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Mi sono data una ripulita e abbiamo sistemato casa ma la curiosità sulla conversazione che abbiamo avuto prima ritorna nella mia mente, non mi lascia tregua facendomi sentire il bisogno di capirlo, di aiutarlo, di consolare il vuoto che prova.
«Hai freddo?», mi domanda infilandosi dei pantaloncini color ocra.
«Mi basta questa», dichiaro fissandomi allo specchio del bagno.
Mi sono abituata ad indossare i suoi capi, mi piace il profumo che emanano e il calore che riescono a donarmi quando li indosso.
Ho ancora i capelli umidi e ci passo le dita per sciogliere i nodi che si sono creati, tuttavia, lo specchio riflette i movimenti di Christian mentre ripone i jeans che si è sfilato e si muove nella sua camera sistemandoli insieme a quelli gettati da Carlo per terra.
«A cosa pensi?» Fa ancora avvicinandosi lentamente verso di me e poggiandosi allo stipite della porta, mi osserva tutta da capo a piedi.
«Ti fanno male?» Indico le ferite sulle mani e lui le scruta passandoci i polpastrelli sopra.
«Non molto», confessa, «passeranno in pochi giorni».
«Perché lo fai?» Chiedo d'impulso.
«A volte non riesco a gestire la rabbia, ho il bisogno di sfogare la mia rabbia contro chi mi fa del male», spiega fissandosi le mani.
«Posso chiedere perché usare la violenza?» Lo guardo dallo specchio, mentre lui poggiato alla porta non riesce ad incrociare il mio sguardo.
«Non lo so, non picchio la gente perché mi va di farlo Federica... so che mi reputi un mostro per questo e so che è sbagliato ma non voglio sentirmi debole agli occhi di chi mi fa male»
«Non penso tu sia un mostro», dico, «questo è legato ad un'esperienza passata? Agli incubi?» Domando ancora giocherellando con un filo della maglietta.
Il suo sospiro sommesso risponde da sé e i suoi incessanti minuti di silenzio mi creano un dolore al petto capendo ancora di più del suo dolore.
«Chri non me ne parlare se non ti va», lo rassicuro vedendo il suo viso rigido.
«Lo so, vorrei farlo Fede, ma non adesso...», borbotta senza concludere la frase.
A piccoli passi si avvicina verso di me posizionandosi dietro e sfiorandomi con il corpo la schiena. È molto più alto, lo specchio lo rende ancora più grande rispetto a me, proietta la nostra immagine; un incastro strano ma perfetto, lui ed io siamo apparentemente diversi ma in realtà molto più simili di quel che crede.
«Mi dispiace» mormora sfiorando la sua mano con la mia.
«Anche a me» sussurro percependo il suo tocco arrivare da ogni direzione e farsi strada in punti dove non credevo possibili.
Traccia una scia fino alla spalla, le sue dita lasciano come un brivido lungo tutto il braccio. Tuttavia, mi scosta i capelli ancora umidi accarezzando la mia pelle color latte. I nostri occhi non si staccano per un secondo dalla nostra immagine riflessa, riesco a percepire i nostri cuori battere all'unisono e avverto il suo calore inondare ogni piccola parte di me, dei miei sensi e della mia anima.
Inclino la testa verso la sua mano e mi lascio cullare dal suo leggero tocco tracciarmi il collo. Faccio un passo indietro poggiandomi al suo petto, i nostri sospiri diventano l'unica cosa udibile e socchiudo gli occhi abbandonandomi alle sue carezze.
Una scarica mi percorre la schiena non appena le sue labbra si posano sulla clavicola, scorrono lungo il collo e tra i denti mordicchia il lobo. Mi fa girare prendendo il mio viso tra le mani, i nostri sguardi si incrociano per dei secondi e riesco a sentire la sua anima urlare. Non so se dovrei fermarmi ma adesso l'unica cosa a cui riesco a pensare è la sua bocca sulla mia.
«Non sei mai stata un gioco per me, quando mi sei vicina provo qualcosa che mi infonde confusione ma soprattutto pace. Mi fai sentire strano e questo è fuori dal mio controllo. Sono incasinato Fede e vorrei che tu fossi felice senza di me, perché combino solo guai. Sento la necessità di proteggerti, e non posso prometterti niente anche se vorrei poterlo fare. Vorrei che ti bastasse avere me, avere il mio corpo ma so che non è così ed è forse questo quello che mi frega di te. Ti preoccupi per gli altri e spesso non pensi al tuo dolore anche se hai subito tanto, sei pura e dolce ed io non ti merito. Mi sento uno stronzo per quello che ho detto l'ultima volta dopo la nostra notte insieme e spero tu non ti sia pentita di quello che abbiamo fatto... a volte dico cose che non penso e...» fa lui con una voce sottile, quasi afflitta.
