L'insegna a neon blu e verde mi mette un po' di soggezione ma mi fa sentire meglio al pensiero di rivedere Charlotte e gli altri. Michael parcheggia vicino l'auto di Carlo e scendo incamminandomi verso l'ingresso in completo silenzio. Dal canto suo mi sta accanto e fiero di se cammina come se avesse appena vinto un premio. La musica chiassosa si sente da fuori, lui saluta alcuni ragazzi intenti a sorseggiare bicchieri pieni di liquidi colorati, dopodiché, apre la porta facendomi passare per prima.
La musica pulsa improvvisamente nelle orecchie, nel petto, nella tempie. Percepisco il caos prendersi possesso del mio corpo mentre ci facciamo strada verso il solito divanetto che occupano i miei amici. Scovo infatti la testa bionda di Charlotte con a fianco Emilia intenta a sussurrare qualcosa all'orecchio di Camilla. Ruoto il capo dall'altro lato ritrovando Ted a testa china fingere di fissare il telefono senza muovere un muscolo con a lato Carlo che stringe Mara muoversi a ritmo di musica.
Qualcuno pronuncia il mio nome perché si girano tutti verso la nostra direzione, Charlotte mi sorrise sorpresa e i restanti creano un boato facendo voltare le persone più vicine a loro.
«Siete ritornati piccioncini», strilla stecco dondolandosi energicamente a ritmo di musica.
Corrugo la fronte e faccio per andare a sedermi quando un odore troppo familiare e un corpo altrettanto familiare mi sfiora la schiena.
Christian fa il giro poggiando i gomiti sullo schienale di uno dei due divanetti e osservando me e Michael dopodiché con un sorrisino amaro sul volto dice: «Pensavo che ci steste già dando dentro... oppure Michael è troppo noioso per una come te?», si porta un bicchiere ormai quasi vuoto alle labbra, scolandosi tutto il restante in un solo sorso.
Il mio abbozzo di sorriso si spegne, una cascata gelida si precipita su di me e i miei occhi incontrano increduli i suoi, spenti, disumani.
Per alcuni secondi l'unica cosa che riesco ad udire è la musica che incornicia questo momento di imbarazzo e la mia delusione nel capire che forse è davvero stato tutto un gioco e che a lui non è mai importato niente di me.
«Christian sei decisamente un idiota», commenta Emilia buttandogli un'occhiataccia.
«Cosa ho detto di male? Sembrano così affiatati... del sesso farebbe bene a tutti e due oppure la piccola ancora è vergine?» commenta deleterio.
Carlo alza lo sguardo su di lui e lo fulmina intimandolo a stare in silenzio.
Michael dal canto suo sospira energicamente e si volta verso di lui per dirgli qualcosa, ma mi sblocco dal mio stato di trance mettendogli una mano sulla spalla.
«Vorrei ballare, andiamo?» domando rivolgendogli un sorriso tirato.
Credo che il mio cuore palpiti talmente veloce da riuscire a percepirlo da sopra la musica, attraverso le persone che ci osservano, riecheggia in tutto il posto e gli occhi sono puntati su di noi. Riesco a percepire gli occhi di chiunque anche se voltati di spalle e prendo le mie ultime briciole di forza per non cedere qui, davanti ai presenti.
Michael mi afferra la mano, tirandomi verso la folla di persone, passo tra la gente cercando di fare attenzione a non cadere ma la sua presa salda mi fa male a tal punto da dovermi sottrarre con forza.
Si gira verso di me, nota che mi sfrego il polso ma non dice niente, si limita a fermarsi, guardarsi attorno e poi affermare: «È un coglione, cerca sempre di provocarmi... ancora una volta pensa di poter essere primo, povero illuso! Si rovina con le sue stesse mani», dice tra se e se fissando un punto cieco del Joyce.
Lo ascolto titubante, non capendo affatto le parole pronunciate.
«Vuoi da bere?» chiede poi fissandomi serio negli occhi.
La sua aura gentile e buona ha lasciato il posto ad uno sguardo truce, quasi spaventoso.
Faccio di no con la testa, si volta di spalle e sparisce dietro a un gruppo di persone. Tuttavia mi muovo nervosamente alternando il peso da un piede all'altro, dopodiché, indietreggio e mi volto di scatto per ritornare dagli altri quando mi scontro contro un muro. Mi rannicchio schiudendo lentamente gli occhi, alzo lo sguardo sulla persona con cui sono andata a finire e due occhi verdi come una foresta si incontrano con i miei, le venature di verde scuro mi imprigionano e mi ritrovo completamente assorta nel fissare Christian mentre anch'esso rimane immobile a osservarmi.
