Capitolo 60

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Mi sveglio quando ormai siamo praticamente arrivati a casa, ma appena lo sguardo si posa sul cancello d'ingresso, noto l'auto di Mattia parcheggiata lì, e il cuore mi si stringe nell'anticipazione di ciò che potrebbe significare.

«Dimmi che non hai chiamato Nora», riesco a dire a stento, portando le mani al viso per cercare di nascondere la mia preoccupazione crescente.

Mattia mi guarda con un'espressione di colpa, e le parole che seguono sono come una mazza che colpisce duro. «Non potevo non dirti nulla. Ti ha inviato diversi messaggi e, quando ha visto che non rispondevi, ha iniziato a scrivermi».

Guardo Mattia come se volessi negare l'evidenza, come se la realtà potesse ancora essere diversa. Ma so che le sue parole sono vere, anche se vorrei che non lo fossero.

«Adele, smettila di guardarmi in quel modo. Sai benissimo che se non le avessi detto nulla, sarebbe stata furiosa», continua Mattia, cercando di giustificarsi.

Sospiro profondamente, cercando di accettare l'inevitabile. Mentre cerco di raccogliere le mie emozioni, l'auto si ferma davanti a noi, e lo sportello si apre violentemente, lasciando entrare un turbine che conosco fin troppo bene.

«Come stai?!» urla Nora, correndo verso di me e abbracciandomi con forza.

Cerco di liberarmi dolcemente dal suo abbraccio, ma è come se fosse attaccata a me come una cozza allo scoglio, e la sua presenza mi soffoca.

Fortunatamente, poco dopo, Mattia interviene, tirandola per un braccio. «Nora, così la soffochi», le dice con una nota di impazienza nella voce.

«Mi hai fatto venire un bello spavento!» urla Nora, quasi a rimproverarmi.

Cerco di sorridere, di rassicurarla.

«Lo so, mi dispiace. Ma ora mi sento meglio. Ho solo bisogno di riposare», le dico con voce flebile, sperando che capisca la mia necessità di tranquillità.

Mattia prende il mio posto nel cercare di calmare Nora.

«Dai, lasciamola riposare. Potrai vederla domani», la convince, prendendola praticamente in braccio.

Lei mi stampa un bacio sulla guancia, e prima di entrare in macchina mi urla: «Quasi dimenticavo. Domani pomeriggio, Alessandro ci ha convocate».

La saluto con un cenno e, con l'aiuto di Tommaso, entro finalmente in casa. Sospiro di sollievo, lasciando cadere a terra il borsone, mentre la stanchezza si fa sentire in ogni fibra del mio corpo.

Il suo calore mi avvolge dolcemente da dietro, mi lascio cullare da questa piacevole sensazione. Le sue labbra sfiorano delicatamente il mio collo, donandomi un tenero bacio.

«Che ne dici se ti metti comoda sul divano mentre io preparo qualcosa da mangiare?», mi chiede sussurrando le parole nell'orecchio, il suo respiro caldo che mi fa fremere.

Sorrido, girandomi leggermente per far sì che le mie labbra possano toccare le sue.

«Questa idea mi piace molto», rispondo, sentendo la dolcezza del momento riempire il mio cuore, «Ma, non ho molta fame» aggiungo.

Il suo sguardo si fa più serio, e con voce ferma ribatte «Devi mangiare. Questa storia deve finire».

Con un sospiro, mi lascio cadere sul divano, sentendomi fragile e vulnerabile. Lui si allontana verso la cucina, aprendo i cassetti e muovendosi con sicurezza. Lo osservo, ammirando la sua determinazione e la sua premura nei miei confronti. Osservarlo in quel momento mi sembra strano. In passato, solo la sua presenza era sufficiente a farmi saltare i nervi, ma adesso è diventato l'unico in grado di colmare, almeno in parte, i vuoti che porto dentro di me.

In quel momento di quiete domestica, interrotto solo dai suoni delle stoviglie, trovo il coraggio di parlare, di rivelare una parte di me che ho tenuto nascosta per tanto tempo.

«Ho un problema con il cibo», confesso, sentendo un nodo in gola che mi stringe.

Lo vedo voltarsi di scatto verso di me, il suo sguardo pieno di preoccupazione e attenzione. Rimane immobile, senza proferire parola, aspettando che io continui.

«È dovuto al disagio con il mio corpo... Come ricorderai, ti ho detto che non mi sentivo abbastanza e il fattore scatenante di tutto ciò è stato il mio ex. Per lui ero diventata troppo in carne a causa di un'assenza forzata dovuta a un infortunio, ma non ha avuto il coraggio di dirmelo in faccia. È stata solo una situazione casuale che mi ha fatto aprire gli occhi e mi ha mostrato la vera natura di quella persona».

Faccio una pausa, sentendo un nodo di tristezza stringermi il petto. La ferita del passato è ancora aperta, ma condividere questa parte di me con lui mi fa sentire leggermente sollevata.

«Sono sprofondata in un tunnel senza luce. Ho chiuso tutti fuori, senza dare a nessuno la possibilità di entrare. Gli attacchi di panico sono arrivati dopo un periodo in cui ho distrutto ogni singola parte di me. Ho preferito costruire una facciata anziché dire ciò che portavo dentro. Mi sono rifugiata nella ginnastica perché era l'unica cosa che mi faceva sentire bene, ma un giorno un pallavolista egocentrico di nome Tommaso ha invaso il mio spazio di serenità. Ti odiavo, e più ci scontravamo, più cresceva dentro di me un sentimento che non credevo possibile. Un giorno ho capito che, per quanto dentro di me ci sia ancora qualcosa di rotto, fuori posto, scomposto, esistono ancora persone in grado di sedersi accanto a te».

La sua mano raccoglie una lacrima sul mio viso mentre, con l'altra, mi avvicina a lui.

«Quindi sarei un pallavolista egocentrico?» mi sussurra vicino all'orecchio.

«Oh, credimi... Il più egocentrico di tutti», rispondo sorridendo.

Iniziamo a ridere, mentre lui torna ai fornelli per terminare di preparare la cena. Con un cenno della testa, mi invita ad andare a sedermi a tavola, e quando posiziona il piatto davanti a me, rimango scioccata da ciò che vedo. È un semplice primo, ma condito con dei pomodorini datterini appena colti dall'orto di suo nonno, un filo di olio extravergine d'oliva di alta qualità e del basilico fresco dal suo giardino.

«Come facevi a sapere che adoro i pomodori?» gli chiedo continuando a osservare il piatto, il cui profumo mi stuzzica l'appetito.

«Ti osservo. E ora mangia, si accettano solo piatti vuoti», mi fulmina con lo sguardo giocoso.

Dopo cena ci mettiamo sul divano, avvolgendoci in una coperta morbida, per vedere un film, lasciandoci cullare dalla dolcezza del momento.

Battito D'aliWhere stories live. Discover now