Capitolo 29.2

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Nessuno si è accorto di noi, anche perché agli occhi di tutti sembriamo odiarci. Ed effettivamente è così, ma non so perché, quando siamo soli finiamo sempre per spogliarci di tutto. Credo che Mattia abbia intuito qualcosa, lo vedo dal modo in cui ci osserva durante gli allenamenti, ma non ha mai proferito una parola. Non so se devo ringraziare Tommaso o il fatto che nemmeno lui riesca a capire fino in fondo. Ma se riuscisse a farlo, vorrei tanto che lo condividesse, perché io ancora non ho la minima idea di cosa stia succedendo.

Ci stiamo avvicinando alla fine dell'anno e, con essa, si avvicina anche la fatidica data. Siamo tutti al limite, quindi gli allenatori, di comune accordo, ci hanno concesso dei giorni di pausa. Le loro parole sono state: "In queste condizioni, non riuscirete a ottenere nulla di buono. Allontanatevi un po' e divertitevi".

Mentre usciamo dal palazzetto, Mattia ci chiama «Ragazze, stavamo pensando di organizzare un bel viaggio in montagna durante questi giorni di vacanza, con l'occasione potremmo festeggiare il Capodanno là. Gli altri hanno già dato la loro disponibilità. Voi cosa ne pensate?».

L'ultima parte della frase è rivolta più a me che a Nora, immagino che lei abbia già accettato entusiasta.

«Anche per me va bene», pronuncio queste parole e mi guardano come se non fossero uscite dalla mia bocca.

«Perché siete così sorpresi?! Io adoro la neve».

Ed è la verità. Fin da bambina l'ho sempre amata. Trascorrevo i pomeriggi a osservare i fiocchi che cadevano leggeri dal cielo, bastava un solo fiocco per farmi illuminare gli occhi. Ogni anno passavo qualche giorno a sciare, scivolando sulle piste bianche come l'avorio. Sentire il freddo che pungeva il viso, il rumore della neve croccante sotto i piedi e il silenzio surreale del paesaggio invernale era come trovarsi catapultata in un posto incantato.

Con il passare degli anni, le occasioni di trascorrere qualche giorno in montagna sono gradualmente diminuite, un po' a causa dei miei impegni con la ginnastica e un po' perché non avevo la compagnia adatta. Ma ora, la prospettiva di un viaggio sulla neve riaccende in me quell'entusiasmo che avevo da bambina.

«Che ne dite se andiamo a casa mia? Magari ordiniamo una pizza e cerchiamo di trovare qualcosa che vada bene per tutti», propone Tommaso con un sorriso accattivante.

Io annuisco, cercando di non dare troppa importanza alla cosa, ma un nodo alla bocca dello stomaco mi avvolge, un senso di apprensione che non riesco a spiegare.

Mentre guido, seguendo le indicazioni del navigatore, noto con la coda dell'occhio Nora che si agita inquietamente nel sedile accanto a me. È come se fosse sul punto di esplodere, incapace di trattenere la sua curiosità.

Sospiro e dico «Avanti, sputa il rospo».

Si volta verso di me e inizia a parlare con fervore «Senti, so che non sono affari miei, ma c'è questa cosa che continua a ronzarmi nella testa, forse è solo una mia fissazione. Quindi te lo chiedo. Mattia mi ha chiesto il tuo numero di telefono, ma si è rifiutato di dirmi il motivo. Vorrei sapere se c'entra qualcosa un certo Speed. Lo so, voi due vi odiate, questo è un dato di fatto, siete come cane e gatto, ma secondo me siete anche due calamite. E poi, non so nulla di te prima del mio arrivo in società, ma ho come la sensazione che ci sia molto che non mi stai dicendo».

Ogni volta mi sorprende la sua abilità di formulare frasi lunghe senza mai prendere fiato.

