Capitolo 39.2

638 89 19
                                    

A volte vorrei poter tornare la ragazza di un tempo. Quella che riusciva a mangiare normalmente senza farsi tanti problemi. Ora ho solo tanti pensieri che mi affollano la testa, così tante paure e paranoie che mi impediscono di vivere al meglio ogni singolo istante.

Sono tesa, me ne rendo conto, ma sto cercando di comportarmi come mio solito. Quando varco la porta di casa, mi accorgo che gli altri non sono ancora arrivati. La luce soffusa del salotto crea un'atmosfera calda e accogliente, e il profumo di una cena appena iniziata si diffonde nell'aria.

«Scusa, forse sono arrivata troppo presto», dico, quasi come a cercare una giustificazione per la mia impazienza.

«Tranquilla, Mattia non riuscirebbe ad essere puntuale nemmeno se lo volesse», risponde Tommaso con un sorriso complice.

"Ah, di male in peggio. Se non riesco a ricomporre subito me stessa, questa sarà la serata più lunga della mia vita", penso preoccupata.

Tommaso, notando la mia inquietudine, cerca di tranquillizzarmi «Puoi portare le tue cose in camera mia, così poi mi puoi aiutare a finire di sistemare la tavola. Ti farà bene distrarti un po'».

«Certo», rispondo sollevata.

Mi affretto a scendere nuovamente in cucina. Appena entro, lo trovo ai fornelli, intento a cucinare qualcosa. Il vapore profumato si solleva dalle pentole, mentre il suono del cibo che sfrigola riempie l'ambiente. Resto a bocca aperta per un istante, affascinata dal suo impegno. Forse sto sognando, o forse mi sto semplicemente immaginando tutto, ma non sembra possibile che un ragazzo come lui perda tempo dietro a me.

La sua voce mi riporta alla realtà.

«Honey, hai intenzioni di rimanere lì, imbambolata a guardarmi oppure muovi il tuo bel culo e vieni a darmi una mano?», dice con un sorriso malizioso.

«Non ti stavo guardando», dico incrociando le braccia, cercando di nascondere la mia imbarazzata ammirazione, prima di dirigermi verso il tavolo della cucina.

Con attenzione e cura, aiuto Tommaso a sistemare gli ultimi dettagli della tavola. Posiziono le tovaglie, disposte con precisione millimetrica, e metto le posate accanto a ogni piatto. I bicchieri scintillanti risplendono al centro del tavolo, insieme ad alcuni fiori freschi.

Quasi ho finito di sistemare tutto, quando il suono del campanello squilla nell'aria, annunciando l'arrivo di Nora e Mattia. La loro voce animata si fa sempre più vicina mentre si avvicinano all'ingresso.

«Ragazzi, scusate il ritardo, ma lo sapete lui», dice Nora, indicando Mattia con un sorriso giocoso, «È peggio delle donne. Per farci perdonare, abbiamo preso il dolce».

La serata scorre tranquilla, e il mio senso di agitazione si affievolisce gradualmente. Il rumore delle loro risate riempie l'aria mentre ci uniamo attorno al tavolo.

Ad un certo punto, mentre aiuto Tommaso a portare in tavola il dolce, sento alle nostre spalle le risate dei nostri amici. Ci giriamo entrambi e li guardiamo con uno sguardo interrogativo.

«Che succede?» chiede Tommaso, passando lo sguardo da me a loro. Io scuoto la testa in segno di risposta, desiderando di capire cosa li faccia ridere.

«Nulla. Siamo abituati a vedervi litigare di continuo, quindi ci fa un po' strano immaginarvi così tranquilli», risponde Nora con un sorriso giocoso.

«Non litighiamo sempre», aggiungo cercando di difendermi.

«Tu dici?! Vi siete fatti la guerra fin dal primo giorno che vi siete visti. Vorrei ricordarti che non volevi nemmeno entrare in palestra, dopo aver scoperto che avremmo dovuto dividerla con loro», afferma Nora, lasciando trapelare il suo tono scherzoso. Mi ritrovo gli occhi di Tommaso addosso, cercando una risposta adeguata.

Mi affretto a intervenire per smorzare la tensione, dicendo «Ma che dici, ti stavo solo aspettando. Comunque direi che è arrivato il momento di mangiare il dolce. Che ne dite?».

La serata procede e poco prima di salutarli, Mattia interrompe l'atmosfera festosa con una notizia inaspettata «Giusto, Tommy, stavamo quasi dimenticando una cosa importante. Il nostro allenatore ha organizzato una piccola festa per festeggiare il risultato ottenuto. Non sarà nulla di particolare, ma possiamo invitare qualcuno».

