Capitolo 42 (XI). Il fidanzamento

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Ilaria, dopo aver parlato con la signora Rosa, era rimasta da sola nell'orto per un'altra ora; per quel motivo non era stata vista neppure da Andrea; aveva cercato di rilassarsi meditando e guardando il panorama, invero quel giorno meraviglioso; l'incontro con Silvia l'aveva turbata e aveva pensato di farsi vedere in giro il meno possibile; per l'una e mezza, però, aveva deciso di salire, non tanto per la fame, ma sia perché non voleva che Marco si potesse preoccupare non vedendola, e sia anche perché si avvicinava l'ora del riposino di Emanuele e voleva chiederlo al papà per portarlo in villa al piano di sopra a dormire. Era quindi salita in giardino: gli ospiti erano già arrivati ai secondi e mangiavano alla spicciolata chi in piedi, chi seduto su una sdraio, chi sul muretto; non conosceva però nessuno, eccetto i genitori di Anna seduti al tavolo in sala e che però non voleva disturbare; Andrea e Silvia non c'erano già più (come c'era da immaginarsi Emanuele aveva resistito poco seduto sul seggiolone: c'era troppo da vedere in giro ed era voluto scendere), Anna e Marco erano in cucina a parlare con Irene; non sapeva bene che fare e andò, giusto per non star proprio a digiuno, ai tavoli al bordo della sala dove si fece servire da uno dei ragazzi un piatto con un poco di insalata di mare con a parte del riso bianco e verdure grigliate.

Con quel piatto era poi andata in giardino cercando un posto tranquillo e si era alla fine seduta sul muretto un po' in disparte; non era però l'unica solitaria: anche Walter, non visto da lei, si stava un poco annoiando perché Sabina non c'era ancora; era di carattere troppo diverso da Anna e Marco per essere emozionato per quella festa, gli amici dei fidanzati erano della stessa loro pasta, introversi e razionali, con i quali per lui era difficile trovare punti in comune e, infatti, li considerava troppo noiosi e fuori dai suoi interessi; anch'egli aveva mangiato poco, ma solo perché, visto che lo conoscevano come fratello della fidanzata, non voleva essere trascinato in conversazioni noiose dalle quali non avrebbe potuto sottrarsi senza essere maleducato; si era preso solo un piatto con un po' di assaggi che aveva mangiato solitario e in quel momento stava seduto su una sdraio a fumare e a sentire musica in cuffia con un CD portatile, ma stava solo cercando di non annoiarsi troppo e perciò, quando vide Ilaria sola sul muretto, un po' malinconica, senza bambino, le si avvicinò per fare due chiacchiere e passare un po' di tempo.

«Ehi Ilaria, ciao!», le disse, arrivandole di spalle; non le parlava praticamente da un anno, da quando era appunto partito per l'America. 

«Oh, ciao Walter, non ti avevo visto», disse Ilaria sorpresa, girandosi, gli sorrise.

«Ero lì dietro,», indicò una sdraio mezza nascosta da una siepe, «sei sola? Posso sedermi?», le chiese gentile; da vicino Ilaria lo colpì per la sua bellezza; era vestita semplice, con un abito che si sarebbe potuto indossare per andare a fare la spesa, ma meravigliosa.

«Ma certo», Ilaria disse, togliendo il piatto che aveva di fronte ormai finito e posandolo dietro di sé per fargli posto; un ragazzo che faceva il giro per raccogliere piatti e bicchieri usati la vide, glielo andò a prendere; «allora, come andiamo?», le chiese, una volta seduto.

«Tutto bene Walter, grazie», Ilaria aveva con il tempo cambiato idea su di lui, non che le fosse troppo simpatico, ma non ne aveva più paura come ai primi tempi; il fidanzamento con Sabina l'aveva fatto maturare e anch'egli stava cominciando ad apprezzare la sua calma e modestia che all'inizio gli erano sembrate segno di miseria; «e tu? Sei tornato da poco, vero? Com'è andata in America?» 

«Oh, Ilaria. . . in America è stupendo!», disse, con un gran sorriso, facendo un gesto con la mano verso il mare come un Colombo che volesse guardare le Indie dopo l'orizzonte; guardò un po' il mare in silenzio, poi prese un pacchetto dal taschino, «posso, ti dà fastidio?», «no, fai pure. . . », Ilaria era abituata ad Andrea che fumava molto più di Walter e non ci faceva più caso; «non dovrei. . . »,disse, mentre si accendeva una sigaretta, «con tutti i miei sport fumare non è proprio l'ideale per il fiato. . . ecco: questa è l'unica cosa negativa dell'America, ti fa vivere sempre al limite, non ti riposi mai e ho ripreso a fumare per calmarmi; però. . . ci voglio vivere: è il mio sogno.»

Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora