•Capitolo 4•

7.3K 274 9
                                    

La sensazione di "irritazione" e "offesa"
È semplicemente questione
Di reazione
( Maxwell Maltz)
***************

La mattina seguente la vibrazione del mio telefono mi costringe ad abbondare le braccia di Morfeo.
Sollevo pigramente le palpebre e mi ritrovo in una stanza che non riesco a riconoscere.
Le tende spesse addolciscono i prepotenti raggi di sole mentre riesco finalmente a ricordare
che abbiamo trascorso la notte a casa di Luca, l'amico di Clark.
Lentamente affiorano alla mia mente tutti i ricordi di ieri: dalla pessima condizione in cui era ridotto Clark a causa dell'alcol alla strana conversazione avuta con Derek in terrazza.

<< Pronto >> dico mentre sono ancora immersa nei miei pensieri.
<< Giulia, amore buongiorno >>
<< Ciao papà. Come va? >> chiedo stropicciandomi gli occhi ancora leggermente socchiusi.
<< Bene e tu? Dove sei? >>
Dal suo tono di voce traspare limpidamente il suo lato premuroso, ma eccessivamente protettivo.
Prima di rispondere mi guardo intorno nella piccola camera e saetto il mio sguardo in direzione di Clark che dorme ancora profondamente con un'espressione appagata e il braccio che penzola fuori dal letto.

<< A casa >> mento ovviamente.
Mi farebbe una scenata se sapesse che ho passato la notte in una casa piena di ubriachi.

<< Capisco...Tuo fratello l'hai visto? Insomma vi sentite vero? >>
<< L'ho sentito poco questa settimana, più tardi passerò da lui >>
<< Ah.. >> percepisco una nota di tristezza nella sua voce e posso solo immaginare quanto in questo momento il suo volto sia connotato dalla tristezza.

Mio padre ed Ed, mio fratello maggiore, non sono in buoni rapporti. Ed ha deciso di non seguire le sue orme: diventare chirurgo e, ha scelto di aprirsi un piccolo pub proprio vicino la mia università.
Mio padre non condivide la sua scelta.
Non riesce a comprendere che noi non siamo lui.

Per quanto riguarda me ho un bellissimo rapporto con mio fratello. È stato il mio punto di riferimento, soprattutto quando i miei genitori qualche anno fa hanno deciso di divorziare. È stato un periodo particolarmente buio della mia vita in cui, non ci sono state tragedie e drammi familiari, semplicemente non si amavano più.

Ma la scena in cui mio padre  esce dalla porta di casa con le valigie, ha invaso i miei sogni tutte le notti per un bel po' di tempo.
Adesso ognuno si è rifatto una vita. E io sono felice per loro.

<< Papà adesso stacco...devo finire di studiare>>
<< Va bene amore. Ci sentiamo presto. Un bacio >>

<< Buongiorno piccola >> esordisce Clark non appena chiudo la chiamata.
<< Ciao >> rispondo secca e spero che traspare dal mio tono l'irritazione che nutro nei suoi confronti.

<< Sei ancora incazzata? >> mi chiede irritato, come se fosse dalla parte della ragione.

<< Certo. Odio quando ti ubriachi fino a perdere il controllo.. e lo sai >> sbotto iniziando ad aumentare l'intensità della mia voce.
<< Hai ragione>> esclama dispiaciuto guardandomi con gli occhi di un cerbiatto affinché mi addolcisca.

Ormai conosco fin troppo bene la sua tattica!

<< Non lo faccio più. Te lo prometto >> continua imperterrito.
Sbuffo spazientita mente liquido la conversazione con un cenno della mano.

<< Certo >> dice sempre così << Adesso possiamo andarcene da qui? >> continuo.
<< Si certo>>

**

Durante il tragitto in macchina c'è silenzio, e spero che continui a non rivolgermi la parola.

<< Comunque >> prorompe

Ecco è durato troppo poco.

<< Dimmi >> lo incalzo
<< Ricordo che ieri mi hai detto di essere andata a fumare in terrazza..o sbaglio? >>
Mi chiede in tono distaccato e alternando repentinamente lo sguardo dai miei occhi alla strada.
<< Si...e allora?...>>
<< Eri sola? >>
Gli rivolgo uno sguardo stranita, non comprendendo il perché di questa improvvisa curiosità.

<< C'era Derek...Emh...Stava fumando anche lui >> ammetto cercando di scrutare la sua reazione.

<< Ah... >> risponde pensieroso e noto che stringe il volante con più tenacia. È palesemente nervoso.
<< E cosa ti ha detto? >> continua.
<< Niente di importante. Voi due siete amici?>> chiedo approfittando del discorso per avere qualche informazione su di lui.

<< Si, fa parte della mia cerchia di amici >> risponde secco
<< Non sembravate così in confidenza. >>

Non si sono rivolti nemmeno la parola, a parte una semplice stretta di mano.

<< È un tipo particolare. >> commenta con tono stizzito e imitando il segno delle virgolette. << Vuoi andare a fare colazione? Io sto morendo di fame>> mi chiede chiudendo il discorso.

<< Si >> acconsento. Non capisco cosa intenda  per tipo particolare, ma non gli pongo altre domande.

Clark parcheggia difronte un piccolo bar all'aperto, approfittando della calda giornata, nonostante sia il mese di Novembre.
La cameriera viene a chiederci cosa prendiamo e Clark ordina un succo di frutta alla mela e una ciambella piena di cioccolato. Lo imito per la ciambella, ma prendo un caffè.

Ho bisogno di almeno quattro caffè al giorno, in particolar modo la mattina.

Mentre facciamo colazione mi parla dei suoi progetti universitari e dei suoi innumerevoli impegni, promettendomi che in settimana ci vedremo più spesso. Ma qualcosa mi induce a pensare che non manterrà questa promessa.

<< Oggi che impegni hai? >> chiedo immaginando già la risposta.
<< Ho un po' da fare >>

Non avevo dubbi.

<< Ma stasera sono libero. Quindi ti passo a prendere e ceniamo insieme. Ti va ? >> mi chiede poggiando la sua mano sopra la mia e iniziandola ad accarezzare dolcemente.

<< Si va bene >>
Sul suo viso si disegna un sorriso, felice che abbia smesso di tenergli il broncio.

Ecco come va tra noi: mi arrabbio con lui almeno cinque volte al giorno ma finisco sempre per lasciar correre.

Alla fine lo perdono sempre.
E lui questo lo sa bene.

AudereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora