1. Mura bianche - Part 2

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L'uomo porta dentro di sé le sue paure bambine per tutta la vita. Arrivare a non avere più paura, questa è la meta ultima dell'uomo. - Italo Calvino

Christian

Febbraio 2019

È arrivato il momento di cominciare le visite del pomeriggio, prima di poter tornare a casa e riposare un po'. All'improvviso un senso di ansia invade il mio stomaco, capovolgendolo sottosopra.

Forse ho lavorato troppo, in fondo mi trovo qui dalla mattina ma ormai dovrei essere abituato a determinati ritmi.

Cerco di non badare molto a questa sensazione ed inizio il mio turno. Il primo paziente che incontro è Joseph, un dolce bambino che ha subito un incidente.

Nel mese scorso è precipitato dalle scale mentre sua madre si trovava in cucina a preparare il pranzo. Ha riportato una frattura unimalleolare, si tratta di una frattura caratterizzata dalla rottura di uno tra il malleolo tibiale e il malleolo peroneale.

In questo caso il secondo. L'operazione consiste nel riposizionamento dei frammenti ossei per poi saldarli per mezzo di viti. È stato obbligato a rimanere fermo per circa sette settimane, a breve sarà dimesso.

Non mi occupo di problematiche ortopediche, ci pensa il dottor Parker, ma la signora ha espresso esattamente le chiare intenzioni che finisse sotto le mie cure. Il giorno in cui è stato portato in ospedale ha inscenato un teatrino con urla contro il personale sanitario.

Per evitare qualsiasi problematica sono intervenuto cercando di rassicurarla che mi sarei occupato del caso, anche se l'intervento non sono stato io a eseguirlo. Entro nella sua stanza e lo vedo sofferente sul letto con accanto sua madre che lo tiene per mano.

Per un momento la mia mente torna indietro nel tempo. Rivedo quella scena, il suo modo di darmi conforto quando non avevo nulla ma in realtà possedevo tutto, mi sentivo amato.

Una vocina dentro di me mi dice: "Smettila di vagare con i pensieri, torna al tuo lavoro. Non dimenticare il motivo per cui sei qui." Maledetto mostro, credevo di averlo sconfitto in quella cucina. Scaccio i miei pensieri e torno a dedicarmi al mio paziente.

‹‹Buongiorno Jo, come stai oggi?›› gli parlo mentre mi avvicino al materasso. Il suo sguardo è quello di un bambino che vorrebbe essere in qualsiasi posto tranne che qui. ‹‹Possiamo controllare se va tutto bene?››

‹‹No!›› afferma convito.

‹‹Se farai il bravo, ti darò una caramella. Però ti raccomando, non dirlo a nessuno. Gli altri bambini potrebbero essere gelosi›› la mia speranza è che possa addolcirsi.

‹‹Quelle al cioccolato?››

‹‹Soprattutto quelle.››

Strizzo un occhio, quasi da fargli capire che è un segreto tutto nostro e allora si calma, diventando collaborativo. Inizia a sorridere, una nuova sfida è pronta per il piccolo Jo.

Ho reso una giornata da così noiosa ad emozionante per un bambino di soli otto anni. Gli controllo i valori delle analisi riportate sulla cartella clinica, gli osservo le ferite che ha sulla gamba cambiandone la fasciatura e noto che, anche se guariscono con molta lentezza, i segni di miglioramento sono già evidenti.

Ottimo lavoro Dottor Parker, sono fiero del mio amico. Infine con un gesto da vero pirata che nasconde un tesoro, gli porgo il cioccolatino tanto ambito e lui lo nasconde sotto il cuscino. Mi sussurra all'orecchio che lo mangerà la sera prima di andare a dormire, in questo modo nessuno lo vedrà.

Esco da quella stanza con una nuova luce, mi serviva dopo una giornata snervante. Chiamo la madre del bambino, le spiego la condizione di salute di suo figlio e le accenno che la settimana seguente, ci saranno buone possibilità che possa tornare a casa.

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