama», le prese le mani dalle sue spalle, le strinse, «io so che sono chiamata a stare con il mio gattino, e lo faccio con gioia, anche se ci sarà del dolore, avrà bisogno di me, di sua moglie, del mio perdono.» 

«Soffrirai, Anna. . . ti stai condannando a una vita di sofferenza, perché? Lo sai?»

«Lo so, affronteremo il dolore insieme, di questo ormai ne son sicura. È così mamma, ti prego, fidati che so cosa sto facendo e perché l'ho scelto come marito», la guardò negli occhi, le accarezzò il viso, le asciugò le lacrime con il suo palmo, ella stessa cominciava a lacrimare, «forse Marco mi farà soffrire, ma mi darà anche tanta gioia: tu non sai cosa ha dentro di sé, io sì, ed è per quello che lo amo.»

***

Dopo una cena fredda veloce — preparata da Franco prima di andare da Irene — Luigi aveva proposto a Marco di far due passi in giardino poiché tanto, di lì a poco, la sala sarebbe diventata una fornace a vapore conoscendo il modo di stirare abitualmente della moglie. Era di buon umore: il paziente operato di bypass il lunedì precedente si era ripreso; persino Giorgio, in trattoria, si era dimostrato leggermente più alla mano anche se, a dire il vero, non avevano più parlato di Ilaria, ma si erano intrattenuti con argomenti più leggeri.

I due passeggiavano accanto al muretto, davanti al filare degli ulivi, verso la scala che portava in piscina, portavano entrambi un bicchiere di tè freddo con del ghiaccio e una cannuccia: era una bella serata, ma ancora molto calda; per tutto il giorno c'era stato sole senza vento e, senza esserci afa, perché l'umidità si era mantenuta bassa a Sant'Ilario, si sentiva vicino alla villa ancora il calore emanato dai muri assolati durante il giorno, per quello si erano allontanati (e anche — ma questo lo sapeva Luigi — per permettere alle due donne di parlare in libertà); i rumori di numerose cicale si erano uniti a quelli, sempre più attutiti, del ferro premuto da Sara contro le tovaglie.

«Marco, c'è una cosa che devo dirti di importante», Luigi gli disse dopo alcuni preamboli sulle vicine vacanze di agosto; passeggiava con una mano dietro la schiena e l'altra con il bicchiere, apparentemente tranquillo, «prima di tutto: sicuramente hai visto e sentito come si comporta Silvia con Emanuele, vero?»

«Sì, Luigi, ti riferisci a come si chiami "mamma", anche di fronte a Ilaria?», Luigi gli fece un cenno affermativo, «beh, non è da poco che lo fa, almeno da un paio di mesi. . . », Marco sospirò, «a volte sembra proprio che sia convinta di essere la madre.»

«Già. . . », Luigi fece ancora qualche passo in silenzio, «"sembra" è la parola chiave in questa vicenda, Marco», superarono il busto della bisnonna Anna, Luigi cominciò a fare le scale, Marco lo seguì, «perché. . . per Silvia potrebbe non essere un "sembra"» 

«Vuoi dire che. . . ci crede veramente?», Marco lo guardò preoccupato, «che crede veramente di avere un altro bambino dopo quello morto?»

«Non un "altro", Marco, lo stesso. Lo stesso di prima, resuscitato. . . o, più precisamente, reincarnato. . . se mi permetti di usare questa parola "orientaleggiante"», Luigi lo guardò un poco sorridendo, lo stesso sorriso che la figlia aveva ereditato, un misto di ironia e condiscendenza, alzò le spalle, «lo so, detta da un cardiologo questa parola è un po' bizzarra, dovrei essere più. . . scientifico; i morti, purtroppo, hanno la spiacevole abitudine di rimanere morti, ma mi pare che riassuma bene la situazione», erano arrivati al livello della terrazza della piscina, accese le luci, fece cenno a Marco di entrare, lo seguì, «soprattutto perché. . . ho fondato motivo di ritenere che Silvia non lo faccia apposta.» 

Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)Where stories live. Discover now