Capitolo 57

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Henry entrò in camera sua quella sera, aspettandosi Cirilla lì come le aveva chiesto ma invece sul letto vi trovò una giacca fatta a mano e un vecchio libro con un biglietto sopra: "Al mio Sol, possa questa luna guidarti nell'eclissi della tua esistenza. Con amore, Cirilla."

Henry sollevò la giacca, aveva una tasca interna grande abbastanza per nasconderci i suoi libri che tanto amava portarsi dietro. E i bottoni portavano la sua iniziale.

Se la provò e gli andava alla perfezione. Cirilla che era un disastro, gli aveva cucito un capolavoro e non aveva nemmeno sbagliato.

L'aveva fatto con amore?

Perché si sentiva qualcosa allo stomaco.

Henry raggiunse le sue stanze e bussò tamburellando forte contro la porta. Margaret rispose, il volto solcato dalle lacrime e un biglietto come il suo in mano.

"Dov'è Cirilla?" Henry realizzò ancora prima che lei potesse dirlo.

"Cirilla!" gridò Henry. Corse veloce verso le stalle e un tonfò gli fece crollare le braccia quando notò che Ruben non era lì.

No. Se n'era andata da Tristan?

Suo padre stava parlando con i consiglieri per un eventuale discesa in guerra quando vide suo figlio spaventato fare irruzione.

"Cirilla è scappata." Disse Henry e suo padre lo accompagnò fuori.

"Come scappata?"

"Non c'è nemmeno il generale, né il cavallo. Si è portata via tutto." Henry stava delirando ma non si sentiva più nulla dentro il corpo. Era un guscio vuoto e voleva smattare e gettare tutto per aria.

"Ne sei sicuro?"

"Sì." Ripeté Henry e le mani gli presero a tremare. "Come ha potuto andarsene così? Senza salutare? E se le succede qualcosa? E se qualcuno le fa del male? Io come la aiuterò?"

"Temo tu non possa." Cominciò sua madre seguita da Meria che sulla sua sedia entrò dopo la donna.

"Cirilla mi ha chiesto una mano per sgattaiolare fuori e io gliel'ho data. Vuole fare guerra al danese con tutto l'esercito che riesce a trovare a Mane. Non potevo rifiutarglielo, era sconvolta e temeva per il nostro regno."

"E l'hai lasciata andare? Lo sai che non ha possibilità?" ringhiò suo padre.

"Sì, ed è giusto che si assuma le sue responsabilità. È una donna adulta che vuole combattere per sé stessa. Una donna non può permettersi questo lusso ma Cirilla non lo può imparare se non lo prova sulla sua pelle."

"E se fossi stata io al posto suo?" sbottò Meria avvicinandosi alla madre.

"Tu hai una madre che ti impedirebbe di finire in disgrazia."

Henry gettò per aria le carte, i calamai, i fermacarte, tutto quello che c'era sul tavolo.

"Sono stato io a farla cadere in disgrazia. È colpa mia." Bottò finalmente Henry contro la madre. "Io le ho messo le mani addosso per primo. Io me la sono scopata più e più volte, lei non ci stava capendo nulla. Non ci ha mai capito nulla, madre. Ero io quello che aveva l'obbligo morale di salvaguardarla e invece se n'è approfittato. E vorrei dire che me ne pento, che se tornassi indietro non lo rifarei ma l'unica cosa che mi viene da dire è che non voglio niente di quello che è successo indietro. Farei l'amore con Cirilla duecento volte ancora e ancora e nessuna delle volte mi sentirei in colpa per ciò. Lo capisci che non sono perfetto? Lo capisci che Cirilla con la sua dolcezza e la tenerezza, mi ha mostrato qualcosa che nessuno mi aveva mai dato?"

"E cosa sarebbe mai?" domandò sua madre offesa.
"Affetto." Ammise Henry colpendo sua madre con quelle parole. "Amore incondizionato."

"Stai dicendo che io non ti ho mai mostrato certe attenzioni?" la madre si portò una mano al petto, sembrava sul punto di svenire.

"Tu mi credi invincibile. Mi tratti come una divinità e passi il tempo a vantarti dei miei successi piuttosto che a capirmi. Cirilla mi ha visto completamente a pezzi e mi ha accolto rotto e prosciugato tra le sue braccia. Voi non ci sareste mai riuscita madre. Mi avreste giudicato. Non siete capace di quel tipo di sentimento. Era faccia a faccia con la parte più brutta di me, e l'ha protetta. Riuscite a capire che livello di purezza che possiede quella ragazza e perché qualcuno deve proteggerla ad ogni costo?"

"Ti sei definitivamente bevuto il cervello se pensi che io non tenga a te. Se pensi che l'amore di quella ragazzina possa esser minimamente comparato al mio. Tua madre!" stava strillando la donna.

Allora Henry si calmò, una certezza gli scivolò addosso quando disse: "è questo il punto, madre. Non potete competere minimamente. Avete perso in partenza." E si diresse verso l'uscita piantandola lì.

Raggiunse le sue stanze e afferrò il bigliettino che Cirilla gli aveva scritto e lo gettò nel cassetto vicino al letto. Stava per richiuderlo quando tra le cianfrusaglie, trovò una lettera chiusa. La tirò fuori e la volse.

"A Cirilla." Lesse e si ricordò. Era la lettera che suo padre le aveva scritto il giorno in cui era morto. Lui gliel'aveva tolta perché Cirilla l'aveva stropicciata e rischiava di strapparla e se l'era messa nella giacca. Doveva averla dimenticata lì da allora.

Non doveva ma decise di aprirla e leggerla.

Sentiva che avrebbe potuto usare un qualsiasi aiuto possibile.

"Cara Cirilla,

Sono la mamma." Henry non riuscì più a metterla giù.

[1]Måne - La Dea Luna [hs] - AU  - MatureWhere stories live. Discover now