32. Alla ricerca della libertà

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Chiudo la mano destra a pugno ben stretto e, senza rendermi conto, sferro un colpo al centro del vetro. Le presenze scompaiono lasciandomi solo e i cocci di vetro cadono sul lavandino mentre il sangue cola dalla mano. 

Sono riuscito a liberarmene, ma a quale prezzo? Provocarmi del male, non serve a riscacciare in un angolo il peso delle mie colpe. Dovrei sentire dolore, mi renderebbe vivo e soprattutto trasformerebbe il mio gesto in qualcosa di reale, tuttavia, non percepisco niente. 

Il rumore mette in allarme qualcuno, avevo dimenticato che ci fossero altre persone in soggiorno. Jessica e James compaiono alla porta; lei incredula si porta la mano destra sulla bocca e lui allarmato corre in mio soccorso.

‹‹Santo cielo, Chris. Cosa stai facendo?›› afferma James.

‹‹Niente.››

‹‹Ci operi con quella mano. Dannazione! Dove hai la cassetta del pronto soccorso?›› gli indico il mobiletto accanto al lavabo, lui lo apre e la recupera. Prende del disinfettante e lo passa sulla mano.

‹‹Che importanza può avere se...›› reprimo un lamento di dolore, un piccolo vetro è rimasto incastrato nella carne. 'Come è possibile? Due secondi fa non sentivo niente'. James cerca di levarlo mentre proseguo il mio discorso, ‹‹... se lei...›› mi fermo incapace di credere a una vita senza di Taylor. 

Dopo averlo tolto, crea una fasciatura e mi guarda dritto negli occhi. ‹‹Non ti deve passare nemmeno un secondo in quella testa. Taylor sarà di nuovo con noi. Non ti permetto di gettare via la tua vita.›› Fingo di ascoltarlo, i miei occhi sono spenti. James poggia le sue mani sulle mie spalle scuotendomi. ‹‹Mi hai sentito, Christian? Non ti lascerò crollare, se vai a fondo io verrò con te. E ti salverò, come hai fatto con me.›› Ricordare quei giorni difficili, mi desta dal mio senso di inquietudine. Annuisco accennando un mezzo sorriso e James ricambia. ‹‹Quella testa di cazzo non avrà la meglio, il detective Hale è il migliore nel suo campo. Gli spacchiamo il culo. Marcirà in una prigione per il resto della sua vita.››

L'abbraccio, un gesto che vale più di mille parole. Siamo fratelli e lo saremo fino alla fine. Jessica lo osserva con il luccichio negli occhi, come se quell'incoraggiamento fosse servito a entrambi. Mi svincolo dal contatto e James mi dà una pacca sulla spalla; tutti scendiamo al piano di sotto. 

Mi siedo sul divano e, dopo un po', ricevo la telefonata di Hale. Decido di mettere il vivavoce in modo tale da permettere a tutti di assistere alla conversazione. Mi ha chiamato per chiedermi di mantenere la calma in questa giornata, di attenermi al piano prefissato senza prendere iniziative e di portami qualcuno allo scambio. 

Gli chiedo la motivazione e lui afferma che serve solo a sostegno, nel caso in cui dovessi comportami in modo avventato. E come dargli torto, se sapesse che ho visto delle figure inesistenti riflesse su un specchio, mi darebbe del pazzo. 

Acconsento senza discutere. Inoltre, mi raccomanda di indossare i giubbini antiproiettile; non sappiamo se l'uomo possa essere armato, ritiene che è sempre meglio essere prudenti. Li ha lasciati appositamente ieri. 

‹‹Christian, devo esserci io! Ne ho il diritto!›› sbraita Jessica.

‹‹Bellezza, mi dispiace. Non è una buona idea›› interviene James.

‹‹Perché? Lei è mia sorella›› incrocia le braccia.

‹‹E lui un omone di centonovanta centimetri. Se dà di matto, non lo puoi fermare›› si avvicina a Jessica e la fa sedere sulle sue gambe.

‹‹So controllarmi, smettetela di preoccuparvi›› mi intrometto.

‹‹Sei solo convinto, non è così. Se il solo pensiero ti porta a spaccare uno specchio, cosa fai se hai lui davanti? Io ci sarò, che ti piaccia oppure no. E tu...›› si volta verso Jessica, ‹‹...dolcezza mia. Resterai al sicuro a casa. Morirei se ti succedesse qualcosa e lo sai bene›› le stampa un bacio sulle labbra, poi si gira verso di me con uno sguardo serio.

Dark TruthsWhere stories live. Discover now