«Sì, il numero era per Speed. È vero, ci odiamo, anzi, direi che ci facciamo la guerra. Per quanto riguarda il discorso delle calamite, potrebbe esserci un fondo di verità. Ma per quanto riguarda la mia vita prima del tuo arrivo, non credo di aver voglia di parlarne. È una parte non molto felice e al momento preferisco lasciarla in un angolo. Ma apprezzo il tuo interesse. Credimi, per me non è facile riuscire a dire certe cose».

Mi volto un istante, i suoi occhi scintillanti mi inchiodano, sono gli occhi di chi vuole conoscere i dettagli più piccanti. «Ah no. Non iniziare a guardarmi in quel modo. Non sono pronta nemmeno per quello che stai pensando. Ti dico solo che è solo un gioco. Niente di più».

«Se lo dici tu. Ma scoprirò da sola cosa state nascondendo».

Il navigatore ci avvisa che siamo arrivati, Nora invia un messaggio a Mattia e qualche istante dopo il cancello di fronte a noi si apre lentamente. Un piccolo vialetto che conduce a un resede dove sono parcheggiate altre macchine. La casa, un vecchio fienile ristrutturato di recente, è immersa nel verde lussureggiante di un prato curato, e accanto c'è un vialetto lastricato che porta a un grazioso giardino adiacente.

A aspettarci sulla porta c'è lui. Indossa una felpa morbida che lo avvolge, mettendo in evidenza i suoi muscoli ben definiti, e un paio di pantaloni della tuta. Con le braccia incrociate sul petto, vedo i suoi muscoli contrarsi leggermente. Un sorriso accennato si dipinge sul suo volto mentre gli occhi incontrano i miei. Un brivido mi percorre la schiena e mi manca la saliva. Decido di distogliere lo sguardo, cercando di togliermi dalla mente certe immagini che rischiano di confondermi ulteriormente.

Nora ci sorpassa di corsa ed entra nella casa con un'espressione di gioia contagiosa. Varco la soglia, sentendo il leggero scricchiolio del pavimento di legno sotto i miei piedi. Una mano calda e familiare mi stringe leggermente il sedere, un gesto audace che fa accelerare il battito del mio cuore. Abbassandosi leggermente, senza farsi notare dagli altri, mi sussurra con voce bassa e seducente «Sei pronta ad una nuova battaglia? Spero per te che tu abbia qualche asso nella manica, perché non ho intenzione di perdere».

La sua presenza vicina a me crea un'intensa connessione e la pelle si copre di brividi. Decido di ignorare la turbolenza delle mie emozioni e cerco di concentrarmi sulla serata che ci attende.

Mi unisco agli altri, che sono già radunati nella sala principale. Una luce soffusa illumina l'ambiente accogliente e caloroso. Si scambiano idee e opinioni sulle varie soluzioni da prendere. Uno dei ragazzi, Stefano, fa ruotare lo schermo del computer, per mostrarci quello che è riuscito a trovare. Con entusiasmo ci mostra le due piccole baite, collegate tra loro, che si sviluppano su due piani. Predispone sei camere da letto matrimoniali, una cucina e tre bagni, considerando che saremo in dodici, decidiamo all'unanimità di confermare la prenotazione.

La serata prosegue tra risate contagiose e sfide a Just Dance. I movimenti scattanti si fondono con le note musicali, riempiendo la casa di energia e divertimento. Piano piano, a mano a mano che la notte avanza, la casa si svuota, lasciandoci soli noi quattro.

Ma non riesco a liberarmi dalla sensazione di agitazione che mi perseguita. C'è qualcosa di irrazionale che mi sfugge, qualcosa che turbina dentro di me. Decido nuovamente di ignorare queste sensazioni, cercando di mantenere la calma e la razionalità. Ma tutto svanisce nel momento esatto in cui sento le parole pronunciate da lui «Dato che siete qui, e visto che da domani saremo ufficialmente in ferie, che ne dite di rimanere a dormire qui?».

Il suo invito inaspettato e carico di promesse fa vacillare la mia determinazione. Tutte le precauzioni scivolano via come sabbia tra le dita.

Addio buon senso.

Battito D'aliWhere stories live. Discover now