Capitolo 46.2

590 80 20
                                    

Seduta sugli spalti di legno consumati, dietro la panchina dei ragazzi, non riesco a stare ferma. Inizio a picchiettare con il piede sulla superficie irregolare, trasmettendo l'agitazione che mi attanaglia. Nella mia testa ripeto incessantemente che non c'è motivo di panico, dopotutto, non è la prima volta che assisto a una partita in questo campo, ma è la prima volta dopo quanto accaduto alla festa. Maledetta vocina nella mia testa.

Fortunatamente, il boato della tribuna mi riporta al presente. I miei occhi vengono attratti dal numero sette che avanza con passo deciso, circondato da un'atmosfera di eccitazione palpabile. Indossa una divisa nera con rifiniture bianche, le sue dita sono fasciate dal classico nastro bianco, il tape. La maglia aderente lascia intravedere i suoi muscoli contratti, testimoni della sua potenza e agilità. L'ho sempre osservato, ma questa volta lo guardo davvero. Il mio cuore impazzisce e, come se potesse percepire il mio sguardo, il suo viso si volta nella mia direzione, regalandomi il sorriso più bello che abbia mai ricevuto.

Nonostante tutto l'impegno e la buona volontà, ci sono cose che non puoi ignorare da un giorno all'altro, e io lo so bene. Non riesco a concentrarmi sulla partita, un senso di irrequietezza, che cerco inutilmente di scacciare, stanno prendendo il sopravvento.

Decido di non far preoccupare Nora e mi alzo in fretta temendo che il tempo stia per scadere. «Arrivo un attimo in bagno», le dico con un sorriso teso, sperando che non noti la mia agitazione.

«Va bene», risponde, ma vedo un'ombra di preoccupazione attraversare il suo sguardo.

Mi alzo di scatto, cercando di evitare sguardi curiosi, e mi dirigo con passo svelto verso i bagni. Una volta dentro, appoggio le mani tremanti sul lavandino, faccio scorrere l'acqua fredda e guardo il mio riflesso nello specchio, cercando di contare i battiti frenetici del mio cuore. Vorrei davvero scoprire un modo per respingere queste sensazioni in modo più efficace, desidererei poter godere di questi momenti senza dover sempre rimanere in allerta costante. Forse sto sbagliando nell'approccio? Dovrei accettare la situazione e imparare a conviverci? Ma come si convive con qualcosa che è più potente di te?

Sono domande che mi assillano, bramando una risposta che sembra sempre sfuggirmi. Un lungo sospiro sfugge alle mie labbra mentre chiudo il rubinetto e mi avvio nuovamente verso gli spalti.

«Tutto bene?», mi chiede Nora, la preoccupazione stampata sul suo viso. Cerco di sorridere, cercando di nascondere la tempesta che si agita dentro di me.

«Sì, tranquilla. Avevo solo bisogno di rinfrescarmi un attimo il viso. Non preoccuparti, va tutto bene».

Due punti li separano dalla vittoria del quarto set. In battuta è il turno di Tommaso. Si posiziona, fa rimbalzare un paio di volte la palla, la posiziona sopra una mano, stende il braccio allineandosi perfettamente, poi schiaccia. Come un proiettile, finisce in campo lasciando gli avversari immobili. Dopo aver battuto il cinque con gli altri ragazzi, torna al punto di battuta. Sugli spalti cala il silenzio. Ripete tutti i passaggi di prima e con un Ace formidabile regala la vittoria alla sua squadra. Nel momento in cui la palla tocca terra, salto in piedi per esultare, lasciando perfino Nora di sasso.

Mentre festeggiano in campo, vedo che vengono raggiunti anche dalla squadra di pallavolo femminile. Le mie mani si chiudono a pugno quando vedo Giulia avvicinarsi a Tommaso.

«Dai, andiamo», dice Nora, che mi trascina per un braccio. Ci fermiamo a parlare con Mattia e Lorenzo, ma io continuo a rivolgere la mia attenzione altrove.

Sono ancora nel solito punto di prima, li vedo ridere mentre lei appoggia una mano sul suo braccio. "Ma che stiamo scherzando?" penso dentro di me, mentre sento la rabbia che inizia a salire. Nora si accorge che qualcosa non va e facendo correre il suo sguardo nel punto dove è indirizzato il mio, capisce subito il motivo.

«Che ne dite se andiamo a mangiare un boccone insieme?» chiede Lorenzo.

«Io ci sto», rispondo senza aspettare la risposta della mia amica.

Dopo circa mezz'ora, ci troviamo seduti al pub irlandese, che dista qualche chilometro dalla palestra. Alcuni ragazzi della squadra si sono uniti a noi, ma lui non è tra loro. Quando abbiamo lasciato il palazzetto, lui era ancora con la sua allenatrice.

Nora ha provato a dirmi qualcosa, ma l'ho interrotta dicendo: "Non voglio sentire altro. Lui è libero di fare ciò che vuole."

Mi sento sciocca. Cosa mi aspettavo? Non sono la sua ragazza, sono solo un passatempo. Mentre il cameriere sta prendendo le ordinazioni, sento la sua voce alle mie spalle che mi colpisce come una lama.

«Adele, possiamo parlare un minuto?» dice.

«Dimmi», rispondo senza alzare lo sguardo su di lui.

«Da soli», aggiunge.

Mi alzo e mi dirigo verso l'ingresso del locale. Cerca di afferrare la mia mano, ma sono più veloce di lui e la ritiro subito, «Mi spieghi cosa ti passa per la testa?».

«Niente», rispondo con tono distaccato.

«A me non sembra niente. Sei andata via senza di me».

«Eri in ottima compagnia, e poi perché avrei dovuto aspettarti?»

«Honey, stai scherzando?! Stavo parlando con Giulia della partita, e poi sono stato fermato da Stefano».

«Speed, sei libero di fare ciò che vuoi. Non devi darmi spiegazioni».

Faccio per tornare al tavolo, ma il mio passaggio viene bloccato dal suo corpo.

«Lei è la mia ex ragazza, è vero, ma ho chiuso quel capitolo della mia vita. Mettiti in testa questa cosa una volta per tutte... A me non interessa nessuno dice. Cerco di spingerlo via, ma lui afferra entrambi i miei polsi, portando le mie braccia verso l'alto. Poi aggiunge «Voglio solo te. Non mi importa quanto tempo ci vorrà per farti capire o se dovrò aspettare i tuoi tempi. So solo che ti voglio».

Con forza, preme le sue labbra sulle mie. Mi libera i polsi dalla presa per stringermi a lui. Dopo un tempo che sembra infinito, mi scosto per guardarlo e dico «Comunque, rimani sempre un pallone gonfiato».

Lui mi fa la linguaccia, e insieme facciamo ritorno al tavolo.

Non mi importano gli sguardi. Forse è arrivato il momento di fare un bel respiro e iniziare a godermi la vita.

Battito D'aliOnde histórias criam vida. Descubra agora