Dopo minuti che mi sembrano eterni, ma pochi per riuscire a capire la mente incasinata di questo ragazzo, indietreggio spezzando il nostro contatto. Muovo velocemente le palpebre e abbasso lo sguardo sui suoi anfibi.
«Cos'hai piccola dea?», biascica avanzando verso di me e colorando il suo viso con un sorriso maliardo.
Piccola dea, da dove salta fuori questo nomignolo? Inutile dire che mi crea una strana sensazione al cuore che solo lui riesce a provocare.
Scuoto la testa e sospiro sentendomi confusa, indietreggio ancora sbattendo contro la parete.
«Dov'è il tuo nuovo ragazzo?» chiede con voce cantilenante.
Il suo alito sa di gin, mischiato a qualcosa di fruttato ma sembra averne bevuto parecchio perché l'odore di muschio del suo bagnoschiuma si percepisce appena.
«Non è il mio ragazzo e se lo fosse non dovrei darti nessuna spiegazione» sbotto irritata fissandogli il petto anziché il viso.
Poggia le braccia all'estremità della mia testa e si abbassa per incrociare i miei occhi rabbiosi, confusi, desiderosi.
«Non voglio nessuna spiegazione Federica, sei come tutte le altre... dici di no ma è così!», esclama sprezzante bagnando le labbra con la lingua.
«Sei proprio come pensavo, un maschilista che ha bisogno di sminuire gli altri per sentirsi bene» mormoro trattenendo a stento un pianto.
Non si scompone di una virgola e continua imperterrito a punzecchiarmi.
«Credi che non sappia che sei uscita con Michael per farmi ingelosire» gongola mostrando i denti bianchissimi e dritti.
«Ingelosire? Davvero? Mi credi così infantile?», borbotto fissando i suoi occhi.
Annuisce prendendosi gioco di me.
«Sei ubriaco, lasciami andare», dico gelida.
«Non abbastanza piccola, ancora ho il pieno controllo di me stesso e questo non mi piace affatto!» dichiara storcendo le labbra.
Mi mordicchio nervosamente la bocca, sotto il suo sguardo indagatore.
«Smettila di farlo», fa lui fissandomi la bocca.
«Di fare cosa?», lo provoco.
«Federica», mi ammonisce quando continuo a mordermi il labbro inferiore.
«Tanto sono niente per te, cosa cambia se io esco o no con Michael? E per la cronaca mi sono divertita con lui», esordisco pentendomi l'attimo dopo della frase appena pronunciata.
Il suo sorriso di spegne, mi guarda tutta, da capo a piedi.
«Sei una bambina», mi dice scuotendo la testa. 
«E tu sei un idiota», ribatto alzando la voce.
«Hai baciato Stefano, l'hai fatto anche con Michael? Non mi stupirei» domanda saccente ma con un pizzico di incertezza nella voce. 
«Ti importa?» chiedo provocandogli uno sbuffo rumoroso.
«No!» dichiara spostandosi indietro come se fosse ovvia la risposta.
«Vedi», faccio facendo un passo avanti, «non ti devo niente».
«Cosa vuoi Federica? Dimmi cosa vuoi» urla da sopra la musica improvvisamente facendomi fare un balzo.
«Vorrei che tu fossi sincero con me, hai baciato anche tu quella ragazza e immagino non sia stata l'unica...» borbotto strillando a mia volta.
«Te la sei portata a letto? Non mi stupirei», lo canzono utilizzando le sue stesse parole.
«Tu non conosci niente di me» sbotta avvicinandosi di nuovo.
«Hai ragione, non conosco niente di te ma ho capito come sei... giochi con le persone, con i loro sentimenti e non ti importa di niente e nessuno» strillo.
«E quindi? Ti metti a piangere adesso? Una bambina che non riesce a starsene buona e a controllare le sue emozioni» si prende gioco di me.
«Che ha paura della vita, ma ama mettersi nei guai, ama uscire con persone sbagliate e poi si chiude in una camera a piangere perché è stata troppo ingenua a fidarsi, vero? Pensa di poter cambiare le persone e quando non ci riesce con una, cerca di cambiare l'altra, non siamo persone che fanno per te piccolina, noi siamo rotti e ci prendiamo gioco delle persone» dice calmo ma deciso e ogni parola mi tocca e mi segna.
«Lasciala stare Christian», sentiamo entrambi ma non riesco a capire di chi si tratta, i suoi occhi mi bruciano addosso, non riesco a staccare lo sguardo dalle sue espressioni e dalle sue iridi adesso verdi adesso quasi nere e profonde da far paura, sembra furibondo ma anche debole, come se non riuscisse a pieno a controllare le emozioni che prova, come se lo stessero soffocando.
