Audere

Par Beth_Lo

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COMPLETA. Riservata, timida e insicura di sè, Giulia Belli è fidanzata da tanti anni con Clark Candel, un rag... Plus

•Capitolo 1•
•Capitolo 2•
•Capitolo 3•
•Capitolo 4•
•Capitolo 5•
•Capitolo 6•
•Capitolo 7•
•Capitolo 8•
•Capitolo 9•
•Capitolo 11•
•Capitolo 12•
•Capitolo 13•
•Capitolo 14•
•Capitolo 15•
•Capitolo 16•
•Capitolo 17•
•Capitolo 18•
•Capitolo 19•
•Capitolo 20•
•Capitolo 21•
•Capitolo 22•
•Capitolo 23•
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
AVVISO
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
AVVISO
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Sequel o no?
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
EPILOGO
~Ringraziamenti~
Sequel iniziato

•Capitolo 10•

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Par Beth_Lo

La barca è più sicura nel porto.
Ma non è per questo
che le barche sono state costruite.
( Paulo Coelho)
*************

La mattina seguente mi dirigo all'università per seguire le ultime lezioni della settimana e sulle mie labbra secche, a causa della brezza invernale, germoglia un lieve sorriso, felice che sia finalmente arrivato il weekend.
Non che abbia grandi progetti in realtà, ma almeno posso rilassarmi e recuperare il sonno perduto.
Mi stringo forte nel cappotto per ripararmi dal freddo impetuoso e quasi impercettibili gocce di pioggia si riversano sul mio viso mentre cammino a passo svelto per raggiungere l'Università.

So bene che dovrei scrivere a Clark. Ho cercato di rimandare una potenziale discussione conflittuale il più tardi possibile. Ma mi rendo effettivamente conto che non ha il minimo senso continuare a scappare come una codarda, prima o poi devo affrontarlo.

Faccio un respiro profondo e con fare un po' titubante sfilo il telefono dalla tasca del cappotto per scrivergli un messaggio.

" Clark dovremmo parlare".

Osservo a lungo il testo del messaggio prima di spedirlo, piegando la testa di lato, come se da un'altra prospettiva potesse cambiare il significato.
Inspiro rumorosamente e pigio il pulsante invio. Mentre sto per infilare il telefono nuovamente nella giacca, lo sento vibrare, segno che è arrivato un messaggio.
Leggo subito il contenuto.

" Okay...Quando? "

Non pensavo rispondesse così. Immaginavo che avrebbe fatto il difficile come al solito, complicando ulteriormente la situazione, invece non può che non stupirmi questa insolita reazione.

" Possiamo vederci questa sera?"
" Alle sei vengo da te"
" Okay" rispondo e la conversazione termina all'istante.
In realtà non so bene cosa dirgli. Vorrei potergli fare alcune domande: vorrei capire perché non mi hai mai detto nulla riguardo allo stile di vita che conduce da quando ha iniziato a frequentare l'università, ma so che in tal modo metterò di nuovo in mezzo Micheal e non mi pare il caso. Clark è talmente imprevedibile che potrebbe pentirsi di non avergliela fatta pagare se riprendo nuovamente il discorso.

Giungo finalmente in aula e intravedo il tipo dalla lunga barba di ieri seduto agli ultimi posti. Lo raggiungo a passo esistente, d'altronde è stato l'unico a rivolgermi la parola, tanto vale provare a fare amicizia.
Capisco che prima di diventare un minimo amichevole devo essere perlomeno al secondo bicchiere di vino, ma non sono poi così asociale e scorbutica.
Sono solo abbastanza riservata.

