•Capitolo 20•

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Lui era la porta
che avevo avuto il coraggio di aprire,
e che non riuscivo più a richiudere.
***

Raggiungo il pub di Ed a piedi intorno alle sette e mezza. Mi ha letteralmente ordinato di vestirmi completamente di nero, perciò ho indossato un pantalone scuro e una semplice maglietta leggermente attillata a maniche corte, sempre nera. Ho legato i miei lunghi capelli in una perfetta coda di cavallo e messo soltanto un po' di mascara.

Appena giungo al locale Ed e Micheal sono intenti ad allestire la sala che per il momento è assolutamente vuota. I piccoli tavoli di legno sono stati predisposti in modo da lasciar spazio per poter ballare e il deejay sta preparando il suo occorrente mentre beve una birra. La festa inizierà tra un'ora. In realtà non so quanto potrò essere di aiuto. Sono maldestra e totalmente incapace di preparare cocktails, ad eccezione del negroni, mi ricorda la vocina beffarda nella mia testa, ma la ignoro.

<<Sono arrivata>> esclamo con finta enfasi, lasciando chiaramente trasparire dal mio tono di voce una dose di sarcasmo.
<<Ciao tesoro>> mi saluta Micheal sorridendomi calorosamente.
<<Giù vieni qua>> ordina mio fratello in tono severo. Sbuffo ma obbedisco dirigendomi a passo lento e frustrato verso di lui, come se stessi andando alla ghigliottina.
<<Allora dovrai soltanto servire i tavoli. Niente di più. Puoi farcela>> mi sorride eccessivamente mostrandomi il pollice sollevato in un futile tentativo di rassicurarmi.
<<Si ci posso provare>> borbotto e stento a non roteare gli occhi al cielo.
<<Dai Giulia dovrai solo prendere le ordinazioni e portare i drink ai tavoli. Non è difficile.>> interviene Micheal.
<<Ma dai è una stronzata. Che cazzo ci vuole>> si intromette subito dopo il deejay con aria da saputello guadagnandosi da parte mia uno sguardo torvo.

Certo per loro è facile. Non sanno che io questa sera avrò il cuore a mille ogni qualvolta il mio sguardo incontrerà quei maledetti occhi nocciola. Non sanno che il nervosismo si sta impossessando del mio corpo ogni minuto che scorre indisturbato.
Non replico, mi limito ad indossare uno stomachevole grembiule e afferrare il block notte in attesa di qualcuno da servire.

Verso le nove la sala inizia a riempirsi. I vari studenti prendono posto nei piccoli tavoli sparpagliati per il locale, mentre alcuni si dirigono subito al bancone. Faccio un respiro profondo e inizio a lavorare. Micheal mi strizza l'occhio per incoraggiarmi mentre mi avvio al mio primo tavolo in cui sono seduti due ragazzi dall'aspetto molto carino.
<<Ciao ragazzi cosa prendete?>> chiedo con la massima gentilezza di cui sono capace.
<<Prendiamo due birre>> mi risponde uno dei due mentre le sue labbra si increspano in un sorrisetto.
<<Bene...Arrivano subito>> esclamo allontanandomi da loro a passo svelto. Mi dirigo verso i banconi dove Micheal mi prepara velocemente le birre da portare al tavolo dove ho appena preso le ordinazioni. L'antipatico del deejay inizia a far sentire la sua musica assordante e il locale all'improvviso è gremito di studenti.
Mi conduco al tavolo per portare ai ragazzi le loro ordinazioni quando in quell'istante si apre la porta del locale e vedo entrare Clark, Luca, James e Derek seguiti dalla biondina odiosa.

Ha ragione Paul, è quasi nuda: indossa una striminzita gonna di pelle rossa che anche se non c'era non cambiava granché e un top così stretto che mi domando come faccia a respirare. I suoi capelli biondi sono legati in un impreciso chignon e il suo viso è talmente truccato da sembrare una perfetta bambola di porcellana. Non passa inosservata mentre cammina con atteggiamento altezzoso tra i tavoli con i suoi tacchi a spillo particolarmente alti. Tutti si voltano a guardarla, pendendo completamente dalle sua labbra scarlatte. Praticamente è il prototipo di ragazza popolare presente in tutte le Università della Via Lattea, quel tipo di ragazza che fa crollare precipitosamente la tua autostima in un battito di ciglio.

Con quale coraggio andrò a prendere le ordinazioni al loro tavolo?

Prendono posto ad un tavolo al centro del locale e fortunatamente ancora non mi hanno avvistata. Da fifona quale sono, mi nascondo dietro l'ammasso di studenti, ma in quell'istante intravedo Derek portarsi una mano tra i capelli spettinati e sollevare lo sguardo nella mia direzione, incastrando i suoi occhi nei miei.
Mi guarda esterrefatto, quasi sorpreso della mia presenza. Gli volto immediatamente le spalle. Il suo sguardo mi fa sempre lo stesso effetto, mi priva della mia già compromessa sanità mentale.
Sebbene durante questa settimina abbia cercato di convincermi di stargli lontano, mi attrae come una calamita. È dannatamente irresistibile ai miei occhi.

Sguscio fuori dal locale per fumare una sigaretta, lontana da quel corpo attraente che rischia di farmi collassare e da quella vipera che gli sta appiccicata come una sanguisuga. Ho bisogno di rilassarmi e di prendere un po' d'aria fresca. Le mie tremanti riescono a malapena a tenere il mozzicone della sigaretta e mi domando come come farò ad affrontare questa serata.

<<Giulia che stai facendo?>>
La voce stridula di mio fratello mi fa trasalire di scatto, impreco tra me e mi volto debolmente, ritrovandomi l'immagine di Ed in tutta la sua collera. Mi osserva con cipiglio e incrocia le braccia al petto rivolgendomi uno sguardo infuocato.
<<Non vedi?>> ribatto irritata mostrando la sigaretta.
<<Ma ti rendi conto il caos che c'è dentro? Non puoi prenderti le pause quando vuoi tu>> sbraita furioso.
<<Eh va bene>> concedo sbuffando. <<Ma ricordati che ti sto solo facendo un favore. Quindi stai più calmo>>
<<Se hai deciso di farmi un favore, almeno fallo bene. O non farlo proprio>> esclama e rientra nel locale lasciandomi nuovamente sola. Mi sta irritando anche lui questa sera.

Spengo la sigaretta contrariata e lo seguo all'interno del locale, non prima di aver fatto il segno della croce almeno cinque volte.

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