2. Luce e buio - Part 1

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L' amore è come il fuoco:
illumina, riscalda, ma può 
anche distruggere. - Emanuela Breda

Taylor

Febbraio 2019

Gli anni passano ma il dolore resta. Un foglio bianco e una penna, le mie uniche armi per poterlo combattere. Il tempo ha affievolito la rabbia ma l'ha trasformata in nostalgia, quella caratterizzata dall'amara consapevolezza che il suo ricordo è sempre vivo dentro di me. 

In alcuni giorni mi sembra di crollare, di non trovare più il senso di tornare a sorridere. Ho uno squarcio talmente profondo da non essere riuscita a scovare la strada per ricominciare. Quel tormento martellante non lo provo solo io ma lo vedo riflesso nello sguardo di mio padre. 

Era sua madre, l'ha cresciuto ed amato durante un periodo in cui riuscire ad andare avanti nonostante la povertà, era un'impresa. Mio nonno era un umile contadino, lei invece una casalinga. Restavo sempre ammaliata quando mi raccontava il modo con cui l'ha conosciuto. 

Avevano circa cinque anni di differenza e nel lontano 1957 si sono incontrati per caso mentre lei si recava al mercato. Era una giovane e modesta ragazza dai lunghi capelli ramati che raccoglieva in una treccia, un viso marcato dalla stanchezza per il troppo lavoro che affrontava durante la settimana, degli occhi verdi smeraldo, un nasino all'insù e delle labbra carnose.

Quel giorno indossava un vestito azzurro rattoppato con delle pezze di svariati colori, quella stoffa la recuperava sua madre non appena trovava vestiti troppo rovinati da usare e delle scarpette basse nere. 

Trasportava con sé un cesto da utilizzare come contenitore per mettere la verdura. Si stava recando alla bancarella delle patate e accidentalmente si scontra con un giovine di bell'aspetto facendo cadere l'intera cassa dei tuberi. 

Con il suo modo spavaldo si scusa ed è lì che si accorge della sua bellezza: occhi blu come zaffiri, capelli biondi ricciolini e un sorriso perfetto. Fu un amore nato all'improvviso ma portato avanti nel tempo per circa trentotto anni fino a quando un tumore se lo portò via per sempre. 

È accaduto tre mesi dopo la mia nascita, motivo per cui non ho avuto la possibilità di vederlo e né di sapere com'era caratterialmente. Il suo modo di essere mi è stato tramandato dalle parole colme d'amore che la nonna proferiva durante i nostri pomeriggi trascorsi davanti a una calda tisana. La sua preferita era quella al gusto di liquirizia. 

Il mio sguardo malinconico presta attenzione al cielo che osservo dalla mia camera e delle nuvole grigie ben presto si tramutano in pioggia, rimango a fissarle come persa nel vuoto. Ogni singola goccia viene percepita dai miei sensi come un rumore assordante, quel rintocco mentre sbatte contro la finestra mi rende ancor più cupa. 

A volte amo ammirarla in quanto, serrando le palpebre, mi rilassa ma in questo momento la odio. Sono arrivata ad un punto in cui ogni direzione che prendo, mi conduce verso una meta errata: una vita dai mille colori ma dai svariati errori. 

Ci sono tante situazioni che stanno distruggendo la mia autostima: il liceo sbagliato, le porte chiuse in faccia tutte le volte che un datore di lavoro mi dice che sono inadatta e il sentirmi poco amata da colui che dovrebbe essere la mia roccia nei periodi più bui. 

La luce è molto lontana, è racchiusa in punti remoti del mio subconscio e combatte per fuoriuscire ma come un'ostinata la respingo nel suo angolino. Vivo in continua lotta contro qualcosa che non so nemmeno cosa sia. 

Quando ero bambina, avevo il desiderio di crescere in fretta. Volevo arrivare a quei famosi diciotto anni di cui tutti parlavano e avere la mia indipendenza, perché sentivo dentro di me il non essere capita dai miei genitori. 

Dark TruthsWhere stories live. Discover now