Capitolo 31.2

701 98 11
                                    

Era da tanto tempo che non dormivo così bene. Mi stiro nel morbido letto matrimoniale, cercando di spostare suo il braccio. Con gli occhi ancora socchiusi, cerco di mettere a fuoco la stanza, ancora immersa nella penombra del mattino. La morbidezza delle lenzuola mi avvolge, rendendo difficile abbandonare quel dolce torpore.

Tuttavia, l'orologio digitale sul comodino cattura la mia attenzione e il mio sonno placido viene immediatamente interrotto. Con un movimento repentino, mi sollevo in posizione seduta e, senza rendermene conto, gli tiro una botta involontaria allo stomaco.

«Cavolo, Adele, vacci piano», brontola con un'espressione ancora intorpidita.

«È tardissimo», dico saltando giù dal letto di corsa. Prendo la felpa, precedentemente gettata a terra, e mi precipito verso la porta. Ma la mia fuga improvvisa viene interrotta quando mi trovo di fronte a Mattia e Nora, che mi guardano con un misto di stupore e curiosità.

Non riesco a dire una parola, ma dietro di me arriva Tommaso, ancora in boxer, che si sta massaggiando lo stomaco dove l'ho colpito. Appena si rende conto che sono ferma sulla soglia della porta, immobile come una statua, si rivolge ai nostri amici con un sorriso «Buongiorno. Dormite bene?».

Nora sembra prendere alla sprovvista la mia apparizione e apre e chiude la bocca ripetutamente, incapace di pronunciare una singola parola. Fortunatamente, Mattia riesce a trovare le parole giuste per rompere il silenzio imbarazzante «Benissimo. Stiamo pensando di andare a mangiare qualcosa.»

«Sì», dico senza pensarci un secondo. Nel frattempo, afferro il braccio di Nora e la trascino con me in bagno, chiudendo la porta alle mie spalle con un tonfo sordo.

«Ma che diamine...» non le do il tempo di terminare la frase, facendole un cenno per abbassare la voce.

«Mi vuoi spiegare che diavolo sta succedendo? E adesso basta con le stronzate.»

«Abbiamo solo parlato e dormito insieme stanotte. Diciamo che facciamo sesso qualche volta, ma nulla di più», la vedo sgranare gli occhi incredula.

«Non fare quella faccia. Non eri tu quella che fantasticava su questa storia?»

«Oh, porca miseria!», esclama Nora con troppo entusiasmo e con la voce un po' troppo alta.

«Quindi avevo ragione. Aspetta che lo scopra Mattia! Ah, Adele, ho appena vinto la scommessa. Sapevo che voi stavate nascondendo qualcosa. L'ho sempre saputo. Voi due insieme fate scintille».

«Nora, tra di noi non c'è niente di più che attrazione. Credimi, non sono il suo tipo».

«Continua a convincerti del contrario se ti fa stare meglio. Affronteremo nuovamente questo discorso in montagna. Adesso sto morendo di fame e tu hai decisamente bisogno di darti una sistemata. Giusto, dopo dobbiamo andare a comprare qualcosa per la montagna».

Arriviamo nel cuore della città, affamati e decisi a mangiare un panino veloce prima di dirigerci al negozio di articoli sportivi. Nora è un vero turbine di energia, saltella tra le varie corsie del negozio mentre la seguiamo, trascinando dietro di noi tutto ciò che vuole provare.

Finalmente arriviamo ai camerini, e i ragazzi ci aspettano pazientemente all'esterno. Decido di entrare con Nora, motivata a trovare un nuovo paio di pantaloni da sci, dato che quelli che ho sono ormai usurati. Proprio mentre sto cercando di trovare la taglia giusta, escono dalle cabine alcune ragazze. Il loro vivace chiacchiericcio si interrompe quando i loro occhi incontrano i miei.

«Ma guarda che coincidenza. Ciao Adele», la voce della mia ex migliore amica Valentina mi fa sobbalzare.

Le sue parole risuonano nell'aria come un eco del passato, riportandomi indietro nel tempo con un mix di nostalgia e inquietudine.

«Ciao Valentina», rispondo, ancora incredula per l'incontro inaspettato. Un'onda di emozioni contrastanti mi attraversa mentre mi sforzo di nascondere la sorpresa e la gioia mista a una leggera apprensione.

«Noto che anche voi state cercando qualcosa per sciare», fa una breve pausa e poi aggiunge, con un sorriso malizioso «Ma dai, non dirmi che passerete il Capodanno in montagna».

La sua osservazione colpisce come un fulmine. Quando ho accettato di passare il Capodanno in montagna, non avevo considerato l'eventualità che potessero esserci anche loro. In realtà, avevo persino dimenticato che Valentina possedesse una casa nella stessa località montana.

«Che coincidenza», dico con un tono neutro, cercando di mascherare la sorpresa che mi travolge.

Prima che possa dire altro, la voce di Tommaso ci raggiunge come una sveglia che ci riporta alla realtà.

«Ragazze, muovetevi!» esclama, il suo tono di voce impaziente rimbalza sulle pareti del negozio.

Tutte si voltano verso di lui, ma la loro attenzione viene prontamente distratta da una delle ragazze che si copre la bocca con le mani, come se avesse appena visto qualcosa di incredibile.

«Oddio, ma tu sei Speed!» esclama con una voce stridula e un misto di stupore ed eccitazione.

Mi guardo intorno, cercando di capire come faccia a conoscerlo. Poi, senza esitazione, Valentina si getta tra le braccia di Speed con entusiasmo contagioso.

«Non ci posso credere, è davvero un segno del destino. Stavamo appena parlando di te. Volevamo prendere i biglietti per la prossima partita», dice Valentina, gli occhi pieni di ammirazione.

Nora ed io ci sentiamo improvvisamente invisibili, le nostre presenze trascurate in mezzo a tutta quell'agitazione. Mentre osservo l'interazione tra loro, mi rendo conto che il mio segreto è stato scoperto, come se fosse stato svelato da una forza superiore.

Mentre gli altri parlano animatamente, sento un peso allo stomaco, una sensazione sottile ma palpabile che mi fa sentire fuori posto. Li guardo, ma sembra che il suono si offuschi, come se fossi spettatrice di una scena che non mi riguarda. Poi, la voce di Speed mi riporta bruscamente alla realtà.

«Honey, posso vedere come ti stanno quei pantaloni?», dice con il suo tono affettuoso e premuroso.

Valentina mi lancia uno sguardo carico di odio, come se le avessi rubato il suo giocattolo preferito. Nonostante la sua espressione ostile, trovo la forza interiore per rispondere con fermezza:

«Ma anche no».

Entro nel camerino e faccio un respiro profondo, cercando di liberarmi di tutte le emozioni che mi assalgono.

Mi dispiace solo che, nonostante il tempo trascorso, ancora riesca a farmi sentire così fragile.

Battito D'aliWo Geschichten leben. Entdecke jetzt