Capitolo 61

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La luce calda che filtra dalla porta finestra mi costringe a coprirmi il volto con un braccio, cercando invano di bloccarne l'irruzione nel mio sonno. Il profumino invitante di caffè appena preparato si insinua nel mio naso, riportandomi bruscamente alla realtà e facendomi rendere conto che, contro ogni mia aspettativa, abbiamo passato la notte sul divano.

Solitamente, mi lascio andare al lusso di crogiolarmi nel calore del mio soffice letto, soprattutto quando non devo affrontare le dure sessioni di allenamento. Quel mattino, una strana sensazione di relax mi invade e decido di rimanere lì a godermi quei momenti di tranquillità e dolce ozio.

Tuttavia, i rumori dei passi che si avvicinano sempre di più mi ricordano che qualcuno non è della mia stessa idea. Dopo qualche istante, afferra la coperta con un movimento deciso, e mi ritrovo di fronte al suo volto, che si staglia nitidamente nell'illuminazione del mattino.

«Hai intenzione di continuare a dormire?» mi chiede con un'espressione mista tra rimprovero e dolcezza, le sopracciglia lievemente aggrottate.

«Non mi sembrava una cattiva idea», rispondo con un sorriso malizioso, mentre mi sollevo lentamente dal divano.

Si sporge verso di me, avvicinandosi fa scorrere le mani dietro la schiena, rivelando un tocco di intimità che mi fa rabbrividire. Con un gesto del tutto naturale, mi prende in collo, sostenendomi con forza e sicurezza.

«Facciamo colazione e poi ti accompagno al palazzetto», mi dice con un tono di voce intenso, mentre i suoi occhi penetrano i miei.

«Va bene, capo», rispondo con un filo di voce, avvolgendo le mie braccia dietro il suo collo, catturando l'odore familiare e rassicurante del suo profumo.

Siamo in ritardo, per questo motivo dopo colazione abbiamo fatto una doccia veloce e siamo corsi in auto. Per fortuna, la mia casa è vicina alla palestra.

«Mandami un messaggio appena hai finito, così passo a prenderti', mi dice mentre ci scambiamo un bacio veloce.

Sono praticamente sulla porta quando sento urlare «Adele, non ti azzardare ad allenarti!».

Faccio cenno di sì con la mano, nel momento stesso in cui vedo Nora correre nella mia direzione.

«Mi sa che siamo nei guai», mi dice riprendendo fiato. La guardo per cercare di capire le parole che mi ha appena rivolto.

«In che senso?» le chiedo alla fine. Non fa in tempo a parlare, che da dietro ci arriva la voce, anzi l'urlo di Alessandro.

«Voi due. Venite subito qui!»
Un brivido di terrore percorre il mio corpo, mentre ci avviciniamo al suo ufficio.

Chiude la porta alle nostre spalle e aggiunge «Mi spiegate che cosa vi è saltato in mente?!».
Io e Nora ci guardiamo negli occhi alla ricerca di una risposta.

«Ecco...» cerco di prendere la parola, ma vengo anticipata.

«Perché non mi avete informato subito del tuo piccolo giretto al pronto soccorso?».

Rimaniamo a bocca aperta, eravamo pronte a cercare una scusa plausibile alla nostra fuga dopo la gara e invece la ramanzina riguarda il mio piccolo problema di salute.

«Chi te lo ha detto?» è la prima domanda che mi viene in mente.

«I due ragazzi, che a proposito dovranno scontare un allenamento extra per aver sottratto le mie due allieve dai festeggiamenti. Ma questo non è importante. Piuttosto, come ti senti?» dice rivolgendo quest'ultima domanda a me.

«Molto meglio. Ti prometto che presterò maggiore attenzione».

«Mi sembra il minimo. Bene, per questa volta sorvolerò su questa cosa, ma adesso vi voglio entrambe fuori dal mio ufficio».
Incredule e sbalordite sul suo cambio di umore, ci voltiamo verso la porta e nello stesso istante in cui abbassiamo la maniglia, veniamo invase da coriandoli.

Sorprese, restiamo un minuto sulla soglia cercando di mettere a fuoco. Ci ritroviamo davanti l'intera squadra di pallavolo, il loro allenatore e le altre ragazze che si allenano con noi.

