Capitolo 49.2

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"Ti voglio". Due parole che sfuggono dalla mia bocca senza controllo, perché alla fine il cuore ha solo bisogno di più tempo per accettare ciò che la mente già sa.

Con un piede, chiudo la porta della sua camera. Siamo avvolti dal buio, e nel silenzio della notte, l'unico rumore che si percepisce è il battito dei nostri cuori, accelerato come un tamburo tribale. La sua bocca mi avvolge, bruciando dentro di me, mentre i nostri corpi si cercano con una passione incontrollabile. Con un gesto rapido, mi afferra per i fianchi, attirandomi a sé con una forza magnetica. Nei suoi occhi c'è quella scintilla di sfida che conosco fin troppo bene, una promessa di fuoco e pericolo. È la stessa scintilla che avevo io il giorno in cui l'ho incontrato per la prima volta, un'energia che sapeva che ci sarebbe stato un prima e un dopo.

Senza barriere, apro la sua camicia, desiderando sentire la sua pelle contro la mia. La sua mano si infila sotto il mio vestito, sfiorando dolcemente la mia pelle e facendomi gemere di piacere. In un istante, mi ritrovo con la schiena contro la porta, senza mai interrompere il nostro intenso scambio di baci. Faccio leva sul suo petto, cercando di spingerlo via per cercare risposte nei suoi occhi, ma l'impulso travolgente che ci lega è più forte di qualsiasi dubbio. Afferro il vestito per toglierlo, il tempo sembra rallentare, ma prima ancora che possa farlo cadere a terra, il suo corpo torna a unirsi al mio, affamato di contatto.

Si libera dei pantaloni con una velocità frenetica, mentre mi spinge sul letto con desiderio bruciante. In ginocchio, slaccio il reggiseno e mi sbarazzo delle mutandine, lasciando che il mio corpo si offra completamente al suo sguardo avido. Osserva ogni centimetro del mio corpo con una lussuria inebriante, e io mi sento vulnerabile ma allo stesso tempo potente di fronte al suo sguardo appassionato. Senza indugi, si libera dei boxer e si getta su di me, iniziando a torturarmi il seno con carezze e baci ardenti. I miei denti lasciano dei segni leggeri sul suo collo, e dalla sua bocca sfugge un gemito di piacere che alimenta la fiamma che arde tra noi.

Poco dopo, mi fa rialzare e mi solleva, appoggiandomi contro il muro come un trofeo prezioso. I nostri sguardi si incontrano in un intenso scambio di desiderio e complicità mentre inizia a penetrarmi con una passione inarrestabile. Il mio corpo si arca all'indietro, implorando di essere preso con una ferocia ancora maggiore. Le sue dita stringono con più forza il mio sedere, mentre il ritmo del nostro respiro diventa sempre più frenetico, incalzante come il suono di un'orchestra in piena sinfonia.

«Adele, così non riesco a controllarmi» , sussurra con una voce ansimante, lottando tra il desiderio e la ragione.

«Non farlo» , sussurro sulle sue labbra.

Si muove ancora più veloce, fino a quando entrambi arriviamo all'orgasmo.

Restiamo qualche minuto a fissarci negli occhi con le nostre fronti l'una contro l'altra.

Lentamente mi depone sul morbido letto, le sue labbra baciano la mia tempia con dolcezza, e si posiziona di lato a me, avvolgendomi con il suo calore. Ma in quel momento, mentre sono avvolta dalla sua presenza, mi viene in mente qualcosa. Con uno scatto improvviso, mi alzo in piedi e inizio a cercare febbrilmente la mia borsa.

«Che cosa stai combinando?» chiede, incuriosito.

«Sto cercando il tuo regalo», rispondo, con il cuore che batte sempre più forte.

«Mi sembra di averlo già avuto», dice con un sorriso soddisfatto.
«Riesci ad essere serio almeno per un minuto?» lo fulmino con lo sguardo, ma il desiderio di sorprenderlo è troppo forte per lasciarmi distrarre.

«Ma io lo sono sempre», ribatte, con un'ombra di divertimento negli occhi. Alzo gli occhi al cielo, un misto di impazienza e gioia mentre allungo il pacchettino verso di lui. Si siede appoggiandosi allo schienale del letto, io mi posiziono accanto a lui e quando apre la scatolina che contiene l'anello, un'emozione indecifrabile si dipinge sul suo viso, lasciandomi sospesa nell'attesa.

«Ti piace?» chiedo, incerta e timorosa del suo giudizio.

«Sei impazzita», le sue parole mi colpiscono come un fulmine, ma poi un sorriso ammirato si dipinge sulle sue labbra.
«Come hai fatto a sapere che mi piacciono gli anelli?».

«Beh... Quando non ti alleni e non sei in partita, ho notato che li indossi sempre», dico con un sorriso timido.

Si allunga verso il comodino, apre il cassetto e inizia a cercare qualcosa. Lo vedo aprire diverse scatole, come se il passato si rifletta nel presente, e dopo qualche secondo, estrae una catenina d'argento. Con mano esperta, apre la catenina e fa passare l'anello al suo interno, come se stesse intrecciando il nostro destino.

«Posso chiederti cosa stai facendo?» domando, incantata dalla sua gestualità.

«Sto mettendo il tuo anello nella collana», risponde, con uno sguardo tenero rivolto verso di me.

Lo guardo torva e dico «Grazie per il chiarimento... Ma vorrei sapere perché?»

«Perché così posso tenerlo sempre. Durante le partite possiamo portarle, purché non vadano a incidere sulla nostra incolumità. Ma questa è corta, quindi non ci saranno problemi», spiega con un tono pacato, come se fosse una decisione presa con amore e cura.

Lo vedo scrutarmi in modo strano e chiedo, curiosa «Perché mi stai guardando?»

«Non posso?» risponde con un sorriso complice.

«No. Cioè, volevo dire perché mi stai guardando in quel modo?» chiedo, con il cuore che batte ancora più velocemente.

«Stavo pensando alla prima volta che ci siamo incontrati. Se non ricordo male, mi hai definito tacchino», dice guardandomi negli occhi con un sorrisetto malizioso.

«Noto con piacere che hai un'ottima memoria. Ma vorrei ricordarti che ci avevi definito galline, senza contare il fatto che ti pavoneggiavi. Eri veramente odioso», rispondo, cercando di mascherare l'attrazione che sento crescere dentro di me.

«Ah... Ero? Quindi ammetti che ora ti piaccio», dice, sfidandomi con uno sguardo provocante.

Mi fermo un attimo per riflettere, ma mi affretto ad aggiungere «Rettifico, sei ancora odioso». Con prudenza, mi allontano leggermente da lui, afferrando un cuscino per difendermi, consapevole di quale sia la sua intenzione. La mia mano si protende verso di lui, stringendo il cuscino, e dico «Non ci pensare nemmeno».

Scoppia a ridere e aggiunge «Seriamente Honey... Mi stai minacciando con un cuscino?». Il suo sguardo brillante rivela una complicità che mi fa sentire viva.

Mi fermo un secondo a riflettere sulle sue parole, compiendo così il mio passo falso. Senza darmi il tempo di riflettere, mi afferra per la vita con forza, mi carica sulla sua spalla e inizia a girare come una trottola, come se il mondo intorno a noi si sia dissolto in un vortice di felicità. Tra le nostre risate, sento dire «Mi hai incasinato la testa».

Battito D'aliWhere stories live. Discover now