Life

By nikita82roma

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È la mattina del funerale di Montgomery. Kate si sta preparando per andare al distretto dove si incontrerà co... More

UNO
DUE
TRE
QUATTRO
CINQUE
SEI
SETTE
OTTO
NOVE
DIECI
UNDICI
DODICI
TREDICI
QUATTORDICI
SEDICI
DICIASSETTE
DICIOTTO
DICIANNOVE
VENTI
VENTUNO
VENTIDUE
VENTITRÈ
VENTIQUATTRO
VENTICINQUE
VENTISEI
VENTISETTE
VENTOTTO
VENTINOVE
TRENTA
TRENTUNO
TRENTADUE
TRENTATRÈ
TRENTAQUATTRO
TRENTACINQUE
TRENTASEI
TRENTASETTE
TRENTOTTO
TRENTANOVE
QUARANTA
QUANTANTUNO
QUARANTADUE
QUARANTATRE
QUARANTAQUATTRO
QUARANTACINQUE
QUARANTASEI
QUARANTASETTE
QUARANTOTTO
QUARANTANOVE
CINQUANTA
CINQUANTUNO
CINQUANTADUE
CINQUANTRÈ
CINQUANTAQUATTRO
CINQUANTACINQUE
CINQUANTASEI
CINQUANTASETTE
CINQUANTOTTO
CINQUANTANOVE
SESSANTA
SESSANTUNO
SESSANTADUE
SESSANTATRE
SESSANTAQUATTRO
SESSANTACINQUE
SESSANTASEI
SESSANTASETTE
SESSANTOTTO
SESSANTANOVE
SETTANTA
SETTANTUNO
SETTANTADUE
SETTANTATRE
SETTANTAQUATTRO
SETTANTACINQUE
SETTANTASEI
SETTANTASETTE
SETTANTOTTO
SETTANTANOVE

QUINDICI

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By nikita82roma

Quando Kate aprì la porta di casa rimase senza parole. Sul tavolo c'era un enorme mazzo di rose bianche. Si guardò intorno ed era tutto troppo in ordine per come aveva lasciato lei la sua casa ormai troppe settimane prima.

- Jim mi ha prestato la sua copia delle chiavi e Lanie mi ha dato qualche consiglio. - Le disse Rick abbracciandola da dietro, accarezzandole il ventre.

- Sono bellissime. - Lo ringraziò emozionata.

- Avrei voluto portartele prima ma non me lo hanno permesso. - Le diede un bacio sul collo.

Kate tirò fuori dalla tasca dei pantaloni della tuta il bocciolo ormai secco che Rick le aveva portato quel giorno, mostrandoglielo.

- Mi hai portato questo. È stato bellissimo. - Castle si stupì che lo avesse conservato. Le sfiorò la mano, accarezzando le sue dita e la rosa. - L'ho tenuto sempre vicino a me.

Castle amava l'amore di Beckett per le piccole cose, come custodiva quel fiore era la prova di quanto amore ci fosse dentro di lei che nemmeno conosceva.

- Ora vai a riposarti Beckett. - Le sussurrò all'orecchio cercando di essere il più gentile possibile, ben sapendo di rischiare di beccarsi un suo rifiuto.

- Castle ma... - Infatti Kate stava già protestando ma lui le appoggiò l'indice sulle labbra per farla stare zitta.

- Me lo hai promesso! - Le sorrise e lei baciò la punta del suo dito sorridendo a sua volta e roteando gli occhi verso l'alto.

- Agli ordini! Ma non ti ci abituare Castle.

Kate entrò nella sua stanza trovando appoggiati sul comodino alcuni libri nuovi e sul letto ripiegata una maglietta bianca. La aprì trovandola eccessivamente grande, c'era un immagine vintage di Hollywood Boulevard e sembrava proprio la vista che c'era dalla loro suite a Los Angeles. Se la portò al volto annusandola: aveva il profumo dei suoi vestiti, era la sua. Sorrise tenendola tra le mani. Le piaceva l'idea di avere qualcosa di lui, qualcosa di materiale.

