Capitolo 40.2

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Le cose che odio di me? Odio ogni singola parte del mio corpo, dalla testa ai piedi. Ogni volta che mi guardo allo specchio, provo un profondo disprezzo per l'immagine che mi ritorna. Il riflesso mi mostra curve che sembrano fuori posto, una pelle che non è abbastanza liscia e imperfezioni che sembrano gridare al mondo intero. Sembra che non importa quanto mi sforzi, non sarò mai abbastanza. Questo senso di inadeguatezza si insinua dentro di me e mi strazia, rendendomi vulnerabile alla più piccola critica o gesto di disapprovazione. Eppure, c'è qualcosa che odio ancora di più di tutte queste cose messe insieme: è la sensazione costante di annegare, come se fossi intrappolata in acque profonde senza alcuna speranza di salvezza.

E così, mi sveglio all'improvviso, il cuore che batte furiosamente nel petto. Con uno sforzo, cerco di sollevarmi dal letto, stringendo le coperte tra le mani. I miei occhi vagano nel vuoto, mentre tutto sembra crollare intorno a me. Ma in quel momento di disperazione, sento improvvisamente delle braccia forti stringermi da dietro, avvolgendomi in un abbraccio protettivo che mi fa sentire al sicuro, come se quel gesto potesse scacciare le mie paure. L'istinto mi spinge a resistere, cercando di nascondere la mia vulnerabilità, ma lui stringe ancora di più, impedendomi di liberarmi. Mi lascio andare, finalmente in grado di rilassarmi, mentre la sua voce risuona nell'oscurità del letto «Adele, non sei sola. Sono qui con te».

Ancora incapace di parlare, alzo la mia mano e la poso sopra la sua, sentendo la sua presa forte che si unisce alla mia, come un legame invisibile che ci tiene uniti. Rimaniamo in silenzio per alcuni minuti, finché il mio respiro si calma e i muscoli si rilassano. Mi giro verso di lui, i miei occhi gonfi di lacrime, mentre le parole «Scusa» traboccano dalle mie labbra, mentre una lacrima solitaria traccia una strada sul mio viso, come una testimonianza silenziosa delle mie lotte interiori.

Ma lui mi interrompe subito, dicendo «Non devi mai chiedere scusa per queste cose. Non hai niente di cui scusarti». La sua voce è sicura e dolce, portando con sé una promessa di accettazione e comprensione.

Le mie lacrime continuano a scorrere, mentre cerco di spiegare «Quando ho detto che sono sbagliata, intendevo anche questo. Non sono perfetta. Mi sento rotta e penso che non possa essere riparata».

Mi guarda intensamente, i suoi occhi che penetrano nel profondo della mia anima, e mi dice «Adele, guardami. Non sei sbagliata. Non mi importa se a volte cadi, non mi importa quanto tempo ci vorrà perché tu possa fidarti di me, non mi importa di nulla. Mi importa solo di averti qui con me».

Le sue parole sono un balsamo per le mie ferite emotive, una melodia di speranza in un mondo di oscurità.

Nessuno mi aveva mai detto qualcosa del genere, e non mi riferisco solo al fatto che lui mi vuole. È il fatto che non gli importa se mi trovo in un momento di fragilità o se sono distrutta. Accetto le sue parole mentre le lacrime continuano a scorrere, e inizio a baciarlo. In quel bacio riverso tutte le emozioni che si agitano dentro di me, lasciando che i nostri respiri si intreccino in un ballo delicato e appassionato.

Senza separarci, mi muovo e mi posiziono sulle sue gambe, le mani afferrano i suoi capelli, come se volessi trattenere quell'attimo di intimità eternamente. Le sue labbra mi tolgono il respiro, ma nessuno di noi ha intenzione di arrendersi. Le sue mani esplorano dolcemente la mia pelle, lasciando una scia di brividi lungo il mio corpo, mentre io perdo lentamente il controllo, abbandonandomi alla passione che ci avvolge come un fuoco ardente.

«Non mi hai ancora detto se accetti l'invito a venire con me alla festa», mi sussurra sulle labbra, il calore del suo respiro che fa fremere la mia pelle.

«Devo controllare la mia agenda», dico sorridendo, cercando di nascondere l'eccitazione che mi sta travolgendo.

«Addirittura l'agenda? Dovrei darti una lezione, ti stai rilassando troppo, Honey», mormora.

