Capitolo 42 (VII). Il fidanzamento

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Anna le prese la mano, accarezzandola, voleva farla sfogare, non voleva esser dura con lei, ma le cose bisognava dirle: «perché non reagisci Ilaria? C'era Andrea lì vicino, no? Diglielo, non può far così di fronte a te, tu sei la mamma, Silvia è la sua compagna; se glielo permette ti fa star male, lo deve capire. Perché non glielo hai detto?»

«Io. . . Anna, mi vergogno un po'», Ilaria la guardò triste, gli occhi le continuavano a lacrimare, «sai, ho saputo che Andrea a settembre comincerà a lavorare come professore di italiano alle medie, io. . . a volte parlo male, faccio errori, lui dice tante parole difficili, ha studiato come te e Marco mio e anche Silvia. . . »

 «Oh, Signore, Ilaria! Che c'entra!», Anna sbuffò e si mise a ridere, le diede un colpetto alla spalla, «guarda che sarà un semplice professore alle medie, non ha la cattedra alla Sorbona!», poi pensò che Ilaria non sapesse cosa fosse la Sorbona e si corresse: «insomma. . . non insegna all'università; non farla più grande di quel che è! Si è laureato anche con cinque anni di ritardo se vogliamo essere pignoli. Tu sei comunque diplomata e considerando da dove sei venuta e dove hai passato la tua infanzia non è poco. Lo sai?»

«Davvero, Anna?», Ilaria la guardò sempre piangendo, «non lo dici solo per farmi star bene?»

«Ma certo Ilaria, non ti sminuire», le prese entrambe le mani, «cosa pensi? Che non hai diritti o meno diritti di Silvia solo perché lei è laureata e tu no? E poi. . . se anche tu fossi analfabeta, non importa, tu sei la mamma e non sei meno mamma solo perché hai letto meno di loro; senti, tu lo sai, vero, che io seguo le mamme da sole che vengono in ospedale? Anche oggi daremo tutto in beneficenza per loro.»

«Sì, me l'ha detto Marco mio; sei tanto buona, Anna, tu», le sorrise, ma continuava sempre un poco a piangere.

«Grazie, ma lascia perdere il "buona" adesso, Ilaria», le teneva sempre le mani, vedeva che stava meno piangendo e si rincuorò, la voleva calmare, «pensa solo all'essere mamma: vengono in ospedale straniere, senza casa, giovanissime, come te o anche di più, parlano poco o niente italiano, non sappiamo chi è il papà o. . . lo sappiamo e. . . sarebbe meglio non saperlo. Pensi che non abbiano il diritto di essere mamme come le altre solo perché non sono istruite?» 

«No. . . sono mamme, vorranno bene al loro figlio, come me», Ilaria si vide come una di loro, a gestire la gravidanza e poi il parto in solitudine; ma ella era stata più fortunata: aveva avuto vicino Andrea che aveva fatto il papà, almeno fino a quando aveva saputo di Marco; anche in quel momento lo voleva fare, non da solo, però, «come anche Andrea. . . e come anche Silvia.»

«Sì, Ilaria. . . », Anna le sorrise, «ma ricordati che Silvia non è la mamma. Non so se lo faccia apposta Silvia, ancora non ho capito le sue motivazioni, io spero di no, però deve capire che, anche senza volere, se fa così ti fa male. L'ho vista anche al compleanno di Emanuele, non va bene.»

Ilaria smise un poco di piangere, aveva un fazzoletto nella sua borsetta, lo prese e si asciugò gli occhi, per fortuna anche lei senza trucco: «No, questo no. . . anche io lo penso; non è cattiva: Silvia fa così perché le manca suo figlio, certo, la capisco, dev'essere stato brutto. Non lo fa con cattiveria di dirsi mamma, questo no, però. . . però mi sento male lo stesso.» 

«Ma certo Ilaria! E' ovvio che ti senti male, chi non si sentirebbe male! È proprio questo il punto. Ilaria: le può mancare suo figlio ma quello è il tuo, non il suo purtroppo, se ne deve fare una ragione; non si può chiamare madre del tuo se non lo è, e soprattutto di fronte a te. Non c'entra che sia laureata; non è la mamma del tuo, punto.»

«Però Emanuele va da lei volentieri. . . lui è il papà. . . Anna. . . lui è il papà, si è trovato una donna che lo ama.» 

«Sì, ma non una mamma! Non può sostituire la mamma con un'altra. Andrea non dice nulla e tu però ti devi difendere Ilaria, come fai altrimenti ad andare avanti? Se continui a non dire nulla, loro due penseranno che sei d'accordo e continuerà a farlo, sempre di più. E poi? Che succede? Emanuele chiamerà mamma. . . chi delle due? Chi chiamerà mamma tuo figlio?» 

Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)Where stories live. Discover now