Andò in bagno aveva tanta voglia di farsi un bagno o una doccia, ma si sentì improvvisamente troppo stanca per fare tutto. Si sciacquò solamente il viso e dovette dare ragione a Rick, doveva riposare. Era frustrante.

Si spogliò con attenzione, guardandosi allo specchio in camera quelle ferite ancora così rosse. Sfiorò con un dito quella al centro del petto e poi il taglio che aveva sotto il seno, sul fianco. Vide il suo corpo cambiato e non solo per quei segni. Sorrise nel constatare già come il suo seno era più florido e le sembrava diversa anche la forma della vita, anche se in ospedale si era dimagrita. Troppo, secondo Castle e non aveva tutti i torti.

Si fissava nello specchio nell'anta dell'armadio mentre cercava qualcosa da mettersi in quelle prime giornate d'estate ancora non troppo calde. Vide la maglia di Rick sul letto e decise di indossare quella, era lunga le arrivava a metà coscia, ma ci stava incredibilmente bene, non solo perché il tessuto era morbido e leggero, ma perché era come se ci fosse lui ad abbracciarla. Stava diventando troppo sdolcinata e preferiva dare la colpa agli ormoni. Sarebbero stati una buona scusa, per tutto.

- Come facevi a sapere che dormivo da questa parte del letto? - Gli chiese quando entrò in camera con un vassoio con una spremuta ed un toast.

- Sull'altro comodino non c'era niente. - Si sedette vicino a lei sul bordo del letto. - Ti sta bene la maglietta, ti piace?

- Sì, tanto. È la tua? Aveva il profumo dei tuoi vestiti. - Annusò ancora il bordo del collo.

- L'avevo presa quando siamo andati a Los Angeles. Mi fa piacere se ce l'hai tu. - Rick le appoggiò il vassoio in grembo e Kate cominciò a mangiare mentre lui le accarezzava le gambe. - Sei stanca?

- Un po'... È normale, no? - Gli chiese Kate cercando di essere rassicurata.

- Sì, è normale. Però questo è il motivo per cui devi riposarti e non ti devi affaticare.

Kate annuì, finì di mangiare e poi si distese sospirando rilassata e felice di essere di nuovo nel suo letto. Si lasciò accarezzare a lungo da Rick che poi prese il vassoio e si alzò.

- Io... vado di là, ti lascio dormire. - Le disse quando era già vicino alla porta, vedendola provata e insonnolita.

- Castle, torni qui? - Gli chiese aprendo gli occhi per guardarlo.

Rick lasciò il vassoio sul piano della cucina e poi tornò da Kate, sedendosi di nuovo al suo fianco, riprendendo ad accarezzarla.

- Perché non ti sdrai vicino a me? C'è posto...

Rick timidamente si tolse le scarpe e poi si andò a stendere nella parte vuota del letto, guardandola, aspettando che fosse lei a muoversi, non voleva abusare del suo spazio. Kate gli dava le spalle quando lo chiamò.

- Abbracciami Castle. - Gli chiese semplicemente, come se fosse normale che lui lo dovesse fare. Rick non se lo fece ripetere, le si avvicinò abbracciandola da dietro e lei prese la mano di lui stringendola tra le sue. Kate addormentò dopo poco tempo.

