Capitolo 41.2

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Giorno dopo giorno, gli allenamenti si intensificano sempre di più, e la pressione inizia a farsi sentire. Il peso sulle mie spalle diventa sempre più opprimente, creando un vortice di stress e ansia.

In quel fatidico giorno, esco esausta dagli allenamenti e trovo Tommaso che mi aspetta all'uscita. La sua presenza aggiunge un'ulteriore tensione a tutto ciò che sto già provando. Mi avvicino a lui, fissandolo con uno sguardo acuto e determinato, pronto a sfidarlo apertamente.

«Cosa diavolo ci fai qui?» chiedo, cercando di mostrare tutta la mia determinazione.

«Non è ovvio? Stavo aspettando te» risponde con uno sguardo speranzoso, nella vana speranza di abbattere le mie difese.

«E puoi spiegarmi il motivo?»

Fa un passo deciso verso di me, annientando ogni distanza, e mi guarda dall'alto con la sua altezza imponente.

«Devo andare a comprare alcune cose per la festa, e tu mi accompagnerai» dice con sicurezza.

«Sei troppo sicuro di te per i miei gusti».

«Oh, tesoro, verrai con me, te lo assicuro. Ti basta una parola: solletico. Credi davvero che questa volta riusciresti a fermarmi?».

Mi lancia un sorriso arrogante, consapevole che non posso rifiutare la sua sfida.

«Va bene, andiamo».

Mentre trascino stancamente i piedi verso la macchina, mi blocco all'improvviso e, puntandogli un dito, dico con voce vibrante «Stai bene attento, perché questa faccenda non finisce qui. Se fossi in te, terrei gli occhi aperti di notte, perché la mia vendetta ti raggiungerà quando meno te lo aspetti».

«Vuoi forse dire che dormiremo di nuovo insieme?».

Un'ondata di calore mi invade le guance, rendendomi consapevole di aver appena detto qualcosa che potrebbe ritorcersi contro di me.

In macchina regna un silenzio imbarazzante. Non so se sia imbarazzo o semplicemente perché non sappiamo come comportarci, ma viene interrotto dalla suoneria del mio telefono che mi avvisa dell'arrivo di un messaggio. Lo prendo dalla borsa e vedo che si tratta di Nora. Il messaggio recita: "Sei cattiva. Come mai vengo a sapere sempre tutto da Mattia?" Rispondo immediatamente: "Cosa non ti avrei detto?" Nora ribatte: "Che hai un appuntamento con Speed." A quella parola, per poco non mi strozzo con la mia stessa saliva. Cerco di correggere la situazione e rispondo prontamente: "Non è un appuntamento." Rimetto il telefono nella borsa, cercando di nascondere l'agitazione.

«Adele, ti senti bene?» dice preoccupato Tommaso.

«Sì, sì, tranquillo. Non devi preoccuparti», rispondo cercando di tranquillizzarlo.

"Quando la vedo, la ucciderò. Come può pensare una cosa simile", penso tra me e me, sentendomi sempre più arrabbiata con Nora.

Arriviamo al centro commerciale e entriamo in un negozio di abbigliamento maschile. Sento gli occhi di tutti puntati addosso, facendomi sentire ancora più imbarazzata e fuori posto. Al contrario, Speed saluta i commessi come se niente fosse, dimostrando sicurezza e disinvoltura.

«Vieni spesso in questo negozio?», gli chiedo, cercando di rompere il ghiaccio.

«Diciamo che è il mio preferito», risponde con un sorriso.

Inizio a girare per il negozio, anche se non mi sento proprio a mio agio. Poco dopo, la sua voce mi riporta alla realtà.

«Honey, puoi venire qui ai camerini?».

Mi dirigo verso i camerini con passo titubante, ma nonostante cerchi di non dare nell'occhio, mi sento costantemente osservata. Dopo aver provato varie soluzioni, sono quasi convinta che non riuscirà mai a trovare l'outfit giusto. Improvvisamente, Speed appare davanti a me, indossando una camicia nera aderente che mette in risalto i suoi muscoli e un paio di pantaloni neri aderenti che lasciano poco spazio all'immaginazione. È veramente affascinante. Ok, aspetta un attimo, ho appena pensato una cosa del genere? Devo essere impazzita.

