Capitolo 46 (IV). La mamma di Emanuele

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Ma Ilaria rimaneva in silenzio, Giulia insistette: «hai sentito Ilaria? Dovete lottare tu e Marco, lei non ha il diritto di prendertelo anche se ha sposato Andrea. . . »

«Ilaria mi ascolti?», chiese ancora Nicola.

«O Madonna, è il Vostro Disegno. . . », Ilaria stava dicendo quasi a sé stessa, come se volesse consolarsi per una realtà fin troppo dolorosa. Prese improvvisamente la mano di entrambi sul tavolo con le sue, tenendole unite: «Nicola, Giulia, perdonatemi, ma non ci riesco a difendermi, non sono capace. . . », li guardò entrambi, quasi con un sorriso, come se avesse finalmente accettato ciò che stava per accaderle: «è il Disegno di Emanuele, ormai ne sono convinta, anche se mi farà soffrire.»

«Disegno? Ma. . . di che parli Ilaria?», Nicola scosse il capo, «sei sicura di non essere anche tu, come Silvia, preda di allucinazioni?»

«No. . . Nicola, io le vedo certe cose. Sento che è così, anche se è brutto devo rispettare la Sua volontà. So che sarà triste e doloroso; è una croce, ma la porterò.»

«Ilaria. . . anch'io ho fede», le disse Giulia, «ma non credo che Silvia sia stata mandata dalla Madonna per farti del male; Silvia ha solo tanto sofferto e ora è solo tanto bisognosa di aiuto; va aiutata, certo, ma non assecondata. Emanuele è ora e sarà per sempre il tuo bambino. Lo capisci questo? Non farti convincere dalla sua cultura o dal fatto che ha un marito e tu sei sola. Tu sei la mamma Ilaria, va bene? Me lo prometti che ci penserai? Guarda che io non ti dimentico e ti chiamerò ogni tanto per sentirti. Siamo amiche adesso.»

Ilaria le prese le mani e le baciò:

«Grazie Giulia, grazie», prese anche quelle di Nico e baciò anche quelle; «grazie. . . siete delle persone meravigliose; meno male che la Madonna mi ha dato dei buoni amici, il Disegno ci ha fatto incontrare, quando sarà il momento ci farà di nuovo vedere. Anch'io non vi dimenticherò, sentiamoci ogni tanto. . . »

***

Alla sera del 22 Marco telefonò a Ilaria per chiederle come fosse andata con Silvia e Nicola; sapeva che era da sola, e, come già accadeva da molto tempo, non si sarebbero visti; si erano già salutati e dati gli auguri di Natale in persona il giorno prima al matrimonio.

Ilaria aveva già deciso di non dire nulla a Marco del comportamento di Silvia del mattino per non farlo preoccupare e gli disse un generico: «tutto bene, è venuto a prenderselo, ci è andato volentieri» e, per quanto riguarda Nicola, gli disse:

«Marco mio sono bravissimi, abbiamo trovato due splendidi amici, peccato che ora siano già così lontani. . . »

«Non ti preoccupare Ili, la Sicilia è distante ma, in caso di bisogno, in un paio d'ore sei lì. L'importante è che ci siano.»

Ilaria però sentì Marco malinconico anche senza parlare di Silvia, egli era meno in grado di nascondere ciò che sentiva: «che c'è Marco mio? Ti sento giù. . . »

«Ecco, Ili. . . », Ilaria lo sentì sospirare alla cornetta, «Nicola ieri mi ha detto tante cose su Silvia. Ha detto che ci dobbiamo difendere, che io ti devo difendere come fratello e poi. . . poi. . . anche Anna me l'ha confermato, ha parlato di andare in tribunale, di dimostrare che Silvia non c'è con la testa, di agire prima che sia tardi eccetera. . . »

«Anche a me Marco mio l'ha detto. . . », Ilaria, sentendo il fratello giù, non si fece più scrupolo a confidarsi, «ma come facciamo? Io non sono capace in queste cose, io sono solo una sarta. . . , anche oggi ho provato a parlare a Silvia ma non ci riesco. . . è triste Marco mio, tu puoi fare qualcosa con Anna?»

«Non lo so Ili. . . in queste cose mi sento impotente; sarò pure ingegnere ma non mi hanno insegnato a gestire i conflitti. . . », Marco sentiva l'impossibilità della difesa; erano due persone ferite dalla stessa persona violenta anche se non direttamente su di loro; questo era il motivo profondo del loro amore: si amavano perché non si facevano paura a differenza del mondo esterno che, invece, li intimoriva; «l'ho detto anche ad Anna ieri, mi ha detto che parlerà con suo padre, magari far vedere Silvia da uno psichiatra in caso di una causa tra te e Andrea sull'affido di Emanuele, cose di questo genere. . . ma non so cosa realmente possiamo fare», rimase un poco in silenzio, «scusami Ili. . . su questo non ti so bene aiutare.»

Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)Where stories live. Discover now