•Capitolo 18•

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Volevo urlare quello che sentivo.
Ma sono stato zitto
per paura di non essere capito.
( Charles Bukowski)
*******

Finalmente arriva il lunedì mattina.
Mi sveglio presto per fare la doccia senza fretta e avere anche il tempo di asciugare i capelli. I vestiti nuovi sono pronti per essere indossati. Dopo essermi preparata mi osservo un'ultima volta allo specchio prima di uscire di casa.
Mentre mi dirigo per andare all'Università spero di incontrare Paul. Gli devo delle scuse per il mio comportamento infantile della sera alla festa. Sono scappata senza fornirgli spiegazioni, polverizzandomi nella folla.
Appena entro in aula, lo vedo seduto come al solito agli ultimi posti. Lo raggiungo e mi siedo accanto a lui.
<<Ciao Paul...mi dispiace tanto per come mi sono comportata. Sono stata una stupida>> squittisco con tono amareggiato accompagnato da due occhi imploranti.
Mi osserva un po' scombussolato, ma poi si riprende subito regalandomi un sorriso confortante che, mi fa subito intuire che non è arrabbiato.
<<Stai tranquilla Giulietta. Mi sono preoccupato tanto quando ti ho visto scappare. Ho girato tutto il parco ma non siamo riusciti a trovarti. Poi Michi ha iniziato a buttare una quantità di vomito che non credevo fosse possibile e siamo dovuti andare via>> racconta mentre sul suo volto prende vita un'espressione inorridita al ricordo di Michi. 
In effetti era abbastanza ubriaca.
Scoppio a ridere. <<Sono contenta che non sei arrabbiato con me>> gli sorrido posandogli la mano sulla sua.
<<Giulia...in realtà devo chiederti io scusa.>> dice imbarazzato.
<<Perché?>>
<<Per come abbiamo parlato di te alla festa, cioè della ragazza di Clark. Che sei tu, ma noi non lo sospettavamo minimamente.>> farfuglia inquieto picchiettando la penna sul banco decrepito. Intravedo la sincerità nei suoi occhi. Lo conosco poco, ma Paul mi trasmette una sensazione positiva. So che potrei fidarmi di lui. Qualcosa mi suggerisce che saremo grandi amici.
<<Non devi scusarti di niente. Avrei dovuto dirti chi ero fin da subito.>> lo rassicuro.
<<Ma perché non me l'hai detto?>>mi chiede mentre il professore inizia a spiegare il programma di oggi. Gli sussurro che gli racconterò tutto dopo, e lui annuisce.

Appena la lezione finisce, io e Paul ci dirigiamo verso un piccolo fast food vicino l'università per pranzare insieme. Il piccolo locale è gremito di studenti, ma riusciamo a trovare posto in fondo alla sala. La cameriera, una donna sulla cinquantina,  si presenta immediatamente dinanzi ai nostri occhi esibendo un sorriso cordiale e chiedendoci cosa prendiamo. Paul ordina un panino colmo di schifezze. Lo guardo con aria disgustata mentre lui entusiasta, pronuncia l'elenco di tutti gli ingredienti che vorrebbe nel suo panino mastodontico. Io mi limito a prendere un'insalatone verde e una coca cola.

<<Che tristezza>> commenta in modo sprezzante quando finisco di ordinare.
<<Non è vero. È molto buona, per non parlare del fatto che è anche salutare>> obietto ridacchiando.
<<Non mi convinci. Non c'è cosa più triste di andare in un fast food e ordinare un'insalata. Quando potresti scegliere tra un'ampia varietà di panini pieni di schifezze>>
<<Tutti i panini contengono carne. Io sono vegetariana>> spiego sorridendogli
Lui mi guarda stranito, ma poi mi sorride.
<<Sei carina a volte>>
Ostento un risolino e intanto la cameriera poggia sul tavolo le nostre ordinazioni. Osservo  nauseata il panino di Paul che trabocca Ketchup da tutti i lati mentre lui lo osserva con occhi famelici pronto a divorarselo in un battito di ciglio.

<<Cosa è successo tra te e Clark quella sera>> mi chiede all'improvviso in tono serio.
A quella domanda così schietta decido di rilevargli tutta la verità senza filtri: da quando io e Clark ci siamo messi insieme a quando mi sono trasferita a Londra per iniziare l'università, la scoperta dello stile di vita che Clark conduce, tenendomi completamente all'oscuro di tutto, i miei dubbi sui miei sentimenti nei suoi confronti fino alla rottura avvenuta il pomeriggio della festa.
Durante il racconto l'espressione di Paul passa dallo sconcerto alla tristezza, alla rabbia.

<<Accidenti! Come ha potuto farti una cosa del genere? Adesso capisco perché sei scappata.>> dice in tono apprensivo.
Ometto di raccontargli di Derek. Non perché non mi fidi di lui. Ma è difficile parlare della tempesta che ho in testa. Sto ancora cercando di convincere me stessa che devo stargli lontano.
<<Quando te ne sei andata fuggendo, Clark ha riferito ai suoi amici che avevate litigato. Ma nulla ha detto del fatto che avevate chiuso. Qualche secondo dopo si è allontanato dal tavolo. Pensavo stesse venendo da te.>>
<<No, non l'ho più visto dopo quella scenata>> ammetto. <<Paul posso farti una domanda?>> chiedo d'istinto torturandomi le pellicine che regnano intorno alle mie unghie.
  <<Dimmi>> mi incalza strappando un morso al panino.
<<Emh...hai  un po' di Ketchup sul naso>> esclamo inghiottendo un risolino.
<<Oh.>> mi guarda imbarazzato arrossendo lievemente <<Cosa dovevi dirmi?>> mi chiede mentre tenta di pulire la macchia di salsa che giace spensierata intorno alle sue labbra.
Faccio un respiro profondo prima di porgi la domanda che mi attanaglia da quella maledetta sera.
<<Chi era la tipa bionda che era al tavolo quella sera?>> chiedo assumendo un atteggiamento disinvolto che stona particolarmente con l'agitazione che sento dentro di me.
<<Si chiama Lora. È soltanto una troietta>> esclama con nonchalance.
Emetto un verso strozzato, quasi mi affogo con la coca cola.
<<Perché dici questo?>>
Sono sempre più curiosa di capire il suo rapporto con Derek.
<<Beh...perché si sa che è così. Insomma, basta vedere come si veste per capirlo. È completamente semi nuda ad ogni festa, e ad ogni festa scopa con uno diverso. Si dice che è molto brava a fare i pompini>>
Rimango scandalizzata.
<<Quindi anche con Derek Holder?>> chiedo, cercando di mostrarmi calma.
Paul mi guarda stranito, ma poi risponde.
<<Penso proprio di si. Cioè alla fine si sa, Derek scopa con tante ragazze.>>
Sgrano le palpebre interdetta. Il suo tono è di assoluta indifferenza, mentre io mi sento avvampare e la tensione che si impossessa del mio corpo implora di essere alleviata.
<<Perché me lo chiedi comunque?>>
<<Emh...pura curiosità>> mento spudoratamente.
<<Vabbè>> continua lui, tornando indisturbato a ingozzarsi col suo panino.

Mi riprometto di stare lontana da lui. Questa volta per davvero, ma non riesco ad ignorare la gelosia che mi sta logorando.

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