Capitolo 44 (XI). Una tomba vuota

56 6 21
                                    

Silvia stette al gioco e le rispose all'orecchio: «Va bene, ma non diciamo nulla alla mamma, è un nostro segreto», nel frattempo vide che Nicola con sua moglie si erano avvicinati, Nicola aveva lo sguardo ancora un poco triste per prima, ma le sorrise e disse: «Ciao Silvia, piacere di rivederti, come andiamo? Come sta Andrea?»

Silvia si alzò dopo aver dato un altro bacio a Gaia e disse: «Ciao Nico, ciao Giulia. . . tutto bene grazie. Andrea sta bene, andiamo poi a pranzo insieme, come ti ho accennato ieri sera? Vi va? Ha prenotato in un posto bello che vi vogliamo far vedere, adatto anche ai bambini, sulla costa; si divertiranno: oggi è una bellissima giornata.»

Si abbracciarono a turno, Silvia diede due baci sulla guancia ad entrambi; Nicola disse, «grazie Silvia, non dovevate disturbarvi ma accettiamo volentieri, così passiamo del tempo insieme.»

«È proprio cresciuta Gaia, complimenti, è bellissima e parla proprio bene: adesso ha quasi cinque anni, vero?», chiese Silvia e poi, rivolta alla bimba: «Quanti anni hai, signorina?»

Gaia immediatamente alzò la mano con quattro dita e mezzo, dicendo: «Sono grande io, zia.»

«Sì, brava Gaia, fai cinque ad aprile. Sei grande. . . », confermò Giulia, dandole una carezza.

Silvia notò le mani vuote di Nicola, «siete già andati, vero? Gaia, sei già andata dal tuo fratellino?»

«Sì, zia. . . gli ho portato il calciatore, lo vuoi vedere?», le allungò la mano.

«Sì Gaia, andiamo a vederlo», gliela prese, cominciarono ad andare, «vuoi portargli anche i miei fiorellini, vuoi?», glieli porse. Gaia li prese prontamente sentendosi grande per quella commissione. Silvia continuò: «Adesso porti dei fiori al tuo Emanuele; sai che oggi. . . ti faccio una sorpresa? La zia ti fa vedere il suo Emanuele, il tuo cuginetto.»

Stavano andando verso la tomba, Nicola e Giulia li seguivano a fianco, avevano sentito ciò che aveva detto Silvia ma non intervennero; Gaia camminava a fianco di Silvia tenendo il mazzolino con cura, ma era perplessa, si mise un dito sulla bocca per riflettere meglio e poi chiese:

«Zia, ma. . . tu hai un tuo Emanuele? Un altro Emanuele? E da quando?»

«Da sempre. . . », Silvia fu incerta sul cosa dire per un poco, ma poi precisò: «no. . . Gaia, non è proprio un altro Emanuele. È. . . il mio Emanuele. Gaia. . . io ho solo un Emanuele, è mio figlio Emanuele, il tuo cuginetto.»

Gaia fece una faccia confusa, si rivolse a Nicola: «Ma. . . papà? Non mi hai detto che la mamma di Emanuele che dorme è zia Silvia? Se Emanuele dorme sempre, come facciamo a vederlo oggi? Allora il calciatore glielo porto oggi pomeriggio se è sveglio. . . »

«Sì Gaia, forse la zia intendeva un'altra cosa. . . » Nicola fu colto alla sprovvista e cercò di dare una spiegazione al volo, «per adesso. . . lasciamolo qui il tuo calciatore; Emanuele di sicuro dorme qui e lo vuole qui. Quello che vedrai oggi pomeriggio è. . . un altro bambino, poi papà ti spiega tutto», Nicola trovò una scusa a caso per ciò che aveva detto Silvia e nessuno dei due genitori, per la verità, voleva contraddirla di fronte alla bambina; arrivarono alla tomba. Silvia vide la lapide ma non la toccò come le altre volte, né si fece il Segno di Croce, notò il calciatore per terra, si accucciò, Gaia poggiò i fiori di Silvia a fianco al calciatore che prese in mano: «guarda zia, ti piace?»

«Ma che bello, l'hai fatto tutto tu per il tuo Emanuele?»

«Sì, zia, perché la mamma ha detto che riposa sempre, ma secondo me un po' si annoia a dormire e allora gli ho fatto il calciatore così gioca un po'.»

«Brava Gaia, è proprio così: lascialo al tuo fratellino Emanuele così potrà giocare, mettilo a fianco dei fiorellini della zia.»

La bambina poggiò il calciatore; Silvia apparentemente era tranquilla, diceva le cose senza enfatizzarle o forzarle, come se fosse naturale; i genitori, non visti da lei, si guardarono negli occhi per decidere il da farsi; Nicola le fece un cenno verso il basso per invitarla a prendersi la bimba e a farlo stare con la sua ex moglie da solo. Giulia disse gentilmente: «Gaia, vieni con mamma, saluta il tuo fratellino. . . », le prese la mano, «lasciamo papà con la zia qui, vengono poi dopo. Mandagli un bacino.»

Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)Where stories live. Discover now