Capitolo 9

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La preparazione fisica è indubbiamente la parte del percorso che odio di più e, allo stesso tempo, rappresenta la sfida più impegnativa. È il momento in cui devi riconquistare il pieno possesso del tuo corpo, lavorando duramente per ricostruire la forza e la resistenza necessarie. È un cammino che richiede una determinazione incommensurabile.

Durante questa fase, sei chiamata a spingere i tuoi muscoli al limite estremo. È un processo che richiede una combinazione di dedizione, disciplina e perseveranza. Ci sono giorni in cui ti sentirai esausta e vorresti rinunciare, ma è proprio in quei momenti che devi trovare la forza interiore per andare avanti.

E' il momento in cui devi dare il massimo, in ogni singolo allenamento. È l'occasione per sfidare il tuo corpo e superare ogni barriera, perché sai che è solo attraverso l'impegno totale che raggiungerai la forza necessaria per eseguire gli elementi con sicurezza e precisione. È un periodo in cui devi concentrarti su ogni singolo muscolo, lavorando sodo per costruire forza, resistenza, flessibilità e coordinazione.

Tuttavia, questa fase non è solo un momento di sacrificio e fatica. È un'opportunità per scoprire nuove potenzialità e superare i tuoi limiti. È durante questa fase che sviluppi una connessione più profonda con il tuo corpo, imparando a comprenderne i bisogni e ad ascoltare le sue richieste. È anche un periodo di crescita personale, in cui acquisisci disciplina, determinazione e resilienza.

Va detto che può lasciare il segno. I dolori muscolari possono durare anche oltre il giorno successivo, rendendo difficile alzarsi dal letto. Nonostante le difficoltà, devi cercare di rimanere concentrata e motivata, sapendo che ogni goccia di sudore vale la pena.

La nostra preparazione si svolge sul campo da calcio adiacente, sotto un sole implacabile. Per fortuna, apprendo che Marco ha cambiato squadra, un peso in meno sulle spalle. In ritardo e afflitta, decido di cambiarmi a casa, lascio lo zaino nell'armadietto prima di affacciarmi sulla pista di atletica.

Quando arrivo, noto che Nora è già sul posto. Indossa un reggiseno sportivo dello stesso colore dei suoi capelli che trovo troppo appariscente. Senza esitazione, si lancia verso di me, abbracciandomi e urlandomi nell'orecchio un energico «Eccoti!».

«Avrei voluto mandarti un messaggio o chiamarti», esclama di un fiato, «ma poi mi sono ricordata che non ho il tuo numero, quindi non sapevo proprio come fare».

La guardo sorpresa, «Ma certo che ti piace parlare», replico con un sorriso tirato.

«Sei sicura? A me non sembra. Di solito, sono abbastanza riservata con chi non conosco bene. Ma quando conosco le persone, beh, mi apro di più» spiega, lasciando trasparire una scintilla di curiosità nei suoi occhi.

«Ho già mal di testa» confesso. In passato, sarei stata felicissima di conoscere una persona come lei, ma ora non sono più quella persona. Preferisco tenere le persone a distanza.

Tuttavia, per farla stare zitta, dico impulsivamente «Che ne dici se iniziamo ad allenarci adesso e poi ci scambiamo i numeri?».

La vedo con gli occhi a cuoricino, «Direi che è perfetto», risponde.

E già mi maledico per essermi lasciata coinvolgere.

Prendiamo avvio con una mezz'ora di corsa intorno al campo, per poi proseguire con degli scatti veloci sui gradoni delle tribune. La mia condizione fisica inizia a farsi sentire. La mancanza di allenamento combinata con la mia perdita di peso sta avendo un impatto negativo su di me.

Mentre corro, mi accorgo che il fiato mi manca e i muscoli cominciano a dolermi. Sento l'esigenza di fare una breve pausa per riprendermi. Ma quando prendo la decisione di fermarmi per un attimo, la mia mente inizia a vagare senza controllo. È qualcosa che sfugge alle mie capacità di dominio. Il mio subconscio inizia a produrre una serie di pensieri autodistruttivi: "non ce la puoi fare", "non sei all'altezza", "stai fallendo".

Ed è in quel preciso momento che arriva. Ora sono abbastanza familiare con i primi segnali. Improvvisamente, decido di dirigermi verso gli spogliatoi, apro la porta e mi rinchiudo dentro. La mia bocca si secca, il respiro diventa irregolare e la vista si annebbia. Il "mostro" è arrivato. Mi siedo e cerco di concentrarmi sulla mia respirazione, mentre gioco nervosamente con un braccialetto che ho al polso. Ho scoperto che questa piccola pratica mi aiuta a calmarmi. Dopo qualche istante, così come è arrivato, il "mostro" se ne va. Riapro gli occhi e sento una voce che mi chiama da dietro. Riconosco la voce di Nora, ma in quel momento non sono incline a dare spiegazioni, quindi rispondo semplicemente con un «sto bene».

Ma non è affatto vero. Ogni giorno mi sento vuota. Nulla intorno a me sembra avere importanza. Sono costantemente ossessionata dall'idea di raggiungere la perfezione, senza mai riuscirci. E non vogliamo nemmeno parlare del mio rapporto con il cibo: in quel caso, il senso di colpa diventa un pensiero ossessivo che mi perseguita costantemente. Da fuori, sembra che tutto vada bene, ma è solo una maschera che nasconde il caos interiore che provo.

Battito D'aliWhere stories live. Discover now