Capitolo 57.2

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Dopo aver trascorso un'ora nell'idromassaggio, in cui eravamo avvinghiati l'uno all'altro, siamo tornati in camera per fare una doccia veloce prima di andare a cena. Per fortuna, mi ha concesso un momento per me stessa.
Passo la mano sullo specchio e mi osservo riflessa. Quasi mi pento di non avere nulla di carino da indossare. Un sospiro di frustrazione sfugge dalle mie labbra, ma poi decido di indossare i vestiti che avevo addosso quando siamo arrivati. Nonostante ciò, opto per applicare un trucco leggero per sentirmi almeno un po' più presentabile. Dopo un ultimo sguardo critico allo specchio, apro la porta del bagno distrattamente e finisco per sbattere contro il suo torace, sorprendendomi. I nostri occhi si incastrano in un intenso sguardo, mentre il respiro si fa più profondo e accelerato. 

L'attrazione tra di noi è palpabile, e l'aria attorno sembra carica di elettricità. Le mie mani iniziano un lento e sensuale percorso lungo la sua schiena, lasciando una scia di brividi sulla sua pelle. I nostri respiri si mescolano, e sento il calore delle sue labbra che si avvicinano alle mie. Il desiderio si fa irresistibile, e con una passione incontenibile, ci perdiamo in un bacio appassionato e vorace. Le mie labbra esplorano le sue con desiderio, unendo i nostri corpi in un abbraccio che brucia di passione. Le nostre mani si sfiorano, si intrecciano.


Si allontana leggermente, pronunciando con un tono serio «Adele, per quanto ti desideri più di ogni altra cosa, dobbiamo rimandare questo a dopo».
Lo guardo intensamente, un sorriso malizioso si dipinge sul mio viso mentre i miei occhi si illuminano di sfida. Mi avvicino a lui e, prima di baciarlo nuovamente, gli sussurro con una voce seducente «Quello che ci rimette sei tu». 

Lo vedo dal suo sguardo che si sta imponendo di resistere, vado a sedermi sul letto mentre lui si chiude in bagno. 

Distrattamente osservo il telefono quando sento la porta del bagno aprirsi.
«Fanculo la razionalità» dice, mentre famelico si avventa su di me.


Le mie mani esplorano con impazienza la sua schiena nuda, la sua bocca, una voragine ardente, brucia il mio collo con baci selvaggi e morsi di passione. Con forza mi solleva leggermente, i muscoli delle sue braccia si tendono e le mie gambe avvolgono la sua vita, stringendola.
Il calore dei nostri corpi si fonde, incendiando l'aria intorno a noi. Le fiamme della lussuria si accendono mentre ci muoviamo in perfetta sincronia, come due danzatori abbandonati a un ritmo selvaggio.

Le sue mani, audaci e possessive, esplorano ogni centimetro del mio corpo, scatenando una tempesta di sensazioni. Ogni tocco, ogni carezza, è una scossa elettrica che si diffonde attraverso di me, bruciando il desiderio nelle profondità della mia anima. Nel fervore dell'amplesso, i gemiti si mescolano al ritmo dei nostri respiri accelerati. Il piacere ci avvolge come un'onda impetuosa, trascinandoci in un abisso di estasi incontrollabile. Il tempo perde ogni significato mentre ci lasciamo trasportare dalle fiamme del desiderio reciproco. Siamo un vulcano in eruzione, un'esplosione di passione che non conosce limiti. E infine, nell'esplosione finale, ci abbandoniamo alla cima dell'orgasmo, le nostre anime che si incontrano, le pulsazioni del piacere ci scuotono violentemente, lasciandoci senza fiato e appagati.
Mentre i nostri corpi si rilassano, rimaniamo avvolti l'uno accanto all'altro, immersi in una dolce sensazione di tranquillità. Rivolgendomi a lui con un sorriso, confesso «Adesso ho davvero fame».
Tommaso scoppia a ridere, stringendomi ancora più forte fra le sue braccia. «Sei davvero unica» esclama divertito «Dai, andiamo a cena».

Con un veloce movimento, ci solleviamo dal letto e ci affrettiamo a vestirci per scendere al ristorante. Appena varchiamo la soglia, rimango rapita di fronte alla bellezza. Le pareti, interamente realizzate in pietra, emanano un'atmosfera magica resa ancor più suggestiva dalla luce soffusa che le avvolge. Mi lascio guidare da Tommaso verso un tavolino elegantemente apparecchiato, situato accanto a una porta finestra che si affaccia sul giardino.

Durante la cena, ci immergiamo in una conversazione leggera, evitando accuratamente di affrontare ciò che era accaduto prima della mia partenza. Tuttavia, inaspettatamente, lui rompe il silenzio con una domanda che mi coglie di sorpresa «Hai intenzione di chiedermi qualcosa riguardo a quanto successo con Giulia?».

Al solo udire il suo nome, il mio corpo si irrigidisce involontariamente, e lui se ne accorge immediatamente. Cerca di rassicurarmi, aggiungendo con premura «Devi sapere che non avevo la minima idea che avesse preso la collana. Prima della partita, l'avevo consegnata al coach, ma non sapevo affatto che lei l'avesse presa e avesse fatto credere che fossi stato io a incitarla a farlo. Credimi, non avrei mai permesso una cosa del genere». Mentre pronuncia queste parole, afferra la mia mano, e con uno sguardo sincero, continua «Non avrei mai fatto una cosa del genere a te. Sei troppo importante per me». 

In fondo al mio cuore, ho sempre saputo che lui era diverso, che non si sarebbe mai comportato come Marco, e che tutto quello che era successo era solo una creazione della mia mente, frutto dei miei timori e delle mie insicurezze. Tuttavia, ho scelto di ignorare i miei veri sentimenti e di credere a una bugia che mi ero autoconvinta, preferendo nascondermi dietro una falsa realtà piuttosto che rischiare di soffrire ancora una volta. Ho, nuovamente, permesso alle mie paure di oscurare la verità e di creare un muro tra noi.

Senza pensarci troppo gli dico «Il senso di inadeguatezza mi travolge quando gli attacchi di panico irrompono nella mia vita, quando le notti diventano teatri di insonnia e la calma si dissolve in un turbinio di emozioni. Sembra che il mio stesso corpo si faccia portavoce di qualcosa di insondabile, un linguaggio che non riesco a decifrare né a controllare. È come se una parte di me urlasse silenziosamente, richiamando l'attenzione su qualcosa di profondo, di annichilito, che richiede una risposta. Tutti dicono che devi fermarti ad ascoltare te stessa senza fare assolutamente niente. E poi sei arrivato tu. Non posso promettere che ogni giorno sarà privo di sfide o che la paranoia non farà più capolino nei recessi della mia mente. Sono consapevole che il cammino è impervio e che ci saranno momenti in cui mi sentirò smarrita. Ma su una cosa sono certa... Mi hai salvato da me stessa».

Battito D'aliWhere stories live. Discover now