Capitolo 34

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"Non si merita le vostre lettere." Confessò Henry e guardò Cirilla di traverso. Lei si toccò il polso interdetta e sospirò esausta.

"Lo so. Ma è mio dovere scrivergli." Ammise avvicinandosi ad Henry.

"Voi non gli dovete nulla." Replicò Henry e con uno scatto, afferrò la mano di Cirilla. Cirilla sussultò al contatto con il corpo marmoreo di Henry e si scrutarono così vicini che Cirilla sembrò di respirare la stessa aria di Henry.

"Non voglio mancarvi di rispetto, Henry. Ma non sono affari vostri quello che faccio con il mio futuro sposo." Aveva cercato di dirlo con il tono più dolce possibile, aveva fallito miseramente.

"Lo sono quando ci vengo tirato in mezzo." Aveva ragione. Cirilla non aveva voluto ma Henry era diventato parte di quella pantomima quanto lei e sapeva che Tristan ce l'aveva con lui.

"Io, posso cavarmela da sola." Tirò via il foglio dalle grinfie di Henry e si chinò a raccogliere il calamaio da terra, posizionandolo perfettamente dritto accanto al pezzo di carta.

"L'ho visto." Disse in tono velenoso Henry prendendola in giro. Cirilla incrociò le braccia al petto e si fece avanti.

"Non ho bisogno di nessun principe azzurro che mi salvi. Siete voi che insistete nel farlo."

"E voi continuate a mettervi in situazioni che richiedono un principe azzurro che vi aiuti." La provocò e si guardarono in cagnesco per molto tempo.

"Non mi pare che sia io quella ad essere ubriaca, al momento."

"Sono comunque più padrone di me da sbronzo di quanto non lo sia quel damerino danese che strilla ogni volta che una cosa non va come gli pare." Cirilla gli puntò un dito al petto e lo spinse, facendolo barcollare indietro.

"Non osate offenderlo. Non ne avete alcun diritto. La situazione a cui è stato sottoposto non rende nulla tutto ciò facile per nessuno. Dovermi dividere con estranei e sentire la gente che sparla di me dandomi della pazza non è una cosa semplice da gestire."

"è proprio questo il problema, Cirilla." Henry recuperò l'equilibrio e senza farsi alcuno scrupolo le bloccò il volto tra le mani, costringendola a guardarlo. "Non dovrebbe curarsi di nessun altro oltre che di voi. Invece lui pensa alla decenza, al decoro e non si accorge che il bellissimo fiore che ha strappato via dalla sua amata terra, sta appassendo per mancanza di cure." Cirilla divenne paonazza e si offese per le parole di Henry.

Lui non voleva ma involontariamente, le aveva dato una visione sul futuro che avrebbe avuto insieme a Tristan e questo l'aveva spaventata. Non voleva vivere un matrimonio senza amore, non voleva un marito estraneo.

Così rispose al colpo con la stessa veemenza.

"Perché non mi dite invece, cosa vi sta succedendo e perché sono due notti che vi presentate nelle mie stanze come un cucciolo alla ricerca di cure?" Henry abbassò lo sguardo e Cirilla si sentì subito in colpa per averlo chiesto. Solo la domanda sembrava averlo ferito tanto.

"Perdonatemi, Henry. È stata una giornata molto lunga." Henry le lasciò la mano che poi lei posò sulle sue guance in modo che il principe vedesse con quanta sincerità era preoccupata per lui e che non era più arrabbiata.

"La colpa è mia. Vengo nelle vostre stanze senza preavviso mettendovi in grave pericolo. Però non so dove altro andare quando mi sento così. Vi ho cercato nelle stalle, sapete?" Cirilla gli accarezzò il viso con fare amorevole, Henry si sciolse sotto quel tocco.

"Siete proprio una bella persona, Henry." Cirilla era sincera e per questo Henry la avvertì come lo schiaffo che aveva bisogno. Non sapeva perché lo aveva detto, ma la principessa credeva proprio che Henry avesse la necessità di sentirselo dire.

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