Capitolo 43 - My lover is the sunlight

37 4 8
                                    

***la canzone per questi due è difficile da trovare. Aiutatemi. also, ho scelto questa dopo 200 canzoni solo per il meme****


Nel giro di mezz'ora dopo che il messaggiò fu mandato, si presentò il principe, che trovò una Cirilla esausta ed esangue che si trascinava tra le file di malati senza ormai comprendere più quello che stava facendo.

Le infermiere si inchinarono a sua altezza, che si mosse come una divinità tra loro cercando Cirilla.

Quando la fanciulla lo vide, si pulì la fronte e gli riservò una riverenza traballante come per prenderlo in giro e poi tornò al fianco di un ragazzino che stava aiutando facendolo bere qualcosa di caldo per fermargli la tosse.

Henry si mosse per prenderle la mano quando ebbe finito ma Cirilla si ritrasse terrorizzata.

"Non dovete toccarmi, Henry." Lo ammonì allontanandosi. Aveva paura di infettarlo.

"Il re mi ha mandato a dirvi di tornare a casa." Le intimò Henry, lei gli fece un sorriso derisorio e continuò a muoversi.

"Dite al re che se ci tiene, dovrà venirmelo a dire di persona." Lo provocò portando via una bacinella sporca di sangue e versandone il contenuto fuori dal castello per poi lavarsi le mani in una con acqua pulita.

"Meria non sta molto bene." Ammise Henry e lei si fermò finalmente, voltandosi verso di lui con una domanda implicita.

"Non ha nulla. Sembra solo tremendamente stanca. Non ha nemmeno la tosse." Aggiunse Henry e spiegò alla fanciulla che spesso Meria si sentiva esausta era una conseguenza che aveva dall'incidente. Questo tranquillizzò Cirilla che dopo un sospiro secco.

"Margaret mi ha pregato di portarvi questo." Era una cesta piena di dolci. Cirilla accompagnò Henry nella chiesetta dove la sera prima avevano litigato e con calma si sedette in una delle file ancora intatte a guardare il sole che calava velocemente e le vetrate colorate cominciare a perdere la loro intensità.

"Nella mia terra, non abbiamo l'usanza di pregare il vostro dio. Ma da quando c'è stata questa pandemia, mi sono ritrovata a passare qualche minuto in questa chiesa ogni sera. Chiedendo aiuto a chiunque voglia ascoltarmi per porre fine a tutto questo."

"Molto ammirevole pregare per un popolo che non è nemmeno il vostro." Voleva essere un complimento tuttavia Henry lo aveva detto con un po' troppa velocità e Cirilla era troppo stanca per non prendere a male qualsiasi cosa.

"Se la famiglia reale non lo fa, qualcuno deve pure farlo." Lo colpì Cirilla, Henry la stava guardando con sguardo affilato adesso.

"Qui le cose sono diverse, Cirilla. La gente non vede di buon grado che una fanciulla di buona famiglia si immischi in certe faccende." La rimproverò. Cirilla si sollevò e lo guardò lì, pulito come un fiore che se ne stava al centro della navata come se tutta quella tragedia fosse estemporanea al suo essere.

E provò tanta rabbia.

"Non esistono certe faccende in tempi come questi. Non esiste decenza né etichetta. Qui è solo usanza generale fregarsene delle persone. Avete perfettamente ragione." Sputò allontanandosi verso l'altare.

Henry la inseguì perché non voleva lasciarla andare senza avergliene cantate di santa ragione.

"Siete una stupida, che si caccia sempre in situazioni pericolose. Dovunque andate, succedono sempre disastri. Siete una calamità naturale." Cirilla era arrivata all'altare in pietra bianca quando si volse con una mano allo stomaco.

Henry si fermò sul posto quando notò il volto di Cirilla che era baciato dalla luce della luna che penetrava dal soffitto aperto. Stava piangendo.

Cosa aveva fatto?

"Lo so bene di essere un disastro." Disse Cirilla cercando di asciugarsi le lacrime con la manica. Erano troppe, non sarebbe mai riuscita a raccoglierle tutte. "So anche che mio padre è morto per colpa mia. L'ho condannato io. Così come ho condannato la vostra gente. Non succede mai nulla di buono quando ci sono io. Avete proprio ragione."