Fisso i suoi occhi per tutto il discorso e vedo sincerità, vedo come se il buono volesse vincere su quello che riesce a corromperlo sempre, vedo una piccola luce che vorrebbe placare quel dolore che lo divora, vorrei che non sentisse almeno per un istante quello che leggo sempre nel suo sguardo: paura e rabbia.
Poso l'indice sulla sua bocca facendogli intuire che ho capito cosa mi voglia dire e penserò alle sue parole con lucidità ma adesso voglio solo che stia bene e che dimentichi questa notte. Mi alzo sulle punte per arrivare al suo viso, lui di tutta risposta inclina la testa verso di me e in pochi attimi un'esplosione prende vita all'interno del mio petto invadendo tutto. Ci baciamo con passione, con tutta la frustrazione, l'eccitazione, il dolore che ci scorre nelle vene. La sua bocca è come un pulsante per rendermi viva, per farmi sentire un fuoco appiccare dentro; mi solleva facendomi sedere sul lavandino del bagno e mi stringe a sé come se potessi sparire se allentasse la presa. La sua bocca calda divora la mia, incessante. Succhia e mordicchia il mio labbro inferiore, poi percorre con la lingua il mento, il collo fino ad arrivare all'orlo della maglietta. Le sue mani finiscono sulle mie cosce, le stringe attirandomi ancora di più a sé. I nostri occhi si mescolano, mi chiede il permesso di proseguire e annuisco con il fiato corto, dopodiché, si mette in ginocchio cominciando a baciarmi dolcemente la gamba. Scorre con la lingua fino all'interno coscia, mi dedica dei baci bagnati, fa dei cerchi con la sua bocca esperta facendomi sfuggire un gemito, tuttavia, divarico di poco le gambe e accarezzo i suoi capelli dorati strattonandoli leggermente quando qualcosa mi colpisce al basso ventre, sono come scariche di adrenalina; come se tutto quello che mi suscitasse la sua esperienza, la sua presenza e la sua bocca finisse per scorrere lì. Con la punta del naso sfiora gli slip lilla, inala respirando su un punto così sensibile da provocarmi un ansito strozzato.
«Rilassati», mi sussurra alzando gli occhi per guardarmi.
Annuisco ancora avvertendo le guance calde e una sensazione di calore scorrere sotto la pelle e bruciare tutto.
«Non hai provato a concederti piacere da sola?», mi domanda come se fosse naturale parlare in questo momento.
Le parole non mi escono di bocca, vorrei spiegargli che non riesco a percepire le stesse sensazioni, che quando mi tocca lui è come un'esplosione di vita e che non riesco a provocarmi piacere come fa lui, ma l'unica cosa che esce flebile dalle mie labbra è un suono stridulo e un mugugno impercettibile.
«Lo prenderò come un no» sorride mordendosi le labbra probabilmente per la mia inesperienza e anche per la vergogna che provo in questo momento, per non essere come tante ragazze che sanno cosa vogliono e riescono a parlare senza sembrare una ragazzina timida.
«Non ti irrigidire, non devi dirmelo per forza» mi rassicura capendo il mio stato d'animo.
«Mi piaci perché sei così...» mormora lasciandomi un bacio sul ginocchio.
Socchiudo gli occhi mentre lui ritorna a stuzzicarmi la gamba fino ad arrivare di nuovo agli slip. Le sue dita percorrono la cucitura delle mutandine, lascia un bacio sulla stoffa, poi, la scosta appena facendomi mancare il respiro quando le dita mi regalano una carezza su un punto tanto sensibile che mi provoca sensazioni a me sconosciute.
«Mhh», sussurra, «sei pronta!» Gongola leccandosi le labbra.
È una tortura e vorrei dirgli quello che sento o mi provocano le sue dita mentre mi carezzano piano ma l'unica cosa che riesco a fare, è aggrapparmi a lui e sospirare lentamente.
Disegna dei cerchi provocandomi delle emozioni incontrollabili in tutto il corpo,   ansimo mordendomi la mano e socchiudendo le palpebre. Tuttavia, la sua bocca prende a regalarmi dei baci, a stuzzicarmi con ogni mezzo possibile. Mi muovo all'unisono con lui, mi spingo con il bacino verso i suoi baci e le sue carezze.
«Fede» mugugna tra un bacio e l'altro.
Mi lascio andare al suo volere, mi sento viva e qualcosa percorre attraverso ogni muscolo del mio corpo. Sento le gambe irrigidirsi, i movimenti diventano più veloci e regolari, i nostri respiri si fondono ma improvvisamente si ferma.
