19. Complici

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Sembravamo fatti per essere incastrati,

come se nulla, prima di noi,

avesse mai davvero combaciato.

Leah Stewart

Taylor

Luglio 2019

Vi siete mai chiesti cosa sia realmente la felicità? È una parola così semplice, al contempo complessa da raggiungere. Basta un attimo e qualsiasi sorriso si può tramutare in amarezza o addirittura disprezzo. Eppure, ci sono momenti in cui bussa alla porta e siamo noi a non saperla riconoscere.

Da anni la sto cercando invano, tento di trovarla negli abbracci di Thomas o negli occhi sognanti del mio cagnolino ma sembra che non esista. Nonostante ciò, stanotte ho davvero degustato un briciolo del suo nettare: ha un dolce sapore di complicità, quella che vorrei riscontrare nel mio ragazzo, è bastato uno sconosciuto a trasmettermela senza nessuna pretesa.

Schiudo lentamente gli occhi, resto ad ammirare il soffitto della stanza, è bianco con delle lucine incorporate spente e, ai lati, ci sono le pareti di color grigio metallico. Solo allora, metabolizzo che non ho dormito a casa mia. Non mi ero resa conto di essere completamente nuda, ancora non realizzo quello che è accaduto.

Protendo le braccia sulla testa per stiracchiarmi e un enorme sbadiglio fuoriesce dalla mia bocca. La luce filtra tra le tende dalla finestra, non so che ore siano, probabilmente è presto. Quando il chiarore mattutino investe una stanza, mi sveglio sempre.

Le lenzuola profumano di lui, mi sembra di percepire il suo corpo ancora legato al mio che mi culla tra sogni e momenti di estasi. Ruoto la testa e lo vedo sdraiato di spalle mentre dorme beatamente, il suo respiro è rilassato.

Il suo fisico è perfetto: ha delle spalle enormi, dei muscoli ben definiti e, che dire del suo sedere, è talmente tondo che il mio sembra una tavola da surf. Allungo la mano e gli sfioro delicatamente l'incavo della schiena.

Chi mai avrebbe immaginato che una semplice ragazza come me, avrebbe avuto l'opportunità di conoscere un uomo meraviglioso come lui? Persa nei miei pensieri, vengo disturbata dal lampeggiare di un cellulare, distolgo lo sguardo dal quel corpo marmoreo.

È il mio, deve essere caduto dalla borsa la sera prima. Afferro i miei vestiti e mi rivesto velocemente, prima di capire chi mi stia chiamando. Ci sono dieci chiamate perse da Jessica, ho dimenticato di avvisarla. Scendo dal letto lentamente e cerco di risponderla sussurrando, voglio evitare di svegliare Christian.

‹‹Dove cazzo sei finita? Ti sto chiamando da ore ormai›› mi dice Jessica in segno di rimprovero.

‹‹Buongiorno anche a te.›› rispondo sarcastica osservando l'ora, sono circa le sette e mezza. ‹‹Sei caduta dal letto per caso?››

‹‹Anche simpatica? La prossima volta non ti copro se non mi rendi partecipe delle tue scappatelle.››

‹‹Hey, per chi mi hai presa sorella? Comunque scusa, hai ragione. Avrei dovuto avvisarti.››

‹‹Taci. Ho detto a papà che saresti rimasta da Maddison e ho chiamato anche lei per reggermi il gioco. Sei in debito con me. Scommetto che sei con il bell'omone sexy. Monella›› alza la voce per farsi sentire, credo proprio che sia iniziata la sua vendetta.

‹‹Shhh... non gridare. Ti sente.››

‹‹E chi se ne frega. Hey tu, vacci adagio che qui la ragazza non regge›› sogghigna con tono ancora più alto. Mi volto e lo vedo che mi osserva divertito, divento rossa dalla vergogna. ‹‹Mettimi in vivavoce, voglio parlare con lui.››

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