Henry non riusciva a muoversi. Era un deficiente e si maledisse in tutte le lingue che conosceva

"Cirilla."

"Dovete andarvene Henry. Siete stato graziato molte volte, non potrà salvarvi sempre questa vostra fortuna. Andatevene adesso, che siete in tempo."

"No." Fu come un tuono che echeggiò tra le rocce.

"Non potrei perdonarmelo se dovessi fare del male anche a voi, Henry. Se qualcosa di brutto accadesse a voi, non credo potrei sopportarlo. Siete sempre stato gentile con me, non lasciate che vi faccia del male."

Henry azzerò la distanza e quando Cirilla cercò di divincolarsi per evitarlo, Henry le afferrò le guance e la tenne ferma. Aveva il disperato bisogno di metterla apposto, proprio come lei aveva fatto quella sera quando era entrato in camera sua e aveva pianto cercando aiuto.

Cirilla gliel'aveva dato senza fare domande.

Lui era solo più egoista di lei. Desiderava riportare la primavera negli occhi di Cirilla e ne voleva un pezzo per sé.

Le prese la nuca e la baciò, facendola sussultare al tocco avventato.

Aveva scoperto che, per quando avesse bisogno Cirilla di tirare fuori quelle cose, proprio non sopportava di vederla piangere. Gli faceva mancare l'aria nei polmoni e il suo cuore gli doleva in maniera straziante.

Giurò che mai l'avrebbe fatta piangere ancora.

Cirilla avvolse i polsi di Henry con le proprie dita, aveva gli occhi spalancati e non sembrava volersi allontanare.

Era sotto shock e anche Henry, una volta resosi conto di quello che aveva fatto, si fece indietro immediatamente.

Cirilla aveva il fiato corto e aveva smesso di piangere, confusa per il gesto di Henry.

"Io, vi chiedo scusa. Non so cosa-"

Henry non riuscì a finire la frase. Questa volta era stata Cirilla a ricercare la sua bocca. Lui la accolse disperato e questa volta, il bacio fu vero e ricambiato da entrambe le parti. Henry lo approfondì con lentezza, assaporandolo fino in fondo.

Era come un'onda, che lavava via tutto il male del mondo.

Cirilla non era mai stata baciata così. Si sentiva in tumulto e il suo ventre stava chiamando Henry a gran voce. Le mani della fanciulla corsero tra i capelli di Henry e si intrecciarono con i riccioli del ragazzo che gemette di piacere al tocco.

La tirò su prendendola per le gambe e si avvicinò all'altera dove la luce della luna sembrava richiamarli.

Henry si sentì in pace.

Aveva smesso di tormentarsi. Aveva smesso di odiarsi.

Si sentiva a casa tra le braccia di Cirilla e voleva rimanerle così vicino il più a lungo possibile.

Quando Cirilla si allontanò, rompendo il loro incontro, non lo spinse via.

Cirilla guardò i bellissimi occhi di Henry che riflettevano la luce lunare, sembrare quasi brillare sotto un qualche effetto magico.

Henry le aveva tolto il respiro e lei sembrava affamata di un qualcosa che non aveva mai provato prima.

Era quello pensò, che stava ricercando quando Tristan l'aveva baciata?

La famigliarità. Il sapore dolce della rassicurazione. Della sicurezza?

Le dita si mossero verso il colletto della camicia di Henry e la aprirono con dita tremanti.

Henry abbassò lo sguardo verso le mani di Cirilla e la lasciò fare. Poteva fare quello che desiderava. Era l'unica donna alla quale avrebbe concesso qualsiasi cosa. Realizzò.

Almeno per quel momento.

Cirilla si piegò e con un movimento fluido, gli morse piano il collo. Henry si sentì scuotere fino alle radici del suo essere e con un colpo dell'indice aprì il corpetto di Cirilla. Ricercò le labbra della ragazza mentre lei lo aiutava a disfarsi dei vestiti. Henry stava impazzendo così tanto, che arrivò a strapparle la sottoveste in due prima di disfarsene.

"Cirilla." La ammonì Henry ma si zittì quando la vide senza vestiti bagnata di una luce celestiale e con i capelli sciolti pronta per lui. 

[1]Måne - La Dea Luna [hs] - AU  - MatureWhere stories live. Discover now