Da dietro compare Tommaso, con un sorriso beffardo, colpevole di avermi mentito per riuscire nella sorpresa. Mi avvicino, mentre lui alza le mani in segno di pace.

«Ora capisco perché mi hai praticamente buttato giù dal divano» gli dico, alzando il viso per incontrare il suo sguardo.

«A mia discolpa posso dirti che dovevo un favore al tuo allenatore» mi dice, posando le mani sul mio fondoschiena.

«Lo sai vero che dalla prossima settimana non sarò più qui durante gli allenamenti, vero?» dico, con una nota amara nella voce.

«E' vero, ma ti avrò comunque tutta per me» mi dice, scoccandomi un bacio.

Un'idea folgorante si sprigiona nella mia mente, mentre mi alzo in punta di piedi e sussurro all'orecchio «So esattamente come rendere questo ultimo giorno nella stessa palestra indimenticabile».
Determinata, mi avvio verso gli spogliatoi, cercando di sfuggire allo sguardo degli altri. Sul volto di lui si dipingono stupore e desiderio, mentre mima la domanda 'Cosa stai facendo?'. Con un cenno dell'indice, gli faccio segno di seguirmi e pochi istanti dopo entra anche lui, chiudendo la porta a chiave dietro di noi. L'atmosfera si carica di tensione elettrica mentre il suo sguardo brucia di passione. Le sue mani, tremanti di desiderio, si avventano sul mio corpo, esplorandolo con una fame insaziabile. Ogni sfioro, ogni carezza, accende una scintilla sempre più ardente tra di noi. I nostri respiri si mescolano, rapiti da un'intesa che nulla può spezzare.

Poi, improvvisamente, si ritrae, la preoccupazione sfiora il suo volto e mi chiede «Sei sicura di sentirti bene?». Serrando le labbra, lo guardo negli occhi e rispondo «Mai stata così sicura».

Con un movimento rapido, gli sfilo la maglia e la lascio cadere a terra. I nostri corpi si schiantano contro la parete della doccia, le sue mani esplorano ogni centimetro della mia pelle, con una dolcezza bruciante e un'intensità senza freni. Le nostre bocche si cercano e si trovano, i nostri baci una fusione di desiderio e lussuria.

«Il lupo perde il pelo, ma non il vizio», mormora contro il mio orecchio, riferendosi al nostro primo scontro. Un sorriso complice si disegna sul mio viso mentre, con un soffio di fiato, gli sussurro «Ma chi ti ha detto che tu sia il lupo in questa favola?». Con un movimento deciso, mi sfilo i pantaloni e l'intimo, rimanendo nuda davanti a lui.

Nel silenzio assordante i nostri gemiti si fondono, e ci lasciamo andare a un turbinio di desiderio carnale, perdendoci nel labirinto dell'estasi e dell'intimità che solo noi possiamo conoscere.

Mi fa voltare, appoggio le mani contro la parete e con un movimento entra dentro di me, facendomi sussultare di piacere. Inizia a spingere, mentre i nostri corpi si fondono insieme. Le sue mani, morbide e avvolgenti, scivolano delicatamente lungo la mia schiena, creando un brivido di piacere lungo la mia spina dorsale. In quel momento, non ci sono più barriere tra di noi, né muri da abbattere; ci incastriamo come pezzi di un puzzle. Bastano poche spinte per condurci entrambi al piacere estremo.

Un sospiro di piacere sfugge dalle sue labbra mentre mi lascia un bacio tenero sulla schiena. Lentamente, ci spostiamo a terra, trovando una posizione comoda, e ci fissiamo intensamente negli occhi.

«Dovremmo darci da fare per uscire di qui, prima che qualcuno ci scopra» sussurro con un filo di voce.

«Penso proprio di sì» risponde, allungando una mano verso di me per aiutarmi a rialzarmi. Silenziosamente, come siamo entrati, sgattaioliamo fuori per tornare al festoso trambusto degli altri. La sua mano continua a tenere la mia, un gesto che in passato mi avrebbe preoccupato, ma adesso è diventato un legame naturale e profondo.

Quel momento diventa un ricordo incandescente, impresso eternamente nella nostra memoria.

Battito D'aliWhere stories live. Discover now