«Di' la verità, ti ho lasciato senza parole?», sfodera un sorriso che mi fa perdere la testa.

«Non sei male», gli dico cercando di evitare di dargli la soddisfazione che cerca. Non voglio essere un'altra di quelle donne che accrescono il suo ego.

Si avvicina a me, facendomi mancare l'aria.

«Non sei male e basta? Secondo me ti faccio impazzire, e molto anche». Il suo viso è a un centimetro dal mio e credo di aver smesso di respirare del tutto. Ma non ammetterò mai che ha ragione. Cerco di essere il più naturale possibile e aggiungo «Ho visto di meglio».

Lui fa qualcosa che mai avrei immaginato, soprattutto non in pubblico: posa le sue labbra sulle mie, regalandomi un bacio così intenso e dolce che il mondo intorno a noi svanisce. Passo una mano sulla mia bocca, come per confermare che ciò che è appena accaduto non sia solo un sogno. Nel frattempo, il mio cuore batte così forte da sembrare pronto a sfondare il petto.

«Sei una pessima bugiarda» sussurra, rientrando nel camerino.

Resto lì, immobile, gli occhi fissi sul riflesso di noi due nello specchio. La mia mano rimane sospesa, in uno stato di sospensione incredula dopo quel bacio. Nella mia mente si accavallano mille domande, come una folla in tumulto, ma una domanda risuona più chiara di tutte le altre, quasi un'affermazione irrefutabile: mi ha baciata in pubblico.

Mi impongo di non analizzare troppo quell'attimo e, quando finalmente esce dal camerino, cerco di riportare sul volto la mia solita maschera.

«Hai deciso quale prendere?» chiedo, guidandolo verso la cassa.

«Sì».

«E quale sarebbe?».

«È una sorpresa».

«Sai di essere peggio di una donna, vero?» dico avviandomi con lui verso la cassa.

Siamo quasi fuori quando una voce femminile, sconosciuta, richiama la nostra attenzione: «Non ci posso credere».

Ci voltiamo entrambi e vedo una ragazza avvicinarsi verso di noi. Ha lunghi capelli biondi e un fisico slanciato, che a giudicare dalla muscolatura sembra un'atleta. I suoi occhi sono di un caldo color ambra.

«Giulia?» domanda Tommaso, con evidente sorpresa nel tono della voce.

«Ciao Tommaso. Sono secoli che non ci vediamo, vero? Da quando avete cambiato l'orario degli allenamenti, non ci incrociamo nemmeno alla fine delle sessioni».

«È vero. Scusami, sono stato maleducato. Giulia, questa è Adele»m dice Tommaso, presentandomi mentre poggia delicatamente una mano sulla mia schiena.

«Piacere» dico, cercando di sorridere. Ma, stranamente, un velo di disagio si insinua in me. Non so bene perché, ma questa ragazza mi mette i nervi a dura prova...

«Anche il piacere è mio. Spero davvero di vedervi stasera alla festa. Ora, però, mi dispiace, devo scappare. Ho un impegno» ci saluta, lasciandoci lì come due statue.

Un senso di gelosia comincia a serpeggiare dentro di me, ma cerco di respingerlo. Non ho il diritto di essere gelosa.

«Honey, ti rendi conto che siamo un po' in ritardo? Dobbiamo andare a casa a cambiare», mi dice Tommaso, preoccupato.

Alzo gli occhi e mi rendo conto con stupore che ha ragione.

«Scusami, a che ora dobbiamo presentarci?» chiedo.

«Dobbiamo essere lì per le otto, ma considerando il tempo che ci vuole per arrivarci, verrò a prenderti alle sette».

«Oh, ok» rispondo, ma nello stesso istante mi maledico.

«Alle sette! Devi portarmi a casa immediatamente, altrimenti non ce la farò in tempo».

«Non ti ho mai vista così agitata per una festa» commenta ridendo.

Lo fulmino con lo sguardo, ma nella mia testa già sfrecciano pensieri sul vestito da indossare e il panico si impossessa di me.

Battito D'aliWhere stories live. Discover now