<<Ciao>> squittisco prendendo posto accanto a lui con un atteggiamento che definire strambo sarebbe un blasfemo.
<< Ciao italiana >> sorride lui calorosamente, consentendomi subito di sentirmi a mio agio e di allentare i lineamenti impacciati del mio volto.
<< Di quale città è la famiglia di tuo padre? >> chiede curioso.
<< Emh.. mio padre è di una piccola città del sud Italia. Non penso tu la conosca>> rispondo tartagliando lievemente mentre sfilo i libri dallo zaino.
<< Io adoro l'Italia. Sono stato in un sacco di città, una più bella dell'altra>> esclama lui.
Annuisco abbozzando un fioco sorriso. Sebbene non abbia mai avuto occasione di visitare molte città italiane, da quel poco che ho visto ho potuto costatare che è veramente affascinante sotto ogni punto di vista.

<< Il mio ex ragazzo vive a Verona. È davvero bella quella città>> afferma e percepisco una nota di tristezza nel timbro della sua voce mentre i suoi occhi si abbassano lentamente e inizia a torturarsi le pellicine intorno alle unghie.

Rimango un attimo allibita dinanzi quella sua implicita confessione così schietta e sincera.
Non pensavo fosse gay.
E mi piace il fatto che l'abbia detto con molta disinvoltura e franchezza.

<< Già >> dico rivolgendogli un sorriso mentre la voce acuta del Professore inizia a riecheggiare all'interno di quest'aula inespressiva e scialba.

Durante la lezione Paul mi rivolge spesso la parola. Affrontiamo un'ampia varietà di argomenti: dalla carriera universitaria alle nostre vite private. Mi racconta che per lui è stato davvero faticoso e arduo confessare ai suoi genitori la sua sessualità, era consapevole che non l'avrebbero compreso. Nemmeno lui riusciva ad accettarla, ma adesso ha finalmente smesso di lottare ed è fiero di se stesso.

A fine lezione ci avviamo per andare a prendere un caffè nella piccola caffetteria, posizionata dietro l'università. Anche lui, come me, necessita di caffeina incessantemente.
Mi sta sempre più simpatico.

<<Cosa fai questa sera?>> mi domanda Paul mentre sorseggiamo il caffè.
Indugio prima di rispondere mentre mi mordo continuamente l'interno della guancia.
<< Alle sei ho un appuntamento con il mio..emh..ragazzo >> rispondo incerta abbassando lo sguardo.

Non so come definire Clark in questo momento. Non so nemmeno se stiamo ancora insieme o se sia semplicemente uno dei nostri abituali momenti di distacco che poi termina sempre nel giro di pochi giorni.
Questa volta  però avverto una differenza.
Non so in particolare riguardo a cosa, forse a me stessa. Mi sento un po' più sicura.
È stato sempre Clark l'elemento forte della coppia, sempre deciso e determinato, costantemente al centro dell'attenzione per qualunque cosa facesse, e io stavo semplicemente attaccata a lui col disperato bisogno di essere considerata.
Se ci rifletto adesso, mi rendo conto di quanto questa cosa non sia per niente positiva.

<< E poi niente. Credo che passerò la serata a guardare quei mediocri programmi televisivi>> continuo ridacchiando.

Paul sgrana gli occhi sconcertato, sbigottito da quello che è appena uscito dalla mia bocca.
<< Cosa? È venerdì sera. Non puoi startene a casa come una vecchia di ottant'anni >> esclama basito gesticolando con un a fare decisamente melodrammatico.
Gli scocco un'occhiata torva, ma so che ha ragione.

<< Perché non vieni con me alla festa che hanno organizzato al parco dell'università>> continua ispezionando l'espressione del mio viso per trovare una risposta.

Nemmeno sapevo avessero organizzato una festa.
Dio che nerd!

Arriccio il naso contrariata.
<< No ti ringrazio. Ma non mi va di venire ad una festa. Cioè io non è che ami le feste, in realtà non vado quasi mai a feste...>> inizio a parlare a raffica senza una connessione logica.

È quello che succede quando sono palesemente nervosa, oppure inizio a balbettare.
Dipende...una delle prime cose che mi esce.

