Capitolo 45 (V). Andrea e la sua famiglia

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Andrea continuò a fumare, senza interromperla, senza contraddirla, sperando che finisse presto, ma Ilaria, invece, divenne ancora più esasperata dal suo silenzio e continuò: «speri che Emanuele si scordi di me? No, caro. . . Emanuele non si scorderà mai di me, della vera mamma. Non mi fate paura tu e tuo padre avvocato, toglietemelo se ci riuscite!»

«Ma chi ti ha detto che. . . », Andrea fece spallucce, come per minimizzare ciò che diceva.

«Andrea!», urlò e gli puntò il dito, «non sono scema! Tu sei laureato ma anche io ho studiato un poco! Sei venuto qui fuori a farmi la predica con i tuoi giri di parole, parli di "conseguenze" e di "troppo tardi" ma io ho capito cosa intendi fra le righe!», chinò il capo, ritornò a sedersi sulla panca e ricominciò a piangere, «. . . l'ho capito, ormai. . . vattene. . . », piangeva appoggiata al bracciolo, «vattene. . . toglietemelo pure tu e Giorgio. . . datelo a Silvia. . . ma tanto. . . tornerà. . . tornerà da me. . . »

«Sì, Ilaria. . . », a questo Andrea non seppe rimanere zitto, espirò un po' di fumo e disse: «magari tornerà e poi. . . che gli dirai, gli dirai la verità tu o vuoi che gliela dico io? Dirgli che lo hai concepito solo perché amavi tuo fratello e hai continuato ad amarlo per tutta la gravidanza fino al battesimo quando mi hai rifiutato per dargli una famiglia? Perché questa è la verità Ilaria. Questa è la sola verità. Vuoi che Emanuele la sappia? Che razza di madre lui penserà di avere, dimmi? Una che l'ha concepito solo per amore verso il fratello.»

«Vattene via, Andrea», Ilaria rimase a piangere sul bracciolo, non aveva più la forza di urlare, piangeva soltanto, senza forze, «dilla pure la verità a Emanuele, che l'ho generato amando Marco; vuoi dirgliela per farmi un dispetto? Non ho paura, gli spiegherò cos'è successo, in qualche modo capirà; non darmi più dolore di quello che già mi stai dando, sei solo geloso perché ho amato Marco e lo amo ancora. Non provo rancore per te ma vattene ora; un giorno lo capirai il male che mi stai facendo, che hai fatto alla vera mamma di Emanuele; un giorno. . . un giorno lo capirai e mi chiederai perdono.»

***

Nicola era preoccupato per Silvia tanto quanto Ilaria: essendo suo testimone le era stato accanto per le varie foto sia in Comune che nella sala del ricevimento e aveva avuto modo di osservarla più attentamente nel suo chiamarsi "mamma" di Emanuele in pubblico. Dopo quella foto con Andrea e Ilaria — che non era riuscita a impedire —, forse per ribadire la sua intenzione di esser madre al pari suo (se non di più), si era tenuta il bambino per mano o in braccio in quasi tutte le altre. Capì che, ormai, la sua ex stava vivendo del tutto una fantasia che, però, non poteva portare a nulla di buono.

Vedeva Ilaria fin troppo accondiscendente e remissiva quando sentiva Silvia prendersi Emanuele vicino, dire «vieni vicino mamma», per fare le foto e, anche, chiamare i suoi genitori "nonni", dicendogli: «Emanuele, va' dal nonno», indicando suo padre. Anche i genitori di Silvia, bisogna dirlo, assecondavano la figlia e non la correggevano, ma Nicola non sapeva se lo facessero con lo spirito di chi asseconda un matto o se, anch'essi, fossero presi nello stesso delirio e volle sincerarsene.

Al mattino lo avevano salutato con educazione — ma di fretta — all'ingresso del municipio e gli avevano fatto generici complimenti — all'apparenza sinceri — per la seconda moglie e Gaia; era da circa sei anni che non si vedevano, al cimitero tutti gli anni c'era sempre stata solo Silvia; l'ultima volta li era andati a salutare proprio prima di prendere l'aereo per Palermo, scusandosi per non avercela fatta a stare con la loro figlia, a capo chino, forse un po' con il senso di colpa di avere già Giulia che lo stava attendendo all'altro scalo. La madre di Silvia gli aveva detto: «Nicola, che ti devo dire? Il cane è fedele quando sta in casa senza catena: è un peccato che tu vada via, ma lo sarebbe di più tenerti legato; Silvia, senza di te, in qualche modo ce la farà, tu, senza di lei, sembri già rifiorire; quella camera azzurra è due volte tomba, del vostro Emanuele e del vostro matrimonio. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore.»

Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora