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Mi stiracchio sulla sedia del tavolo da giardino inalando l'odore di prato bagnato che aleggia nell'aria, ho il collo un po' indolenzito dalla notte trascorsa con Christian. Stare con lui a cavalcioni mi ha portato ad avere un dolore lungo tutta la schiena per via della posizione in cui ci trovavamo. Lui ancora dorme come un sasso e sono felice non abbia avuto altri incubi; l'ho osservato a lungo questa mattina prima di alzarmi, era bello da morire con la luce del sole che filtrava appena dalla tenda e illuminava il suo corpo da adone. I capelli scompigliati e ciocche ribelli dorate adornavano il suo viso dalla pelle liscia e morbida, mi ritorna in mente ogni particolare: l'accenno di barba perfettamente tagliata rendeva il suo aspetto più grande e mascolino mentre le palpebre sigillate con le ciglia lunghe e all'insù contrastavano il tutto dandogli un aspetto apparentemente angelico.
Il corpo, definito, a tratti colorato dall'inchiostro, la pelle punteggiata da piccoli nei e l'addome delineato dai muscoli adesso rilassati adesso contratti, mi ipnotizzavano e mi ipnotizzano ancora adesso mentre guardo il tavolo apparecchiato e la sua immagine diventa sempre più vivida nella mia testa. Il respiro, finalmente regolare e rilassato faceva muovere il lenzuolo che copriva dall'ombelico in giù. Mi mordicchio le labbra e cerco di scacciare un po' di quei pensieri peccaminosi che mi sfiorano la mente. Non credevo di poter fare questo genere di pensieri.
A volte mi sento come se gli altri potessero leggermi dentro e mi accorgo di arrossire come una ragazzina, tuttavia, la sagoma di Agnese che si muove agilmente dalla cucina al giardino fanno fumare l'immagine di Chris che mi tortura da quando ho lasciato il suo letto. Provo a non far notare il mio imbarazzo che comunque non potrebbe comprendere, tuttavia mi concentro a vedere Agnese preparare un mucchio di pietanze per la colazione e insisto più volte per aiutarla ma mi minaccia costringendomi a stare seduta.
«Agnese», la chiamo.
Si volta a guardarmi con aria serena aspettando che prosegui con la mia richiesta: «ma il signor Andrea farà la colazione con noi?» domando provando a prepararmi a cosa assisterò questa mattina.
«No, il signor De Luca si è alzato presto, ha fatto colazione, un po' di palestra e poi è uscito ad accompagnare Francesco alla sua gara di nuoto per poi passare in ufficio. Ma la signora Amelia sarà qui con noi tra pochi minuti» mi informa continuando a sistemare la tavola.
Alzo le sopracciglia, «Si alza molto presto» osservo ad alta voce pensando al padre di Chris.
«La sua sveglia suona sempre alle 5:46», spiega come se fosse una routine.
«5:46? Perché?» chiedo troppo curiosa.
«È una persona che ama organizzare le sue giornate» dice semplicemente andando in cucina, per poi ritornare dopo qualche minuto con un vassoio stracolmo di muffin al cioccolato e all'arancia.
«Passata una buona nottata?» Domanda lei osservando probabilmente le mie continue  smorfie di dolore mentre stiracchio il collo e lo sfrego con enfasi.
«Si, grazie», dico bevendo un sorso di spremuta fatta da lei, con le arance del suo piccolo orto che ama tanto promuovere.
«Il letto era comodo?» indaga ancora e capisco dove voglia andare a parare.
Le sorrido un po' in imbarazzo e declino la voce nella mia testa che mi intima a mentirle e rispondo invece: «Ho dormito con Christian, ma non è colpa del letto ma della posizione», spiego e la sua faccia sorpresa mi fanno ripensare alle parole dette. Strabuzzo gli occhi e le mie guance si colorano di un rosso fuoco.
«Non intendevo dire... cioè, no-non intendevo dire che... io... non... cioè non abbiamo fatto niente» balbetto nel panico gesticolando freneticamente.
La sua faccia divertita mi fanno sentire ancora più a disagio e mi faccio piccola piccola mentre lei trattiene a stento una risata.
«Non preoccuparti Federica, sono felice che abbiate dormito insieme. Sei la prima ragazza che dorme nel suo letto!» dichiara e vorrei chiedere come lo sa ma evito perché so che me ne pentirei.
Sorrido ancora ma il mio abbozzo si spegne quando dice: «Non è facile dormire con lui, soprattutto quando i sogni diventano violenti».