«Rilassando? Mai. Non abbasso mai la guardia, Speed», rispondo, fissandolo negli occhi, l'attrazione che brucia tra noi come un fuoco incontenibile.

Con le mani sotto la mia maglia, inizia a farmi il solletico. Le lacrime che fino a poco prima scorrevano per la tristezza, adesso si sono trasformate in lacrime di felicità. Cerco di liberarmi dalla sua presa, ma non ci riesco.

«Ti prego, basta. Smettila, non ce la faccio più», dico continuando a ridere.

«Ti arrendi?»

«No», ma mi pento all'istante della mia affermazione, perché mi blocca e continua a farmi il solletico.

«Ok, ok. Basta, hai vinto tu», dico alla fine.

«Non mi basta. Voglio che tu risponda alla mia domanda. Vuoi accompagnarmi alla festa?»

«Va bene, basta che la smetti perché non ce la faccio più».

Finalmente si ferma, piano piano riesco a ricompormi e a smettere di ridere.

Vedo la sua mascella contrarsi leggermente, il suo sguardo che brucia di una passione incontenibile. Seguo il suo sguardo e noto il motivo del suo blocco. Indosso una sua maglia da allenamento, apparentemente enorme per me, ma sollevata drasticamente per colpa del suo agguato, lasciando scoperto il mio intimo di pizzo, un dettaglio provocante che ha acceso la fiamma del suo desiderio.

«Honey, questo è un colpo basso», ringhia, i suoi occhi che bruciano di lussuria.

«Guarda che la colpa è tua», dico, incrociando le braccia, una sfida scintillante nei miei occhi.

Il suo sguardo si accende di quella luce che conosco fin troppo bene, un misto tra desiderio e sfida. Senza esitazione, mi getto sopra di lui, il mio corpo che si fonde con il suo, accarezzandogli il petto con delicatezza.

«Ammetto che sarei tentata di vedere fino a dove riesci ad arrivare, ma vorrei farti notare che sono le quattro e tra qualche ora dobbiamo svegliarci per andare ad allenarci. Quindi, forse, è il caso di rimandare», sussurro, cercando di controllare il desiderio che mi consuma.

«Questa volta sei salva, ma la prossima volta non sarai così fortunata», minaccia, i suoi occhi che brillano di promesse peccaminose.

Mi addormento tra le sue braccia, una sensazione nuova e sorprendente, perché solitamente tendo a dare le spalle. È una cosa che non ho mai fatto nemmeno con Marco, il mio cuore che vacilla in un equilibrio instabile.

La mattina seguente, arriviamo insieme agli allenamenti, un'aura di mistero che ci avvolge.

Capisco subito che la giornata sarà infinita, nell'istante in cui apriamo la porta della palestra e ci troviamo gli occhi di tutti puntati addosso con la bocca aperta, il silenzio che avvolge l'intero ambiente.

Restiamo per un istante immobili, cercando di decifrare le loro espressioni, ma poi capiamo che il loro stupore è rivolto a noi due, che siamo praticamente uno accanto all'altro, con Tommaso che tiene un braccio sopra le mie spalle, un gesto possessivo che non passa inosservato.

Ci guardiamo, un'intesa silenziosa che parla più di mille parole, e con un movimento rapido, Tommaso fa cadere il suo braccio e ci allontaniamo, guardandoci con sguardo di sfida e desiderio, come ogni giorno, il nostro rapporto incandescente che brucia come una fiamma indomabile.

Una voce improvvisa ci fa sussultare, ci giriamo lentamente, quasi a non voler fare rumore, e ci troviamo di fronte allo sguardo severo di Stefano.

«Voi due, vedo con piacere che avete smesso di fare i bambini», dice con un sorriso compiaciuto.

Entrambi facciamo un cenno di assenso con la testa, troppo impauriti per pronunciare qualsiasi parola, ma il fuoco che arde tra noi continua a bruciare.

«Bene», dice Stefano, il suo sorriso che si trasforma in un'espressione seria, il suo sguardo che penetra fino alle nostre anime, «Quindi posso stare tranquillo che alla festa non succederà nulla, e quando dico nulla, intendo proprio nulla».

«Non si deve preoccupare», riesco ad affrettarmi a dire, ma il mio cuore batte velocemente mentre corro verso gli spogliatoi, lasciando Tommaso che mi sta fulminando con lo sguardo.

Ma perché mi ritrovo sempre coinvolta in qualche casino?

Battito D'aliWhere stories live. Discover now