Capitolo 43 (X). Silvia Palestro, in Testino

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«Oh, mi scusi signora. . . », una signora che stava leggendo una rivista seduta lì vicino avendo sentito Emanuele piangere aveva alzato gli occhi, aveva visto suo figlio con un gioco non suo e subito andò da Silvia; «mi sono distratta un attimo, non l'ho guardato. Oh Alessandro, su. . . », si rivolse a suo figlio: «non fare piangere il bimbo piccolo. Ridai il camion al bambino», ma Alessandro proprio non aveva voglia di restituirlo.

«Non si preoccupi, signora», disse Silvia comprensiva, continuando a tenere Emanuele stretto per calmarlo, «capita, queste cose sono proprio una calamita per loro»

«E dire che lui ce li ha i suoi giochi. . . », gli fece il gesto con il dito, severa, «Alessandro, su, non farmi ripetere, ridai il camion al bimbo.»

«No!», disse Alessandro, chiaro, tenendolo stretto. 

«Eh, però. . . quelli degli altri. . . sono sempre più belli, vero Alessandro?», ammise Silvia per non mortificare l'altra mamma e criticarla per non aver controllato il suo bambino.

Alla fine l'altra signora fu costretta a toglierlo dalle mani di Alessandro che, ovviamente, cominciò a piangere; per qualche secondo ci furono due bambini che piangevano, ma poi Emanuele, vedendo di nuovo il suo camion, si calmò e l'altra signora dovette passeggiare con il suo bimbo in braccio per calmarlo. Silvia tornò al posto: 

«Scusa Marco, ho perso il filo. . . » 

«Ti ho chiesto se Ilaria per te sia la mamma "vera" di Emanuele» 

«Ah sì. . . », Silvia si rimise gli occhiali da sole, controllò che Emanuele stesse tranquillo, «dipende, Marco. Se guardi solo alla parte materna, ti posso dar ragione: Ilaria è una mamma, eccome. Però non c'è solo la mamma che cura il bambino. Io, da sola, non sarei completa. Senza papà intendo. La mamma non è solo la mamma, la mamma è colei che dà la famiglia al bambino, che lo cura, lo ama, lo educa in un contesto familiare. . . », Marco provò a interromperla, Silvia gli pose di nuovo la mano sulla gamba, «prevengo già la tua obiezione, Marco: potendolo fare, ovviamente. . . », gli sorrise, «non sono sciocca, Marco, lasciami finire. . . Qui non discuto dei casi particolari come il tuo in cui tua madre ha dovuto far da sola perché il papà non c'era, vi ha abbandonati e poi comunque è mancato. Non discuto ovviamente anche del caso di vedove o situazioni nei quali il papà c'è ma si disinteressa. Andrea stesso è cresciuto senza madre per tanto tempo, ma, poverino, non era colpa del padre, ovviamente. Su qui concordi?» 

«Sì, Silvia, vai avanti. . . », Marco immaginava già dove volesse arrivare Silvia e ne ebbe paura.

«Allora, la domanda fondamentale è: "Ilaria poteva? Poteva dare un padre a suo figlio"? Rispondi Marco, per favore.»

«Sì, Ilaria poteva. . . purtroppo», disse Marco mogio; intanto l'altra signora era tornata con in braccio Alessandro al quale aveva comprato un gelato per farlo star buono. Lo fece sedere accanto a sé e il bimbo lo mangiava con l'aria di averlo meritato.

«Ecco: Ilaria su questo secondo me non è madre, Marco: aveva un papà meraviglioso a fianco che voleva fare il papà con tutte le sue forze e l'ha scacciato lasciando il posto che le spettava di diritto, di mamma a fianco al papà, vacante. Perché a questo punto dovrei rinunciarvi io? Sarei sciocca, non credi?»

«D'accordo Silvia, ho capito. Però. . . se dici così, allora mettiamo. . . se per caso Ilaria si trovasse un uomo, un marito che si autoproclami "papà" di Emanuele, allora Andrea non dovrebbe dire nulla secondo il tuo punto di vista.»

«Quasi, Marco!», Silvia gli sorrise, «ecco che qui, difendendo tua sorella, perdi la ragione.»

«Perché?», Marco era confuso, Silvia si tolse di nuovo gli occhiali da sole, lo guardò fissa: «dimentichi sempre un punto fondamentale: è Ilaria che ha rifiutato Andrea, non Andrea che ha rifiutato Ilaria. Le due situazioni che confronti non sono speculari, lo sarebbero se entrambi non avessero voluto far famiglia e si fossero trovati autonomamente degli altri compagni. Avremmo due famiglie pari, perché i genitori biologici non hanno voluto mettersi insieme e gli altri — intervenuti dopo — avrebbero lo stesso diritto di fare il papà o la mamma, perché ci sono due posti vacanti, non uno. Qui no, Marco. Qui il padre ha tentato fino all'ultimo di dare una famiglia a suo figlio e Ilaria l'ha rifiutato rendendo il suo posto vacante, ma non quello del papà; questo non rende le cose speculari. Un eventuale marito di Ilaria non potrebbe chiamarsi papà, perché il papà che ha voluto dare una famiglia al figlio, un papà completo, non solo che ha dato il seme, esiste, e si chiama Andrea, non ha lasciato alcun posto vacante. Tua sorella ha solo fornito l'utero e si autoproclama mamma, ma senza voler poi dare una famiglia al bambino che ha portato in grembo. È una mamma? Secondo me, no, non del tutto. Comprendi?» 

Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)Where stories live. Discover now