Paul inizia a sghignazzare, chiaramente divertito dal mio atteggiamento impedito e imbranato.
<< Dai Giulia. Ci divertiremo>> continua mentre un'ombra speranzosa solca il suo sguardo sbattendo ripetutamente le palpebre come per implorarmi.
Scuoto la testa divertita e sto per cedere alla tentazione quando mi precede
<< Dai...Non puoi mancare. È una delle feste più fighe dell'anno universitario. È organizzata da Clark Cander e dai suoi amici. Cioè capisci? Stiamo parlando dei ragazzi più sexy del campus >> esclama con troppa enfasi a mio parere.

Appena sento quel nome trasalisco. Lo osservo sconcertata e per tutta risposta e lui Paul mi guarda stranito.
<< Non dirmi che non li conosci? >> mi chiede sbalordito inarcando un sopracciglio esasperato.
Scuoto la testa in segno di diniego, non avendo assolutamente voglia di parlare di Clark e di specificare che è il mio ragazzo. Tanto meno che uno dei suoi amici sta invadendo prepotentemente i miei pensieri ogni minuto di ogni giorno.

Okay...Detto così suona malissimo.

<< Cazzo! Sei troppo nerd >> afferma Paul in tono beffardo, e io sto per declinare nuovamente il suo invito, considerando i soggetti che hanno organizzato la festa.

Ma poi capisco che così facendo continuerò a rimanere perennemente sola. Paul sembra simpatico, alla fine potrei divertirmi questa sera, potrei sconnettere il cervello e smettere di pensare, almeno per una notte.

<< Va bene Paul >> acconsento portandomi una mano dietro la nuca e grattandola lievemente.
<< Va bene cosa? Vieni alla festa? >> chiede sorpreso.
Annuisco in modo meccanico mentre lo vedo battere le mani elettrizzato.
<< Fantastico. Brava Giulia...Ci sarà da divertirsi >> esclama allietato e soddisfatto di avermi convinta.

Non oso immaginare.

Paul si propone di darmi un passaggio a casa con la sua macchina e di questo ne sono felice. Il mio piccolo bilocale dista dall'università circa venti minuti a piedi, e non è che io sia una tipa che ami camminare, non con questo freddo glaciale perlomeno.

<< Sono contento che hai accettato di venire. Veramente...non può stare a casa una tipa attraente come te>> sghignazza Paul mentre le sue mani tengono rigidamente il volante e il suo sguardo è fisso davanti la strada trafficata di Londra.

Divento totalmente rossa dalla vergogna
<< Dai..finiscila >> dico imbarazzata e volto il
mio viso verso il finestrino per osservare il paesaggio, cercando di mascherare il mio disagio.
<<Beh è la verità. Io sono gay quindi non ci sto provando con te, dovresti prenderlo come un complimento sincero senza secondi fini>> afferma rivolgendomi un'occhiata fugace per poi ritornare ad osservare la strada.
<< Grazie >> mormoro

Non sono abituata a ricevere complimenti e apprezzamenti.
Clark non ne è mai stato il tipo.

<< Però ti prego questa sera non vestirti in modo così scialbo>> sentenzia sghignazzando

Mi sento offesa dalle sue parole. Indosso solamente un paio di  jeans abbinato ad un semplice maglione rosa. Certo niente di particolarmente eclatante o vistoso, ma definire il mio look scialbo mi pare eccessivo e crudele.

<<Cosa hanno i miei vestiti che non vanno?>>ribatto infastidita.
<< No. Non fraintendermi. Il tuo outfit è davvero figo, ma non è adatto ad una festa. Dovresti scoprire le gambe. Se vuoi un consiglio di uno che ne capisce >> si vanta lui strizzandomi l'occhio.
Scoppio in una risata fragorosa
<< Non so che idea ti sia fatto su di me. Ma non sono la tipa da minigonna. È gia tanto che qualche volta indosso vestitini. Non corti ovviamente >> preciso con tono nitido.
<< Che cosa triste >> conclude lui sbuffando e una smorfia nauseata prende vita sul suo volto.

Arrivati dinanzi al mio appartamento mi saluta con un rapido abbraccio, avvisandomi che passerá a prendermi per le dieci e poi va via, mentre io mi preparo psicologicamente ad affrontare Clark.

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