Lei sa dei suoi incubi? Pare leggermi nella mente e infatti esordisce con: «Quando era piccolo faceva brutti sogni tutte le notti e a volte più di uno, era difficile calmarlo ma col tempo ha imparato a gestirli e sono felice che capitino meno frequentemente ma a volte sono molto violenti, prima dormivo con lui, ma adesso non vuole neanche più parlarne. Evita sempre il discorso ed è difficile provare a capire cosa prova o cosa sogna. Ma sono davvero contenta che ti abbia lasciato dormire con lui, l'ho sentito questa notte ma per fortuna c'eri tu...».
«Quando ero più piccola ho avuto anche io degli incubi dovuti ad un incidente e dopo di me anche mio fratello ne ha subìto e ancora oggi gli capitano. Non ho mai visto persone però vivere situazioni come quelle di Christian, a volte penso che non riuscirei a sopportare quello che passa ogni giorno e mi sento in colpa quando non so o non riesco ad aiutarlo, ma poi mi convinco che in qualche modo standogli vicino posso contrastare queste emozioni e farlo stare bene... almeno per un po'» cinguetto fissando i suoi occhi grigi.
«Sei una bella persona Federica, meriti l'amore di Christian, quell'amore che hai assaggiato poco. Lui è una persona estremamente enigmatica, difficile da capire e a tratti ingestibile. Lui non ama, lui vive per quella persona. Lui dona la sua anima e il suo cuore. Per questo ha bisogno di essere capito, ma soprattutto accettato.»
Annuisco ascoltando i suoi consigli, Agnese lo conosce meglio di chiunque altro, perché lui si è fidato di lei e le ha fatto vedere com'è realmente. Conosce anche i lati più oscuri, che io vorrei che mi svelasse ma dal un lato vorrei che fosse lui a parlarmene.
«Quando era più piccolo ha fatto degli errori per riuscire a sopravvivere, si è lasciato corrompere da quella parte oscura di sé e questo lo porta a giudicarsi ogni giorno perché si sente sporco, ma la verità è che ha bisogno di perdonarsi e amarsi, ma... solo una persona come te può fargli capire che una seconda possibilità può aiutarlo a salvarsi dai suoi stessi demoni» mi dice accendendo in me una speranza che pensavo di non avere più, dopo le innumerevoli parole di Christian che hanno spento quel sentimento.
«Perché si odia così tanto? Cosa ha passato per diventar...» sto dicendo quando dei passi e lo sguardo complice di Agnese mi intimano a fare silenzio.
Appare il magnetico incasinato con l'espressione assonnata e uno sguardo sorridente sul viso, è di buon umore anche dopo quella nottata.
«Stavate parlando, o dovrei dire sparlando di me?» chiede avvicinandosi al tavolo per osservare il cibo preparato da Agnese.
«Ma buongiorno anche a te, dormiglione» lo prende in giro lei mentre Chris afferra un cornetto e lo addenta divorando la metà in un solo boccone.
Dopodiché, mi guarda per un istante, per una frazione di secondo penso di aver distrutto il suo buon umore con la mia presenza, ma subito dopo stenta un sorriso dolce che arriva fino agli occhi verdi e lucidi come due pozze d'acqua. Si siede difronte a me — non prima però di aver stampato un bacio sulla guancia di Agnese — finisce il suo cibo e continua a fissarmi mentre la donna più dolce del mondo gli propone diversi menù per il pranzo.
«Quello è un mio pigiama di quando avevo circa quindici anni» mi informa ed io mi guardo il pigiama indosso con gli scacchi, che fino ad adesso avevo poco calcolato. Carezzo la stoffa pensando al fatto che sto indossando qualcosa di suo senza saperlo.
«Carino», commento facendo sentire la mia voce solo adesso da quando ha messo piede in salotto.
«Che programmi hai per la giornata?» mi domanda prendendo adesso un muffin al cioccolato.
«Io?» chiedo a mia volta per essere sicura che stia parlando con me.
Chris annuisce ed io mi guardo intorno in cerca del suo malumore che arriverà presto, ma mi godo il suo bel sorriso così ci penso su e dico: «be' devo andare in stazione a prendere mia madre e mio fratello».
Alza le sopracciglia mentre scarta la carta dal muffin e raccoglie qualche briciola dal piatto infilandola in bocca.
«Vuoi che ti accompagni?»
«Non preoccuparti, avrai altro da fare, ci andrò con mio zio Adam» spiego strofinando le mani visibilmente nervosa.
«E per pranzo?» insiste addentando la sua colazione.
Agnese ci raggiunge con delle tazze, posa uno davanti a Christian e l'altro ad un posto vuoto.
«The verde hai detto?» fa lei indicandomi.
Annuisco e la ringrazio con un segno del capo mentre lei sparisce nuovamente in cucina.
«Quindi?» mi canzona impaziente.
«Quindi cosa?»
«Per pranzo...» ribadisce bevendo un sorso della sua bevanda preferita.
Sento il caramello da qui e vorrei chiedergli di farmela assaggiare ma lascio perdere e trovo una scusa per declinare.
