Capitolo 43 (XI). Silvia Palestro, in Testino

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«Io le avrei risposto che Emanuele non ha bisogno di un papà e di una mamma soltanto, ma di un papà e di una mamma che si amano. Se non si amavano è stato meglio per loro star divisi; questo non lo vede, Silvia, perché le fa comodo vedere che Ilaria, rifiutando Andrea, abbia lasciato un posto vacante.»

«È proprio questo che mi ha detto, micia» 

«Ma non è così, gattino, il posto vacante è solo nella sua testa!», camminò un poco meditando, «vaglielo a dire, però. . . ovviamente Giorgio le darà tutti i consigli del caso.» 

Il sentiero divenne più ripido e stretto e per qualche minuto camminarono in fila senza parlare perché il fiato era corto; arrivarono poi a un pezzo relativamente in piano e più largo tanto da poter camminare fianco a fianco; Marco le riprese la mano:

«Ma tu soffri gattino. . . », Anna si voltò verso di lui, gli sorrise mesta, «soffri senza Ilaria lo so; siete stati abituati a vedervi sempre, vi siete dati compagnia e affetto per anni vedendovi tutti i giorni, nella stessa casa; neppure io e te in due anni ci siamo visti così tanto; io so che comunque una parte del tuo pensiero è sempre rivolta a lei, perché la ami come donna e le vuoi bene come sorella, tutte e due le cose insieme. Non è così?», gli strinse la mano, «non mi arrabbio, voglio solo sapere. . . »

«È così micia, ma. . . come faccio a sapere se andassi in casa sua quale dei due amori verso Ilaria è predominante in quel momento? Se la vedo felice è quello fraterno, se la vedo triste. . . è quello. . . non troppo fraterno e. . . siccome in questi ultimi tempi è triste per Emanuele. . . è meglio non rischiare, credimi.» 

«Va' da lei lo stesso, gattino, anche quando è sola. . . », si fermarono a bordo del sentiero, una coppia in mountain bike stava scendendo, li lasciarono passare, gli sollevò la visiera del berretto che Marco metteva per non scottarsi e gli diede un bacio, «mi fido di te, non è che debba capitare sicuramente se c'è un rischio: anche se la vedi triste c'è sempre la tua scelta di uomo libero e io sono convinta che sceglieresti di non far nulla anche se ci fosse l'occasione.»

«Ma perché mettermi alla prova, micia?», ripresero a camminare, Marco si riabbassò la visiera, prima di partire Anna gli aveva messo un po' di crema solare sulle orecchie, bianchicce, «alla fine, anche se sono razionale, le pulsioni ci sono sempre state e non sarebbe la prima volta che un uomo vi ceda. Stai incominciando la tesi, tra qualche giorno hai un altro esame, è un periodo difficile per te; non preoccuparti di un amore sbagliato fra fratelli; purtroppo è nato e non è possibile toglierlo, forse perché c'è una radice ineliminabile di amore fraterno che poi ha generato un albero distorto di amore romantico, ma lo possiamo contenere. . . »

«Oh, gattino, è curioso, sai?», erano arrivati a una piazzola; c'erano tracce di un bivacco recente, alcune pietre annerite erano in cerchio e un masso sporgente offriva un posto per sedersi a lato. Anna decise di fare una pausa, si sedette, Marco le andò a fianco, gli tenne la mano e gli sorrise, «dovrei rimproverarti perché stiamo parlando di un tuo amore esterno alla nostra coppia eppure non sento irritazione, solo affetto per te e Ilaria per quello che avete passato da giovani, ma perché?»

Marco non rispose subito, dallo zainetto prese una borraccia, «hai sete micia?», le offrì da bere, «grazie. . . », riprese la borraccia, con un bastoncino con la punta annerita lasciato lì dal bivacco cominciò a fare disegni nella cenere rimasta nel cerchio delle pietre, «perché mi ami?», provò a risponderle, con titubanza, si voltò verso di lei, sorridendole timido. 

«Oh, ma certo che ti amo, gattino!», Anna lo abbracciò sorridendogli, gli tolse il berretto e lo baciò teneramente, «ma non è solo questo. . . », gli rimise il berretto, «altre donne avrebbero potuto amarti, ma senza accettare il tuo amore per Ilaria: sono veramente quella donna giusta per te, gattino, che hai questa via storta di questo amore? Ora mi viene veramente il dubbio che Ilaria abbia veramente qualche dote che non sappiamo. Mi ha scelta tra le tante perché sapeva che vi avrei capito? Il suo famoso Disegno allora esiste?»

«Spero non del tutto micia. . . », Marco continuava a disegnare cerchi nella cenere, «perché Ilaria è convinta che ci sia il Disegno anche per Emanuele; che Emanuele sia destinato ad andare con Silvia. . . per quello non si difende, a parte. . . che non ne è capace, come me», lasciò cadere il bastoncino a terra, abbracciò Anna, «questo mi fa un po' paura; perché spero che non sia vero, perché se lo fosse. . . », la tenne stretta, le accarezzò il capo, «non te lo meriti, e anch'io, comunque, ne soffrirei. . . », Marco strinse le labbra, sospirò, disse con voce più rotta: «micia. . . credimi: non voglio tradirti per nulla al mondo e neppure Ilaria vuole togliermi a te: siete amiche, parlate bene insieme, è  riconoscente di ciò che fai per suo figlio quando la inviti qui in villa, ma. . . se questo Disegno esistesse. . . anche per Emanuele. . . come facciamo?»

«Oh, gattino, vieni qui. . . », Anna prese il suo capo e lo pose sul suo grembo, «qualunque cosa sia, Disegno o meno, non sei più solo; te l'ho detto: sono io colei che raddrizzerà la tua via, consolerà il tuo dolore, perdonerà i tuoi peccati. . . » 

«Micia, il fatto è che il nostro amore non è la sola nostra via storta da raddrizzare. . . », Marco si fece un po' cullare da Anna, era piacevole farsi accarezzare i capelli, «il fatto è che noi abbiamo anche una pesante eredità oltre al nostro amore, l'eredità di una famiglia nata sulla distruzione di un'altra. . . , ma io non voglio essere come mio padre che l'ha distrutta e Ilaria non come sua madre che l'ha ricreata sulle macerie di un'altra. Ne abbiamo parlato. . . anche per questo, soprattutto per questo, ci dividiamo.»

«Va bene, amore mio», gli disse continuando ad accarezzargli i capelli, «affronteremo anche questa via, sii sereno gattino: tra circa due anni sarò tua moglie, non cambio idea.» 

Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora