Capitolo 36.2

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Un raggio di luce invade la stanza, sfiorando delicatamente il mio viso. Mi sveglio dal sonno profondo e afferro il cuscino per coprirmi gli occhi.

«Mmh, solo cinque minuti», mugolo con voce sonnolenta.

Sento il letto affondare leggermente sotto il suo peso, sposto appena il cuscino per poter vedere chi è.

«Sei davvero impossibile» mi dice con un sorriso.

Poi sento una pacca giocosa sul sedere, che mi fa sobbalzare leggermente.

«Anche se non mi dispiacerebbe continuare a godermi questo splendido panorama dal letto, ti ricordo che tra poco tutti si alzeranno. Quindi, ti consiglio di darti una mossa» mi avverte.

«Ehi» dico lanciandogli il cuscino addosso.

Controvoglia mi alzo dal letto, ringraziando silenziosamente il fatto che ogni camera abbia un bagno privato. Mi sforzo di darmi una sistemata, cercando di svegliarmi completamente prima di scendere a fare colazione.

Mentre sono immersa nella preparazione dei pancake, sento improvvisamente delle braccia avvolgermi da dietro.

La voce calda di lui si fa sentire «Credimi, Honey, se fossimo soli, avrei sfruttato questa penisola in modo diverso».

Il mio viso si tinge di un acceso rossore, ma in quel preciso istante, la voce di Nora risuona attraverso le scale.

Spingendomi da parte, mi dirigo verso di lei con determinazione, pronta a far valere i miei diritti. Puntando un dito verso di loro, dico con fermezza «Voi due».

Li vedo sbiancare e inghiottire a fatica.

«Mi avete cacciata dalla mia camera, e mi aspetto delle scuse», li incalzo, cercando di mantenere la calma nonostante l'irritazione crescente. Nora si sporge a sinistra di me, un sorriso compiaciuto stampato sul viso, e mi dice con tono beffardo «Secondo me, sei tu che dovresti ringraziarmi. A giudicare dalla maglia che indossi e dalle vostre espressioni, direi che è stata una notte interessante».

Tommaso, con un braccio che si appoggia sulle mie spalle, si posiziona accanto a me e risponde con un sorriso malizioso «Direi illuminante, vero Adele?».

La sua vicinanza mi fa fremere, ma cerco di restare concentrata sulla questione delle scuse che mi sono dovute.

«Resta il fatto che mi dovete delle scuse», ribadisco con fermezza, cercando di mantenere la mia posizione di autorità.

Davide ha entusiasticamente proposto di trascorrere il pomeriggio a pattinare, e considerando che i miei muscoli sono doloranti, sono estremamente grata per l'idea. Dopo tutto, l'approccio con i pattini sembra andarmi decisamente meglio rispetto allo scontroso incontro con gli sci. Nonostante qualche piccolo inciampo iniziale, mi sorprendo nel trovare un equilibrio aggraziato sul ghiaccio.

«Adele, aspettami, non è giusto» mentre mi dice questa frase, vedo Nora cadere nuovamente. Non posso fare a meno di correre in suo aiuto.

«Vieni che ti do una mano», le dico con un sorriso incoraggiante.

«Uffa, non sono proprio portata per gli sport invernali», si lamenta Nora con un sospiro di frustrazione.

«Guarda, non è così difficile. Prova almeno a trovare l'equilibrio. Pensa a quando esegui un elegante giro sulla trave, anche lì devi concentrarti per non sbilanciarti», cerco di incoraggiarla con parole rassicuranti.

«Guarda, ti dirò, preferisco fare le flessioni piuttosto che rimanere in piedi su queste lame affilate», ribatte Nora con una nota di ironia nella sua voce.

Mentre ci troviamo lì, sento delle risate provenire da dietro di noi. Mi volto e scopro che Tommaso è sdraiato sul ghiaccio, mentre Mattia è piegato in due dalle risate. Non riesco a trattenere la mia risata, contagiata dall'atmosfera allegra che si è creata.

«Tu che hai da ridere?» mi dice Tommaso, il tono arrabbiato leggermente smorzato da un sorriso malizioso.

«Nulla», rispondo alzando le mani, cercando di nascondere la mia complicità.

«Secondo me stai in piedi per pura fortuna, non riusciresti mai a fare un giro della pista senza cadere», afferma con tono di sfida, alzando un sopracciglio.

«Mi stai sfidando, Speed?» chiedo, un lampo di determinazione negli occhi.

Con tutta la sicurezza del mondo, mi lancio sulla pista e faccio due giri completi, sfiorando la perfezione dei movimenti e facendo anche dei rapidi cambi di direzione. Quando sono ad un centimetro da Tommaso, freno bruscamente voltandomi all'indietro, sfidandolo con uno sguardo divertito.

Soddisfatta del mio successo, dico, «Dicevi?!» con un sorriso trionfante.

Ma lui è di altro avviso, perché con il piede mi colpisce dolcemente, facendomi perdere l'equilibrio e finendo con il mio corpo sopra il suo. Ci ritroviamo entrambi sdraiati sul ghiaccio, ridendo di gusto della situazione.

«Mai giocare con il fuoco», afferma Tommaso, cercando di nascondere il suo divertimento dietro un'apparenza di serietà.

Mi stringe ancora di più a sé, baciandomi delicatamente il collo. Basta quel bacio a farmi accendere dentro di me la voglia di volere di più, ma devo resistere perché non siamo soli e dobbiamo contenerci.

In quel momento imbarazzante, Lorenzo, ci passa accanto e, con la sua voce da cantante lirico, urla «Prendetevi una stanza!». L'intera pista si volta nella nostra direzione, con alcune persone che si coprono il viso dal ridere.

Fortunatamente, la situazione viene presa alla leggera e tutti si mettono a ridere insieme a noi, senza darci troppa importanza.

Aiuto Tommaso a rialzarsi e ci avviamo verso l'uscita della pista, togliendoci i pattini per consegnarli. Mentre ci dirigiamo verso il corridoio, Tommaso mi prende per mano e mi appoggia contro la parete. Le mie labbra cercano le sue con desiderio, desiderio che viene intensificato da quel bacio travolgente.

«Honey, voglio baciare ogni singola parte del tuo corpo», mormora Tommaso, accarezzando dolcemente il mio viso.

«Non mi sembra il posto migliore», rispondo tra un sorriso e un brivido di emozione.

«Ho fatto di peggio», ribatte lui, con un'occhiata maliziosa.

Rido, nascondendo il viso nella sua felpa. Mi sento una stupida, una ragazzina alla sua prima cotta. Non so come, ma riesce a farmi perdere il controllo con niente.

«Magari possiamo valutare l'idea di proporre a Mattia un cambio di camera», suggerisco, cercando di allontanare i pensieri impertinenti che mi attraversano la mente.

Tommaso mi guarda perplesso, «A cosa devo questo tuo cambio di rotta?».

«Forse, e dico forse, non è poi così male giocare con il fuoco», dico con un sorriso complice.

Battito D'aliWhere stories live. Discover now