32. Alla ricerca della libertà

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Fossi una parola, saresti il mio "riproviamoci".

Stretto in gola, sussurrato, urlato.

Fabrizio Caramagna

Gennaio 2022

Christian

Ore 10.30

Il giorno dello scambio è giunto; il rintocco delle lancette dell'orologio continua a risuonare senza sosta provocandomi tumulti interiori. Ogni colpo è percepito come un rumore logorante. Il livello di ansia che sto provando in questo momento, non l'ho mai raggiunto. 

Non si manifesta nemmeno quando so di dover affrontare degli interventi complessi. Getto fuori respiri profondi cercando di placare l'agitazione. I muscoli compiono spasmi involontari, comandati da un'entità più forte di me. Cammino in soggiorno, avanti e indietro, senza fermarmi un solo secondo. 

I miei piedi sono caldi, dalle punta delle dita percepisco un calore che si irradia. Le mani sudano, non sanno trovare una loro collocazione. Prima le agito per raffreddarle e, sollevandole, mi pare di vederle tremare. 

Il cuore ha i battiti irregolari, dettati da un ritmo che rimbomba nel mio petto. Sospiro ancora una volta. La reazione del mio corpo è qualcosa di incontrollabile; vorrei che tutto fosse finito e che quella povera ragazza potesse essere già sana e salva.

Salgo le scale per raggiungere il bagno, mi avvicino al lavabo e getto dell'acqua fresca sul mio viso. Necessito di ritrovare un po' di calma, ho quella maledetta paura di non riuscire a evitare il peggio. Sono troppo coinvolto, ho quella sensazione di non trovare il modo di affrontarlo. Non ho paura di quel damerino, ma se non mantengo la calma, qualcuno può farsi del male: la mia Taylor. 

Alzo lo sguardo sullo specchio poggiandomi con i palmi e osservo il mio riflesso, vedo delle goccioline d'acqua che colano lungo le tempie. I miei occhi sono contornati da enormi aloni neri; non riesco più a dormire e, tra le notti insonni e il lavoro opprimente, credo di crollare se non la ritrovo. 

A un certo punto la mia immagine si sfoca, strizzo gli occhi; ora sono arrivato addirittura ad avere delle allucinazioni. Non comprendo come ormai non riesca più a gestire la mia mente. L'ho sempre studiata scientificamente, tuttavia, trattandosi di elementi psicologici, sono incapace di dare un freno ai demoni che si divertono a torturarmi. 

Quando ho perso Evelyn non mi è accaduto di sentirmi disorientato, distrutto certamente, ma mai giunto a ripercorrere le stesse sensazioni che mi hanno travolto quando ho visto la morte di mia madre. Il mio riflesso si tramuta nel me bambino, accanto compaiono le tre figure: Morte, Rimorso e Colpa. 

Le stesse che mi hanno trafitto l'anima quel giorno, denigrandomi sul pavimento gelido, mentre inerme mi lasciavo vincere. Sogghignano in modo spietato, sanno che stanno per attaccare l'ennesima volta; tutte hanno un compito preciso, ma all'unisono porteranno alla mia dipartita. 

Morte strapperà via un pezzo della mia anima –l'ultimo frammento di luce rimasto-, Colpa riuscirà a infondere dentro di me il dolore di avere messo una povera anima innocente in quella situazione e, infine, Rimorso attaccherà carico di crudeltà accusandomi di non dovere essere un medico. 

"Perché hai scelto questa stupida strada? Tu distruggi vite, non le preservi", cominciano ad accusarmi insieme ridendo di gusto. Ecco, ormai sono diretto verso quella strada: un labirinto senza via d'uscita.

All'improvviso una sensazione nuova inizia a farsi largo tra i meandri del mio subconscio, quel tipo di sentimento che cerco ti tenere a bada: la Rabbia. Ogni cellula urla, mi dice di agire e cambiare il destino infame che beffardo gioca con la vita; devo spezzare i fili di quel burattinaio che guida le redini del mio fato. 

Dark TruthsWhere stories live. Discover now