Capitolo 48 (III). Un sogno che si avvera

61 7 20
                                    

«Certo Marco mio, ma io non te lo lascerei fare. . . aspettatemi qui. . . », Ilaria andò al banco frigo, aveva visto un'offerta sul formaggio; Marco le prese il carrello facendo giocare Emanuele con la catenella; comprò parmigiano e pollo per il piccolo, li mise dentro e poi si voltò verso di lui, con sguardo sereno: «te l'ho dimostrato, stai tranquillo. . . », riprese a spingere il carrello, «hai bisogno di altro Marco mio?», «no, Ili. . . », si avviò alla cassa, «lo so che mi ami e so che ti amo anch'io. Per questo ti tengo distante e ci vediamo praticamente ormai solo fuori di casa quando siamo noi due soli. . . », «mamma iaia coccolato! Coccolato Emauele voio!», Emanuele la interruppe, aveva visto lo scaffale dei dolci in coda, si sbracciava per prenderlo ma per fortuna non ci arrivava, «dopo tesoro, dopo pranzo il cioccolato», gli diede una carezza, un bacio, Emanuele si calmò, non era bambino da capricci, «ce ne abbiamo ancora in casa; andiamo ora a fare pappa con mamma, ti ho preso il pollo che ti piace. . . », «pollo, pollo buono, Emauele piace pollo. Zio Macco?», puntò il dito allo zio, «pollo, zio Macco?», «no, amore: zio Marco non viene da noi, va a casa sua da zia Anna a mangiare», Emanuele subito fece uno sguardo un po' triste con la boccuccia in giù ma non fece proteste, zio Marco gli era simpatico e l'avrebbe voluto in casa, lo faceva giocare, Marco mise le cose sul nastro ed Emanuele lo aiutò a suo modo, volendo toccare tutto quello che metteva, spinse poi il carrello vuoto con Emanuele mentre Ilaria pagò, quella volta era il suo turno, Marco mise le cose sue in una borsa e si avviarono all'uscita.

«Andrà tutto bene, Marco mio», gli disse, una volta usciti, andarono a posare il carrello, Marco prese il bimbo in braccio, Ilaria lo svuotò dalle borse, «lasciati andare con Anna, anch'io a volte ti vedo con lei un po' rigido: è quasi tua moglie, prova a essere te stesso, come sei con me. . . », Ilaria gli diede la borsa con i pelati e le altre poche cose che Marco aveva comprato per sé, Marco fece scendere Emanuele che diede la mano a Ilaria, «Emanuele, saluta zio Marco. . . », Emanuele gli fece ciao con la manina, «ciao zio macco», «Ili, vuoi che ti aiuti a portare la spesa?», non aveva comprato molto, il supermercato era a cinque minuti di strada, ma Marco non voleva lasciarla sola, fare spesa con sua sorella gli faceva sempre salire la malinconia di una vita insieme che non avrebbero mai avuto; Ilaria se ne accorse, gli si avvicinò e gli carezzò la guancia: «no, Marco mio, va' a casa, anche tu devi far da mangiare per Anna che tornerà poi affamata, grazie di esser venuto, mi fa sempre piacere. Fidati di me, davvero. . . e fidati anche di Anna. Pensi che ti sposerebbe se sapesse che tu la vuoi tradire già dal primo giorno? No. Ti sposa perché sa che tu vuoi esserle fedele malgrado mi ami e io lo so; tu non sarai come tuo padre. E io non sarò come mia mamma.»

***

Se vogliamo che questa storia non sia parziale, dobbiamo ammettere che Emanuele non cercasse il papà a casa di Ilaria per farle un dispetto o un dispiacere o, addirittura, perché venisse così istruito a casa Testino, ma semplicemente perché Andrea era veramente un papà modello e da Ilaria gli mancava.

Praticamente tutto il suo tempo libero dagli impegni lavorativi lo passava con il figlio; nei fine settimana in cui lo aveva lo portava al parco giochi, gli faceva fare lunghe passeggiate sul lungomare, talvolta in corso Italia, o a Pegli, Nervi. . . i posti da scegliere non mancavano; in primavera, con Silvia, cominciarono ad andare nella casa al mare e a organizzarsi per il trasloco nella casa di Andrea, sotto quella di Giorgio, previsto per settembre con l'inizio della scuola materna privata. Per marzo erano finiti i lavori in casa, e per maggio vennero i mobili.

La nuova cameretta di Emanuele lo attendeva: non era più azzurra ma una normale, moderna e funzionale cameretta che avrebbe potuto adattarsi — come fantasia di colori e stile — anche a un ragazzo delle medie e oltre, mancava solo il bambino che, per il momento, però, dormiva solo una notte ogni due settimane dal padre. Andrea ne parlò con Giorgio e pensarono insieme di proporre a Ilaria un secondo accordo con tempi più equilibrati tra mamma e papà; Giorgio aveva previsto questa mossa intermedia da tempo, ma aveva atteso, per proporla, l'imminenza del matrimonio fra Anna e Marco cosicché Ilaria, per la paura di disturbare Marco alla vigilia del matrimonio, non si consigliasse con lui e neppure a Luigi, ovviamente impegnato anch'egli per il matrimonio della figlia. Giorgio la conosceva bene, «mi raccomando. . . », gli aveva consigliato, «non la devi spaventare, non prenderla in giro con le tue solite battute su Marco, parlale da solo, senza Silvia, non le parlare di me, fai finta che sia una cosa partita da te, fai leva sul fatto che Emanuele è cresciuto e che sia bene frequenti più tempo il papà e che la scuola materna è vicina a casa tua. Se non ho sbagliato i tempi — ma non credo — cederà. Al resto penserò io.»

Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)Where stories live. Discover now