«Preferisco tornare a casa, devo sistemare e fare una doccia prima di partire».
«Capisco!» esclama senza insistere, non sembra neanche lui.
«Perché non mangi?» continua ancora.
«Aspetto il the e Amelia, arriverà a momenti» quando credo che il nome della sua "matrigna" potrebbe infastidirlo, lui invece esordisce con: «Allora aspetterò anch'io».
Aggrotto la fronte e lo guardo titubante mentre ripone il suo muffin sul piattino in ceramica e si mette a braccia conserte.
«Ah! Volevo darti una cosa...» brontola alzandosi in piedi e sparendo per qualche minuto, quando ritorna nella mano destra ripone qualcosa che prima di sedersi fa cadere sulle mie gambe. Sono tre cioccolatini del Cake Village, il negozio di dolci di Lea. Ha preso questi cioccolatini per me?
«Non mi hai detto quale preferisci così te li ho presi nuovamente tutti e tre!» dichiara bevendo un altro sorso della sua bevanda preferita.
Osservo i cioccolatini a forma di margherita e guardo la farcitura dietro sapendo benissimo qual è il mio preferito: «Bianco con arachidi, al latte con caramello ed infine fondente con riso soffiato» leggo ad alta voce ringraziandolo alla fine per il gesto.
«Mi sono piaciuti tutti e tre, ma ho preferito...» dico quando lui mi interrompe finendo per me: «Indovino io... hai amato il bianco perché ami gli arachidi però ti piace anche il fondente perché preferisci il cioccolato fondente a quello bianco, però quello a latte è anche buono perché dopo aver assaggiato questa bevanda hai rivalutato il caramello... giusto?» spiega conoscendomi più di quello che pensavo.
«Mh... ma non mi hai detto quale ho preferito in assoluto» gli faccio notare.
«Probabilmente avrai preferito il fondente perché mangi cioccolato in una quantità disumana».
Lo guardo scioccata mentre lui se la ride.
«Come fai a saperlo?».
«Ho imparato a conoscerti Federica, sei un libro aperto per me», sentenzia fiero di sé.
«Non sentirti troppo vincente... Non ho preferito il fondente ma da come li ho assaggiati ho un debole per quello al latte».
«Oh» fa sorpreso.
«Meglio, ho vinto doppiamente perché senza di me non avresti rivalutato il caramello», risponde in un sorriso.
«Hai sempre la risposta pronta tu, eh» cinguetto spazientita.
Lui si stringe nelle spalle ma prima di poter replicare la figura elegante e slanciata di Amelia ci regala il suo buongiorno raggiante, palesandosi in un abito nero molto semplice, decorato solo da una collana di perle così pesante alla vista da ricordarmi il mio male al collo.
Christian sorprendentemente ricambia con un cenno del capo e un abbozzo mentre io le rispondo un «Buongiorno» seguito da un sorriso timido.
«Fate colazione?» chiede retoricamente.
«La stavamo aspettando», faccio sentendomi come una corda di violino pronta a staccarsi.
«Oh, grazie. Mi accomodo con voi allora» dice guardando anche Christian in attesa di conferma.
Lui non replica ma annuisce quando lei rimane in piedi facendoci piombare per qualche instante in un silenzio imbarazzante.
«Dammi quel tu» mi ricorda non appena prende posto dove è poggiato il suo bicchiere di centrifuga.
Poco dopo arriva anche il mio the e riempio il mio piatto di buon cibo preparato dolcemente da Agnese, provo un po' di tutto ma mi riempio subito dopo un muffin e una omelette. Stranamente la colazione va bene e Christian sembra partecipare anche alla conversazione che avviene tra me e Amelia. Risponde quasi a monosillabi ma riesce a non cambiare radicalmente umore e a mangiare senza sbraitare per tutta la durata della colazione.
Poi, dopo aver convinto a stento Agnese ad aiutarla a sparecchiare e aver salutato Amelia che si è diretta velocemente in ufficio, mi rifugio in camera per cambiarmi.
Scrivo a mia madre e a Charlotte mentre mi sistemo velocemente — tanto tornata a casa mi sarebbe aspettata una doccia bollente per rigenerare la mente e ripensare a tutto quello che è successo —, così, dopo essermi presa qualche minuto a capire il comportamento di Christian spalanco la porta per scendere di sotto ma la sua sagoma mi invade facendomi vacillare. Indietreggio di un passo mentre lui rimane a osservarmi in silenzio.
«Non volevo spaventarti» mi dice.
«Tranquillo, sto bene», faccio guardandomi intorno.
«Vai via?» mi domanda ancora.
«Credo di sì, ho alcune cose da fare».
l'imbarazzo mi inghiotte, mi sento così nervosa sotto al suo sguardo attento.
«Cioè?» fa lui ma dalla sua espressione noto il pentimento della domanda.