Sgrano gli occhi, con il fiato corto e ancora non soddisfatta di lui.
«Perché ti sei fermato?», chiedo quando si avvicina a me con le labbra bagnate.
«Baciami», mi dice attirandomi a sé.
Non ci penso due volte e lo faccio, ha un sapore strano ma piacevole in bocca.
Le nostre lingue si cercano, si tormentano.
«Adesso anche tu conosci il tuo buon sapore» mi dice scostandosi appena e facendomi un sorriso.
Invece di riprendere a regalarmi piacere, mi solleva dal lavello e mi porta fino al letto.
«Voglio farti rivivere quei momenti al lago, ma voglio cambiare quello che è successo dopo donandoti altri ricordi» mi sussurra all'orecchio prima di sfilarmi la maglia.
Mi stendo sulle lenzuola blu notte e lo osservo mentre cerca nel suo comodino la bustina argentea che estrae subito dopo.
Ritorna da me sedendosi sulle ginocchia, mi osserva mentre con disinvoltura si sfila gli boxer. Scruto attentamente il suo corpo, ogni lineamento, muscolo. Rimango affascinata dal suo addome definito e asciutto, scorro con lo sguardo sulle vene che si concludono verso un'unica direzione: il suo membro.
L'ultima volta ho tentato di non guardare, perché sentivo che sarei scappata a gambe levate al pensiero che quelle dimensioni sarebbero dovute farsi spazio dentro di me.
Adesso invece contemplo mentre lui si inserisce il profilattico e si avvicina a me come un leone pronto per la sua preda.
Mi bacia sopra l'ombelico, per poi concedermi un altro bacio sulla bocca e dedicarsi ai miei seni. Prende a torturarli con i denti, i capezzoli sono turgidi e dritti. Christian li lecca, li succhia e li stuzzica con le dita mentre io percorro un viaggio verso la meta del piacere.
Con lentezza percorre il mio ventre e mi sfila gli slip, per poi posarci un'ultimo bacio sul monte di venere prima di concedersi anche lui godimento. Lentamente entra dentro di me e una sensazione di pienezza mi invade tutta, il dolore bussa alla mia porta per qualche secondo ma Christian riesce a modellarsi con facilità. Scorre le mani sulle mie braccia e intreccia le sue dita alle mie.
«Sei pronta?», mi chiede.
Annuisco mentre lui comincia a muoversi piano. Voglio collaborare, voglio concedergli almeno un po' di piacere così accolgo le sue spinte e col bacino cerco di muovermi anch'io verso di lui.
I nostri occhi non si staccano, quel verde intenso sembra avvolgermi tutta. Ci muoviamo all'unisono, lentamente. Il suo respiro mi colpisce la bocca, calda ma io voglio sentire il suo sapore addosso, così, mi sollevo di poco prendendo tra i denti il suo labbro inferiore, lo succhio con forza provocandogli un ansito.
Mugola il mio nome e prende a baciarmi con foga, gli strattono i capelli e le spinte si fanno più regolari, più veloci.
«Chri» sussurro tra i sospiri.
Gli bacio il collo, gli mordicchio la pelle bronzea e lecco il suo lobo provocandogli dei gemiti. Ha la fronte aggrottata e perlata di sudore ma continua ad ansimare e a sussurrare il mio nome.
È bellissimo, con gli occhi carichi di desiderio e l'espressione confusa sul viso. I capelli scompigliati gli danno un'aria divina e il corpo abbronzato e umido per via del sudore, mi fanno impazzire. 
«Non smettere», mi dice ed io riprendo a baciargli il collo e a concedergli godimento mentre i nostri corpi si uniscono.
Incessanti minuti di piacere, con i respiri che diventano uno soltanto e tutto ci circonda. La luna illumina la nostra passione e le stelle decorano i nostri sussurri.
«Vieni per me» mi mormora all'orecchio.
I movimenti diventano una corsa contro il tempo e tutto diventa magico, mi sento come in una bolla che vola in alto, per poi scoppiare e farmi precipitare. Mi irrigidisco, le gambe tremano e la vista si annebbia. Anche lui si irrigidisce e le spinte diventano ancora più forti, precipito ancora ma finisco su un letto di piume. Mi stringo a lui conficcando le unghie nella sua schiena.
«Christian», ansimo mentre entrambi ci abbandoniamo.
Il petto va su e giù con forza, i nostri corpi sono bagnati e sudati, il cuore pulsa ma la mente e l'anima rimangono nella pace di questa notte.
«Chi sei tu?», sussurra abbandonato tra le mie braccia.
«E perché mi fai stare così bene?», domanda fissandomi con occhi pieni di confusione e desiderio.

La Forma del DestinoWhere stories live. Discover now