Capitolo 30

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Così si sentiva umiliata , afflitta
Piena di rimorsi.
Pur non sapendo precisamente neanche lei per cosa .
Cominciava a desiderare la stima di lui
Ora che non ci poteva più sperare
( Jane Austen)
**************

Il vento gelido mi sferza il viso.

Solo adesso, mi concedo completamente di abbandonarmi al dolore. Non esercito alcun controllo sulle lacrime che lentamente mi rigano le guance.

Alzo lo sguardo al cielo che è totalmente coperto da nuvoloni cupi e grigi. Minaccia un temporale.

Non so nemmeno dove mi trovo. Non so come arrivare al mio appartamento.

Perché non ne faccio una giusta ?

Inserisco la via di casa sul navigatore del cellulare  e mi incammino seguendo le indicazioni della vocina odiosa che mi fa da sottofondo.

Un dolore atroce mi sta lacerando il petto!

Come è possibile ?

Non dovrei soffrire così tanto. Non lo conosco nemmeno.

Perché mi fa questo effetto? Non posso negare che trascorrere la notte abbracciata a lui ha rinforzato i sentimenti che provo nei suoi confronti.

Ma quali sentimenti provo ?

In questa confusione arrivo finalmente a casa.
Faccio una doccia interminabile per tentare di dimenticare l'effetto che mi fa questo ragazzo. Sfrego fortemente il bagno schiuma sul mio corpo quasi a voler eliminare il suo odore da dosso.

Peccato che il suo odore è impresso nel mio cuore oltre che sul mio corpo.

Poggio le spalle alla parete del box doccia mentre l'acqua scivola lentamente sul mio corpo.

Mi passo una mano tra i miei capelli bagnati mentre cerco disperatamente di convincermi che devo stare lontana da lui.

Non voglio più vederlo.

Ma non è una novità per me.
Sono abituata ad essere ferita e distrutta.
In fondo, alla fine ci si abitua a tutto.

Esco dalla doccia solo quando il mio corpo è completamente invaso da chiazze rosse per il calore dell'acqua.
Lo specchio è talmente annebbiato che non riesco a vedermi.
Passo la mano sul vetro per potermi rispecchiare e mi ritrovo di fronte l'immagine di ragazza che ha le pupille rosse di pianto per una persona che non lo merita.

Mi ricordo quando Luna, la mia migliore amica, mi rimproverava duramente per quanto fossi debole.
Mi incoraggiava ad essere più forte, più determinata.
Mi arrabbiavo terribilmente perché mi sentivo offesa dalle sue parole.
Ma aveva ragione.
Sono fragile.
E oggi ne ho avuto l'ennesima conferma.

Apro l'armadietto per prendere il mio pigiama. Asciugo leggermente i capelli col phon e poi mi corico sul letto.

Resto a fissare il soffitto, sapendo giá che sarà una lunga notte.

***

La mattina vengo svegliata da un invadente raggio di luce che filtra dalla finestra.
Ho passato la notte con la speranza che il giorno seguente il dolore che provavo nel petto  si sarebbe affievolito.
Invece non è stato così!

Non ho intenzione di alzarmi dal letto. Passerò l'intera giornata coricata, immersa nelle coperte a struggermi ancora di più.

Oggi non voglio avere contatti col genere umano. Sono apatica e perennemente sull orlo delle lacrime.

Il mio piano di passare la giornata nel letto come se fossi priva di vitalità prosegue fino alle otto, finché non sento bussare alla porta della mia camera.

<< Avanti >> dico in un tono un po' acido.

La porta si apre lentamente e sulla soglia compare Jessica, la mia coinquilina, che mi guarda timidamente.

<< Volevo chiederti se ti va di mangiare con me...Ho notato che non hai nemmeno pranzato>> dice lei imbarazzata

Che dolce.
Mi sollevo dal letto.

<< Si mi andrebbe molto. Grazie >> le sorrido.
<< Bene... Ho preparato dei tramezzini.. spero ti piacciano >>
<< Li adoro! >>

Io e jessica prendiamo posto al piccolo tavolo rotondo che occupa il centro della nostra cucina.
C'è silenzio. È una situazione un po' imbarazzante.

Decido di avviare una conversazione per conoscere meglio questa ragazza e soprattutto perché se mi concentro su qualcosa posso sperare di levare dalla mente l'immagine di Derek, almeno per un po'.
Tanto so già che la sua immagine ritornerà prepotentemente questa notte a dominare i miei sogni.
Sarà un'altra notte insonne.

<< Allora... Tu cosa studi Jessica ? >> chiedo mentre agguanto un tramezzino.
<< Psicologia >> risponde lei arrossendo.

Cavolo quanto è timida!

<< Figo! Avrei una lista di persone da farti conoscere. Magari puoi illuminarmi e farmi capire quale disturbo li affligge >> dico in tono sarcastico.
Lei scoppia a ridere.

Tenera...pensa che io stia scherzando!

<< Tu studi lettere invece vero ? >>
<< Si. Come fai a saperlo ? >> chiedo curiosa.
<< Emh.. l'altro giorno hai lasciato i tuoi libri di letteratura sul divano >>
<< Oh..beh si.. studio lettere >> confermo orgogliosa.

L'amore per la lettura e per la scrittura mi ha spinto a scegliere questa strada. Un tratto del mio carattere che ho ereditato da mia madre.

La mia mamma, Elison si chiama, è una scrittrice molto importante nella mia città nonché una paladina della giustizia degli animali : fa parte di varie associazioni contro la violenza sugli animali e sulla loro tutela.

Ecco un altro aspetto che mi ha trasmesso: l'amore per gli animali e di conseguenza la decisione di seguire una dieta vegetariana.

Caratterialmente  sono molto simile a lei. E di questo ne sono felice.
Mentre esteticamente siamo completamente opposte, ad eccezione dei lunghi capelli neri. Per il resto lei ha gli occhi neri come la pece, la pelle olivastra ed è molto formosa.

Io e Jessica continuiamo a chiacchierare per un po'. Mi racconta vari aneddoti di quando condivideva l'appartamento con dei ragazzi, facendomi ridere fino a farmi uscire le lacrime.
Al di là della sua eccessiva timidezza si nasconde una ragazza solare e piena di allegria.

<< Sono contenta di averti conosciuto meglio  >> ammetto sinceramente.
<< Già. Anche io >> risponde lei sorridendomi.
Le auguro la buonanotte mentre mi avvio nella mia piccola cameretta.

Esco in balcone per fumare la mia sigaretta prima di coricarmi.

E in quel momento, quando quella strana sensazione di nostalgia prende il sopravvento, non mi stupisco che l'immagine del volto di Derek sia apparsa nuovamente nella mia mente.

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