Rick era stato tutto il tempo immobile mentre lei dormiva tenendogli la mano. Pensò che avesse paura che se ne sarebbe andato, lasciandola ancora nel sonno. Non sapeva che non lo avrebbe mai più fatto. Lasciava che il respiro calmo di Kate fosse il ritmo che scandiva il tempo di quel pomeriggio e dei suoi pensieri. Aveva pensato tanto in quei giorni, cercando di nasconderle sempre le sue ansie e le sue preoccupazioni, riservando a Kate solo il lato migliore di se e tenendosi il resto per quando tornava a casa ed era solo. Si era sfogato qualche volta con Martha, si era confrontato con Jim, aveva parlato con Lanie. La sua preoccupazione per Kate era costante e riguardava tutti gli aspetti, pratici e non solo e viveva in perenne conflitto tra essere quello che cercava di mediare tra il buon senso e la voglia di Beckett di vivere in modo normale e quello non era proprio il suo ruolo, abituato a vivere al di sopra delle righe da sempre ad essere quello irresponsabile, ora doveva tornare a vestire i panni di compagno e padre coscienzioso, gli stessi che aveva già indossato tanti anni prima, ma adesso con una nuova consapevolezza, con molti più anni di vita alle spalle ed una situazione molto più stabile ed agiata che gli permetteva di non far mancare nulla a Kate ed al bambino, ma soprattutto con la certezza che Beckett non avrebbe mai lasciato suo figlio come aveva fatto Meredith con Alexis. Allo stesso tempo era più che mai convinto che lui stesso non avrebbe rifatto gli errori del passato. Lui avrebbe voluto molto di più dalla sua relazione con Beckett ed il suo carattere da tutto e subito lo avrebbe spinto ad affrettare di nuovo i tempi, ma con lei si stava imponendo di andare con i piedi di piombo. Non avrebbe insistito per il matrimonio, solo perché lei era incinta, come aveva fatto con Meredith. Aveva capito che non era quello che poteva garantirgli stabilità ed una famiglia. Si era ritrovato, infatti, presto solo e con una bambina da seguire. Avrebbe lasciato che la loro relazione seguisse il suo corso naturale, si evolvesse come doveva, crescendo giorno dopo giorno. Era certo che questa volta avrebbe capito quando sarebbero stati entrambi pronti per qualcosa in più, che fosse stato vivere insieme o altro. Avrebbe dovuto solo stargli vicino, farsi carico di tutte le preoccupazioni e le paure e non farle mancare nulla, e più di ogni altra cosa, aiutare Kate ad aiutare e capire se stessa. Era ancora spaesata, la capiva, era comprensibile. Era tutto diverso, tutto cambiato in così poco tempo.

La sentì muoversi appena e stiracchiarsi, lasciando la sua mano dopo aver dormito a lungo. Poi si girò verso di lui e si ritrovarono con i volti terribilmente vicini, in quella situazione così intima come non ne avevano mai vissuta una, perché lì c'erano solo loro con i loro sentimenti, nessun altro fine. Rick la guardava ed era bella da togliere il fiato, insonnolita e con quegli occhi che brillavano d'amore.

- Sei qui... - Gli disse accarezzandogli il volto e Castle chiuse gli occhi per godersi di più la sensazione di quel contatto.

- Sempre. - Le rispose. Sapeva cosa c'era dietro quelle parole, la sua paura che di risvegliarsi sola e voleva a tutti i costi farle capire che, lui ci sarebbe stato sempre, da quel momento in poi.

- Grazie Castle. - Lo abbracciò appoggiandosi su di lui che fu sorpreso da quel gesto.

- Per cosa? - Chiese abbracciandola a sua volta.

- Per essere rimasto. - Gli sussurrò poggiando le lebbra sulle sue.

- Se vuoi che me ne vada, dovrai mandarmi via. - Per tutta risposta lo strinse di più.

- Non ti ci abituare Castle, è solo l'effetto degli ormoni. Poi passa - Il tentativo di Kate di essere seria non riuscì un granché.

- Uhm... va bene, intanto ringrazio i tuoi ormoni per il trattamento.

Beckett si stava riprendendo tutto quello che le era mancato. Stare abbracciata a Castle, i baci, gli abbracci e quelle coccole che da troppo tempo non riceveva o forse non aveva mai ricevuto da un uomo. Era facile, in fondo, pensava. Doveva solo fare finta che le ultime settimane, mesi, non fossero esistite, riprendere la sua vita da lì, da quella mattina a Los Angeles e andare avanti. Poi, però i ricordi tornarono prepotentemente. La sensazione di smarrimento nel trovarsi sola, il disagio della sua indifferenza, quella sofferenza che graffiava dentro quando lo sentiva parlare delle sue conquiste e di come si divertiva con loro e la paura di non sapere quale fosse in realtà il vero Castle. Pensò a Roy che si era fidato tanto di lui da affidargli il compito di difenderla, di metterla in salvo. Pensò a come Castle la stringeva nell'hangar, appoggiata a quella macchina, a come le impediva di urlare e la accarezzava cercando di calmarla. Le mancava Montgomery e le faceva male pensare a come era stato ucciso, per lei, per rimediare a quegli errori commessi molti anni prima. Pensava che lo avrebbe odiato, come tutti quelli coinvolti nell'omicidio di sua madre, a vari livelli, invece no, non avrebbe mai potuto farlo, perché era il simbolo di come nella vita ci si possa riscattare e di come si possa vivere degnamente per correggere i propri errori.