«Credo che ti piace sotto sotto metterti nei guai», riprende lanciandomi parole sprezzanti addosso.
«Sei ubriaco Christian», continuo iniziando a tremare.
«Perché l'hai fatto? Proprio lui...», mormora come se si desse la colpa.
Il suo respiro diventa sempre più irregolare, i suoi occhi si rimpiccioliscono, le vene spuntano sul collo e sulla fronte come se volessero esplodere. Le mani poggiate sulla parete hanno le nocche bianche.
«Eri pura cazzo... hai baciato quel bastardo», mi strilla ancora facendomi diventare piccola e impaurita.
Per una frazione di secondo riesco a percepire tutta la sua ira e la sua frustrazione, ma avverto anche l'esigenza di spingerlo via, questo momento mi riconduce al passato, a quando mia madre lottava contro le cattiverie di mio padre da ubriaco ogni giorno.
«Christian la stai spaventando, smettila cazzo» strilla ancora quella voce che mi risuona nella testa come una luce in mezzo alle tenebre.
Lui mi da improvvisamente le spalle, il suo corpo va su e giù in modo alieno, le spalle si alzano velocemente e urla qualcosa contro la persona davanti a sé.
Prima che lui possa dire o fare altro sento l'esigenza di andare via, mi insinuo tra la gente e sgattaiolo fuori dal locale, ripescando stralci di controllo rimasti.
Spalanco la porta poggiando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato, sembra di essere reduce da una maratona. Chiudo gli occhi e assaggio un po' di aria pulita che mi concede questa serata.
Rimango a fissare il cielo stellato per un tempo indefinito, mi sento debole, le gambe sono di gelatina ma non riesco a sbloccarmi per andare via.
«Oh oh... chi abbiamo qui», esordisce qualcuno alle mie spalle.
Mi volto verso la voce ritrovandomi il ragazzo che ho incontrato al centro commerciale con Christian, Mattia mi pare si chiamasse. Deglutisco a vuoto notando la sua espressione quasi empia.
«Tu devi essere l'amica di Christian» fa girandomi attorno.
Non rispondo facendo qualche passo in avanti per spostarmi.
«Eh no no, dove vai? Voglio anch'io essere tuo amico» ghigna facendo ridacchiare gli amici accanto a noi.
Faccio ancora qualche passo quando si mette davanti col suo corpo sorridendo sprezzante.
«Devo andare», gli dico senza guardarlo in faccia.
Ho la testa che scoppia, le meningi pulsano e il corpo minaccia di abbandonarmi. 
«Ma no, dove vai?» fa lui avvicinandosi a me.
«Lasciami», ripeto per due volte quando prova a sfiorarmi i capelli.
«Ho detto di lasciarmi in pace», strillo con gli occhi pieni di lacrime e la testa piena di incertezze.
«Rilassati piccola», esclama utilizzando il nomignolo con cui mi chiama sempre Christian rendendolo ai miei occhi disgustoso.
La sua mano prova a toccarmi di nuovo il volto, tuttavia avvertiamo un boato farci sobbalzare tutti.
Christian arriva precipitoso verso di me, ma sembra neanche rendersi conto della mia presenza poiché si fionda contro l'amico come una furia.
«Mi sembra che la ragazza ti abbia detto che deve andare via», il suo tono minaccioso mi fa rabbrividire.
«Stavamo scherzando Christian, rilassati», risponde gelido Mattia.
«Non mi va di rilassarmi, problemi a riguardo?» la voce è calma ma emana così tanto odio da far paura.
«Chiarissimo, ma levami queste mani di dosso prima che mi incazzo» fa ancora fronteggiando l'ira di Chri.
D'altro canto lui allenta la presa dal colletto della sua polo e si volta leggermente verso di me, la sua espressione è diversa da quella che aveva dentro sembra quasi dispiaciuto e preoccupato per me.
Guardo l'asfalto stringendomi nelle spalle, ho ancora il fiato corto, avverto le tempie pulsare. Ho male ovunque e mi sento tremendamente stanca.
Christian lascia il suo amico e mi chiede di seguirlo, non mi piacciono queste persone e senza troppe storie mi incammino insieme a lui.
«De Luca ha perso la testa per una puttanella, c'era da aspettarselo», ghigna qualcuno alle nostre spalle.
Sigillo improvvisamente le palpebre e alzo lo sguardo su di lui che adesso rivolto verso di loro, ha gli occhi iniettati di sangue, il respiro simile a quello di un leone affamato e l'espressione furente.

La Forma del DestinoWhere stories live. Discover now