Capitolo 42 (VIII). Il fidanzamento

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Ritornarono verso la villa e però Ilaria la salutò a metà strada dicendole: «Anna, scusami, vai tu. Io. . . non me la sento ancora di venire alla festa», si staccò da lei.

«Poi però vieni? Ilaria. . . me lo prometti? Non isolarti tutto il giorno.»

«No, Anna, tranquilla, poi vengo. . . », non se la sentì anche perché non voleva che Marco vedesse che aveva pianto recentemente e si intristisse, «faccio solo due passi ancora da sola. Vai tu, Marco mio ti aspetta.»

«Va bene, però poi ti voglio con gli altri, guarda che ti vengo a cercare», Anna le puntò il dito ma dovette andare, il pranzo non poteva cominciare senza di lei; Ilaria la salutò e poi fece una deviazione, scese per le scalette che portavano alla terrazza inferiore dove stava l'orto; sicuramente pensava che lì non ci fosse nessuno, voleva pensare, forse anche un po' pregare, per un po' di tempo, mentre la festa si svolgeva sopra di lei. Nell'orto però vi trovò ancora la custode che, anche se invitata al rinfresco, stava finendo di zappettare i pomodori per rincalzarli. 

«Buongiorno, signora Rosa», la salutò gentilmente, schermandosi il viso perché era contro lo sfondo del mare brillante.

«Oh, Ilaria. . . ciao!», la signora si interruppe, riconobbe la voce, alzò il capo e la vide, «attenta. . . », le disse subito dopo, «non venire vicino, lì ho da poco innaffiato, ti puoi sporcare.» 

«Oh, sì, grazie. . . », disse Ilaria, vedendo la terra bagnata davanti, era talmente distratta che non l'aveva notata; «come mai lavora? La festa sta iniziando, non va su?»

«Sì, lo so, Ilaria, sento le voci, tra poco finisco. . . », disse la signora, riprendendo a zappettare, «volevo fare quest'ultimo filare. . . però, anche tu. . . come mai non sei su con gli altri?» 

«Volevo stare un po' qui da sola», disse, e nel frattempo si guardò intorno, sotto al muretto c'era una panchina dove si poté sedere; era rivolta a sud, soleggiata, ma per fortuna era una giornata non afosa con una piacevole brezza che veniva dal mare e, del resto, Ilaria con la sua pelle scura non aveva timore di bruciarsi.

«E il tuo bambino? È col papà, vero?», le chiese la custode continuando a lavorare.

«Sì, Rosa. . . è con Andrea», disse, sapeva che la custode conosceva Andrea per nome come amico di famiglia, ma non voleva parlare di Emanuele, era andata giù anche per distrarsi, cercò un pretesto qualunque per cambiare discorso: guardò davanti a sé i filari di pomodori ben sistemati, legati alle canne, più in là piante di zucchine con già i frutti piccoli e qualche fiore, verso il mare la vite con grappoli piccoli verdi e foglie irrorate dal verderame, la terra era umida e scura, fertile, si vedeva che c'era stato tanto lavoro: «è veramente un bell'orto questo. . . », e lo pensava veramente, non era solo un pretesto, le venne nostalgia di quello di sua mamma, si ricordò della fatica, ma anche della serenità che dava lavorare il terreno, «qualche volta voglio venire ad aiutarla, non l'avevo visto mai così vicino, ma sempre dall'alto: è tanto che non lo faccio, mi manca lavorare un po' la terra.»

La signora si alzò: «ma tu sei brava con il cucito, Ilaria, hai delle mani d'oro, cosa pensi ancora alla terra? L'orto sarà pure bello ma guarda le mani che ti vengono!», appoggiò la zappetta al suo corpo, stese le sue mani, callose, per fargliele notare: «tu hai bisogno di dita sottili per cucire e sei giovane, non rovinartele così; l'ho visto il vestito di Anna, oggi, prima di scendere, è proprio bello. . . so che l'hai fatto quasi tutto tu: sei veramente brava; le farai anche quello da sposa?»

«Sì. . . forse, ma quello. . . non da sola, certamente», Ilaria si schernì un poco, imbarazzata, «non so neppure se la padrona mi lascerà fare qualcosa sul suo abito, io lo spero, ma è molto difficile; Anna ha già in mente un modello, l'ho visto, meraviglioso, ma difficilissimo da realizzare; certo, ci sono ancora due anni di tempo, vedremo. . . io lo spero, sarebbe per me bello farlo per lei, anche in parte, sapere che quel giorno si sposa Marco mio indossando qualcosa su cui ho messo le mani.»

Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)Where stories live. Discover now