- Cosa c'è? - Le chiese allontanandola un po' solo per poterle vedere il viso e gli occhi lucidi.

- Pensavo a Montgomery. - Ammise senza dirgli tutti gli altri pensieri e preoccupazioni.

- Ci penso spesso anche io. Sai però cosa penso? Lui sarebbe felice oggi, ne sono sicuro. Sarebbe felice per te e per noi. - Le spostò una ciocca di capelli dal volto.

- Tu gli sei sempre piaciuto. Dall'inizio. - Sorrise Kate pensando a quella prima discussione con Montgomery che di fatto l'aveva obbligata a collaborare con lui.

- Anche a te sono piaciuto dall'inizio, solo che non lo vuoi ammettere. - Le disse baciandole la punta del naso.

- Ne sei veramente convinto eh Castle? - Rispose punzecchiandolo

- Assolutamente convinto, Beckett. Dovevi solo ammettere che non potevi resistere al mio fascino!

- Nei tuoi sogni Castle! - Provò ad allontanarsi ma lui la trattenne.

- Sì, anche lì. Ma tu sei qui, ed evidentemente non puoi resistere al mio fascino. Ne ho le prove. - Ricominciò a baciarla e di fatto lei non resistette rispondendo ai suoi baci. - Visto? Ne ho le prove!

Castle esultò come un bambino e Kate poi si spostò nella sua parte di letto guardando il soffitto, con un gran sorriso sulle labbra e cercando la sua mano che prese stringendola forte. Rick era nella sua stessa posizione, guardava anche lui in alto, ma spesso si voltava a cercare lei, ad ammirare quel sorriso disteso.

- Tu mi sei piaciuta da subito, Beckett. - Le disse interrompendo il loro silenzio. Kate si voltò a guardarlo, pensava di trovarlo con uno di quei sorrisi da schiaffi ed invece era serio, quasi contratto nell'ammetterlo. Gli si avvicinò di nuovo, accarezzando i suoi lineamenti, lì dove erano più tesi.

- E questo che ti fa preoccupare? Che ti sono piaciuta da subito? Ci stai ripensando? - Gli disse sorridendo per stemperare la sua tensione.

- Ti ho quasi perso Kate. Ti ho visto chiudere gli occhi e pensavo che non avrei mai più potuto rivederli. In tre anni non avevo mai avuto il coraggio di dirti che ti amavo e quando l'ho fatto tu forse nemmeno lo avevi sentito o capito. Avevo avuto la mia occasione e l'avevo sprecata, per paura, rischiando di averti poi perso per sempre. - Serrò ancora di più la mandibola mentre lei voltò il viso di Rick in modo tale che potesse guardarla.

- Sono qui, Castle. - Gli baciò una guancia e si accoccolò sul suo petto, incurante del fastidio che ancora le davano le cicatrici.

- Sì, sei qui. Siete qui. - La avvolse tra le sue braccia. Il pensiero che non avrebbe perso solo lei ma anche il loro bambino come una scossa che rinnovò la paura. Quanto poteva costare una misera frazione di secondo, il tempo di uno sparo? Tutto.

Kate chiuse gli occhi e vide il volto di Castle disperato che la guardava. "Kate... Kate ti prego non mi lasciare... Ti amo Kate!". Ricordò tutto. Le parole di Rick e lei che gli diceva del bambino, che gli avrebbe voluto dire di pensare a lui, al loro bambino ma non era stata abbastanza brava da farglielo capire. Lei, il loro bambino, già lo amava e lo voleva. Non aveva mai dovuto decidere nulla e lo aveva capito proprio quando aveva avuto paura di perderlo.

- Siamo qui. - Ripeté lei sorridendo. - Sono rimasta con te, non me ne sono andata. Ti amo Rick e amo il nostro bambino.

Castle non aveva bisogno di sentirsi dire altro.

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