Un senso di disagio mi stringe la gola. Mi secca la gola. Con la mente ripercorro la serata organizzata da loro nella quale non solo ho avuto uno scontro con il mio ex, ma ho anche versato in testa un bicchiere di acqua a Tommaso, dopo che mi ha "salvato", senza contare il fatto che il loro allenatore, mi ha conosciuto perchè ero in doccia con uno dei suoi ragazzi. Deglutisco a fatica, cercando di scacciare il ricordo scomodo che mi fa provare un misto di imbarazzo e rabbia.

Dopo aver salutato gli altri, mi rendo conto che siamo rimasti soli, solo io e lui. Un senso di agitazione inizia a pervadermi, facendo sì che il mio cuore batta più velocemente. Cerco di ignorare queste sensazioni cercando di tenermi occupata mettendo i piatti nella lavastoviglie.

«Adele, va tutto bene?» mi chiede Tommaso. Sentire il mio nome uscire dalle sue labbra mi fa un certo effetto.

«Certo, perché questa domanda?» rispondo cercando di nascondere l'evidente tremito nella mia voce.

«Perché stai mettendo anche le stoviglie pulite», dice ridendo. Il suono della sua risata riempie la stanza, mentre i suoi occhi scintillano di allegria.

Mi fermo improvvisamente, abbasso lo sguardo e mi accorgo che ha ragione. La mia distrazione era talmente intensa che ho finito per mettere anche i piatti già puliti nella lavastoviglie. Mi sento imbarazzata e provo a nascondere il mio imbarazzo portando una mano al viso.

«Scusami, dev'essere la stanchezza», riesco a dire, cercando di trovare una giustificazione per la mia distrazione.

«Tranquilla, eri talmente concentrata che non ho avuto il coraggio di interrompere il tuo lavoro», risponde Tommaso con una gentilezza disarmante. Il suo sorriso caloroso mi fa sentire un po' meno imbarazzata.

«Ah, grazie», rispondo, lasciando che anche un sorriso si dipinga sul mio volto mentre condividiamo una risata spontanea.

Riapro gli occhi e mi accorgo che Tommaso è molto vicino a me. Prende delicatamente le mie mani, facendomi appoggiare quello che ho in mano, e mi conduce verso il divano.

Con un gesto gentile, mi fa sedere su di lui. Mi sposta una ciocca di capelli dal viso, e i nostri sguardi si incontrano, intensi e carichi di significato.

«Dovresti ridere più spesso», sussurra, la sua voce un sussurro avvolgente.

Mi mordo un labbro, abbassando leggermente lo sguardo, mentre sento il mio cuore battere sempre più forte nel petto. Lui mi solleva il mento delicatamente per incrociare i suoi occhi con i miei.

«Dove è finita la ragazza che mi ha sfidato il primo giorno in palestra, quella che non si tira mai indietro?», chiede con tono sincero e una luce di curiosità nei suoi occhi.

La sua domanda mi colpisce dritto nel cuore, riportando alla luce emozioni che preferirei tenere nascoste. Mi prendo un istante per respirare profondamente, riunendo il coraggio per rispondere.

«Non è che sia scomparsa, ma ci sono momenti in cui i miei pensieri diventano un caos assurdo e in quei momenti la mia mente prende il sopravvento su tutto il resto. Ho imparato a dire "non importa" e ad andare avanti. Ho imparato persino a fingere un sorriso. Volevo solo mettere a tacere quella maledetta voce che ogni volta mi trascina giù, facendomi sentire come se non fossi all'altezza».

Con un gesto deciso, Tommaso mi fa scendere dalle sue gambe e, trascinandomi in camera da letto, mi mette di fronte allo specchio, posizionandosi dietro di me. Fisso i nostri riflessi nel vetro, notando ogni dettaglio che ci distingue, e rifletto su quelle parole che mi hanno toccato così profondamente.

«Perché pensi sempre di non essere abbastanza?», mi chiede, la sua voce piena di preoccupazione e amore.

Mi guardo negli occhi, cercando una risposta sincera, mentre la sincerità mi riempie il petto. «Te l'ho detto in passato. È a causa della persona che avevo accanto», rispondo con voce ferma, sentendo le emozioni scorrere attraverso di me, pronta ad affrontare tutto ciò che ne seguirà.

Tommaso si avvicina ancora di più, la sua presenza mi avvolge come una consolante carezza. «Adele, guardati allo specchio. Tu sei "abbastanza"», dice con determinazione e amore nella sua voce.

Battito D'aliWhere stories live. Discover now