«Te l'ho detto, devo andare a prendere mia madre alla stazione».
Lui annuisce e si sposta per farmi passare.
«Cosa hai fatto al collo?» Continua con le domande senza dirmi davvero perché è qui.
«Avrò dormito male» rispondo mentre si mordicchia le labbra nervosamente.
«Devi dirmi qualcosa?» chiedo provando ad arrivare al punto ma lui scuote la testa.
«Bene» mormoro dirigendomi di sotto.
«Federica, aspetta» mi chiama ed io mi blocco seduta stante, mi ruoto verso di lui e lo fisso, fisso il suo corpo e mi rendo conto di non averlo mai visto così, come se fosse quasi a disagio, come se fosse in difficoltà.
«Volevo... volevo chiederti scusa».
Aggrotto la fronte. «A me?» domando sorpresa.
«Non è colpa tua se mi fa male il collo» dico fissandogli il petto.
«No, parlavo per ieri... per quello che è successo! E volevo ringraziarti per essere rimasta con me tutta la notte e non essere andata via».
«Chris» faccio dei passi per raggiungerlo ma comunque mi tengo distante per riuscire a ragionare.
«Ti ho già detto come la penso. Io non andrò mai da nessuna parte ma finché non ti fiderai delle persone tutto questo sarà difficile per me. Non puoi respingermi e venire a prendermi quando ne hai voglia, non sono una marionetta o qualcuno con cui puoi giocare. Puoi non amarmi, puoi anche volermi evitare ma non mi impedirai di aiutarti... devi però accettarmi nella tua vita, sennò io non potrò mai farne parte come vuoi tu, perché così mi fai male. Voglio che tu sia sincero, non devi aver paura di me o di essere giudicato da me», dico sinceramente e lui storce le labbra e si stringe nelle spalle come un bambino colto in flagrante mentre mangiava troppe caramelle.
«Sono un idiota che spesso si contraddice, ma l'unica cosa che voglio è che tu non ti senta costretta a starmi vicino».
«L'unico che mi costringe a fare qualcosa che non voglio sei tu. E mi costringi a starti lontano, quando io desidero il contrario».
Ci vogliono due passi per arrivare da me e lui sembra volerli annientare e precipitarsi ma rimane immobile.
«Perché non sei scappata via quando hai capito che era difficile svegliarmi?» mi domanda come se questo lo tormentasse.
Adesso però sono io ad avvicinarmi, elimino la distanza che c'è tra noi e da qui riesco a sentire il suo odore che prima sembrava aleggiare nell'aria leggero.
«Perché io non riesco a vederti stare male Christian, ho la necessità di curare la tua anima anche se tu mi respingi, ho la necessità di leggere il tuo mondo. Ho avuto tanta paura... ma come pensi che io potessi lasciarti lì a patire qualcosa più grande di te, so cosa si prova a rimanere incastrati, ed io avevo bisogno di te come tu di me, volevo che tornassi da me. Volev...» dico e non mi lascia concludere perché mi attira a sé, mentre le nostre bocche si toccano ancora, e ancora e ancora.
Non mi stancherei mai di assaporare queste labbra carnose e se avessi fiato direi di aver bisogno sempre di questi baci, di questa passione.
«Non ti chiederò più di starmi lontana, ma non voglio che ti pentirai di questa scelta».
«Non accadrà» dico e mi lascio trasportare da un altro bacio.
Dopo minuti che però non bastano mai, scendiamo di sotto e lo convinco a lasciarmi andare a piedi a casa.
«Chiamami quando arrivi».
«Lo farò», dico rivolgendogli un sorriso.
«Tu sei sicura di volere andare da sola? Vestita così?» Borbotta osservandomi da capo a piedi.
«Si! Sono sicura... è in pieno giorno, non mi succederà niente», lo rassicuro per l'ennesima volta.
Lui annuisce, ma prima di lasciarmi andare mi attira a sé stampandomi un bacio sulla bocca e poi sulla fronte.
«Ah, prima di andare... questa sera c'è la festa a casa mia. Vieni vero?», mi chiede.
«Ci penserò» scimmiotto abbozzando un sorriso.
Lui mette il broncio e mi guarda con occhi da cane bastonato.
«Vuoi che venga?»
Annuisce.
«Va bene, ma adesso devo andare!» esclamo.
Lui mi rivolge un sorriso tutto denti e dice: «perfetto a dopo, e metti il vestito viola».
«No» rispondo uscendo in giardino.
«Non era una richiesta infatti, a dopo!» dichiara chiudendo la porta per evitare di farmi fare polemica.
Questo ragazzo mi farà ammattire e forse ci è già riuscito, ma più passano i giorni e più mi accorgo di non riuscire a fare a meno della sua vicinanza.

La Forma del DestinoOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz