Ambivalence | a.i traduzione...

Von smileforash

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In cui una ragazza sicura di se con una passione per il tè incontra un ragazzo maleducato che puzza di perico... Mehr

ambivalence
prologue
one
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ten
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twenty-six
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twenty-eight
twenty-nine
thirty
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thirty-two
thirty-four
thirty-five
thirty-six
thirty-seven
thirty-eight
thirty-nine
forty
forty-one
epilogo (parte I)
epilogo (parte II)
epilogo (parte III)

thirty-three

909 60 1
Von smileforash

"Di nuovo." Borbottò Luke mentre si sedeva sul divano e mi rivolgeva un'occhiata stanca.

"Si, qual è il problema?" Chiesi.

"Sono passate due settimane e sono annoiato, Scar." Si lamentò.

"Vai ad una festa."

"No, sono stanco delle feste." Rispose.

"Invita Calum qui." Suggerì io.

"No!" Rispose troppo velocemente mentre si sedeva.

"Perché no?" Mi accigliai.

"Nessun motivo, volevo solo stare con te perché mi manchi." Luke scrollò le spalle.

"Magari Ashton potrebbe venire qui e potremmo-"

"Cazzo, no." Sbuffò.

"Luke-"

"Non dire niente, ricordi quello che ha fatto?" Chiese mentre si indicava il viso, cercando di ricordarmi quella volta che avevano litigato.

"Ha cercato di scusarsi e tu ti sei comportato come una piccola stronza." Gli ricordai.

"Avevo il naso rotto e un occhio nero per settimane, scusa se non dimentico." Incrociò le braccia al petto.

"Vuoi che ti cucini una fottuta torta?" Sbottai.

"In realtà si, sarebbe gentile. Digli che mi piace il cioccolato." Ridacchiò.

"Fottiti, me ne vado." Annunciai.

"No, non lasciarmi." Mi supplicò.

"Esci con Calum o fatti nuovi amici."

"Ma odio tutti." Sospirò per la centesima volta ed io sentì qualcuno che bussava alla porta.

"E' aperto!" Dissi e sentì la porta aprirsi e il suono dei passi di Ashton sul pavimento.

"Hey." Sorrise mentre entrava ed io gli indicai Luke con un cenno della testa mentre alzavo gli occhi al cielo. Ashton sollevò un sopracciglio, ma sembrò capire.

"Hey, Luke." Disse e Luke mormorò una specie di risposta.

"Okay, ce ne stiamo andando." Dissi e lui rispose con un 'humf'. Feci uscire Ashton dalla porta, chiudendola poi dietro di me prima di voltarmi verso di lui.

"Sono preoccupata per Luke." Ammisi.

"Sta bene. Ha diciotto anni e può occuparsi di se stesso."

"Penso che ci sia qualcosa che non va. Penso che sia arrabbiato con me."

"Non preoccuparti, gli passerà." Sorrise e mi afferrò la mano, stringendola e facendomi rilassare.

"Va bene." Sospirai.

"Dove stiamo andando?"

"Voglio che tu incontri qualcuno."

-

"Okay, vuoi dirmi dove incontreremo questa persona?" Chiesi mentre camminavamo per la città, muovendoci sui marciapiedi affollati.

"Lo scoprirai presto."

"Okay." Sospirai.

"Qui." Si fermò e mi guardò.

"Cosa?" Chiesi, sollevando un sopracciglio. Eravamo di fronte all'ospedale.

"Andiamo." Mi rivolse un piccolo sorriso e mi afferrò di nuovo la mano, trascinandomi attraverso le porte e dentro l'ospedale. C'era quell'odore riconoscibile, uno che mi portava brutti ricordi delle varie volte che ero stata qui.

"Ashton." Dissi mentre lo guardavo, era rigido. Lui mi guardò e aveva un'espressione illeggibile sul viso.

"Non ti avrei fatto venire qui, ma lui vuole davvero incontrarti." Sospirò ed io gli strinsi la mano e gli sorrisi.

"Si tratta di tuo fratello?" Chiesi. Non era difficile fare due più due e adesso tutto iniziava ad avere un senso.

"Si." Sussurrò.

"Beh, non vedo l'ora di incontrarlo." Sorrisi e lui si rilassò un po'. Camminammo per i corridoi fino a fermarci davanti ad una porta.

"Okay, è chiuso qui da alcuni mesi. E' un po'... diretto. Quindi non prenderlo troppo seriamente-" venne interrotto dalla porta che si apriva. Sulla soglia c'era una piccola versione di Ashton, indossava un camicie da ospedale, aveva accanto una macchina portatile che era attaccata al suo braccio.

Era quasi identico ad Ashton, tranne per il fatto che era più basso e pelato.

Sorrise e mi tese una mano. Io sorrisi.

"Sono Scar-"

"Scarlett Becker. Lo so." Ghignò.

"Henry Irwin?"

"Ci sei. E' un piacere incontrarti."

"Anche per me." Ridacchiai e potevo sentire Ashton che alzava gli occhi al cielo dietro di me.

"Non dovresti essere fuori dal letto." Lo rimproverò Ashton.

"Hanno detto che potevo andare in caffetteria oggi." Rispose e Ashton lo fece tornare nella stanza e chiuse la porta dietro di noi.

"Dopo." Disse Ashton e Henry scrollò le spalle prima di sedersi sul letto.

"Allora, Scarlett, ho sentito un sacco di cose su di te." Ghignò mentre mi sedevo sulla sedia. Ashton era seduto accanto a me.

"Davvero?" Chiesi, guardando verso Ashton e sollevando un sopracciglio. Lui fece spallucce. "Tipo cosa?" Chiesi con un ghigno.

"Beh, per iniziare Ashton pensa-"

"Hey, ricordi il nostro patto? Io lascio che tu la incontri e tu tieni la bocca chiusa-" Lo interruppe Ashton.

"Voglio saperlo." Dissi.

"-pensa che tu abbia il miglior culo della città." Disse. Io mi coprì la bocca con la mano e cercai di non scoppiare a ridere. Per me non era un problema, ma per Ashton sembrava di si.

"Giuro su Dio-" Sbottò Ashton mentre iniziava ad alzarsi. Io posai una mano sulla sua spalla e cercai di spingerlo giù.

"Oh, ma non arrabbiarti, dice anche un sacco di cose carine. Tipo, sapevi che preferisce il caffè al the? Ma vederti gli migliora la giornata quindi viene sempre al negozio di the." Spiegò Henry ed io sentì subito le guance rosse. Guardai verso Ashton ed ero felice di vedere che anche lui stava arrossendo.

"Davvero?" Chiesi e Ashton mi guardò. Fece spallucce, ma il sorriso sulle sue labbra diceva che era vero.

"Okay, allora raccontami di te." Dissi, cambiando argomento.

"Cancro, ma va bene perché l'ho già battuto due volte, quindi lo farò di nuovo. L'anno scorso mi hanno detto che avevo solo un mese, ma sono ancora qui. E mi sento bene."

All'improvviso sentì qualcosa nel mio stomaco, ricordando l'operazione a cui avevo assistito qualche tempo fa. Il ragazzo che aveva il cancro aveva la sua età e non sembrava stare bene. Non poteva essere lui? Sembrava stare decentemente.

"Che tipo?" Chiesi. Pregai che non dicesse quello che stavo pensando. Durante l'operazione che avevo osservato il tumore che stavano cercando di rimuovere era arrivato nell'addome.

"Gestrico –o tumore allo stomaco." Rispose ed il mio cuore di fermò. Deglutì il groppo in gola e sentì i palmi che diventavano sudati.

"Sei un bambino forte." Sorrisi e posai una mano sul suo ginocchio.

"Lo so." Disse con sicurezza. "Ma non sono un bambino."

"Giusto, un ragazzo." Mi corressi.

"Henry?" Chiese una voce seguita da un rumore sulla porta.

"Vai via, ho visite." Urlò lui, ma il dottore non lo ascoltò ed entrò.

"Mi dispiace, so che hai ospiti ma dobbiamo fare degli esami e sono importanti." Disse il dottore. Rivolse uno sguardo ad Ashton e lui sembrò capire l'urgenza.

"Devi andare." Disse.

"Ma..." Henry non finì di dire quello che voleva dire, probabilmente perché sapeva che non sarebbe importato.

"Verrò di nuovo a farti visita." Gli assicurai mentre gli sorridevo.

"Prometti?" Chiese.

"Te lo prometto."

-

"Mi piacerebbe che mi dicessi le cose." Sospirai mentre entravamo a casa di Ashton.

"Che cosa intendi?" Chiese.

"Sai cosa intendo- avresti dovuto dirmi di tuo fratello. E so che ci sono un sacco di altre cose che non mi stai dicendo. Voglio dire, sei chiaramente il suo tutore il che significa che devi pagare e non mi hai mai detto niente del tuo lavoro o che cosa è successo la scorsa notte e-"

"Non preoccuparti."

"Come faccio a non preoccuparmi?" Sospirai di nuovo.

"Va tutto bene. Lo giuro. Tutto quello di cui devi preoccuparti riguarda il tuo college."

"Ma... ti fidi di me?"

"Certo."

"Allora perché mi nascondi le cose?" Chiesi.

"Scarlett, non parliamo di questo."

"E che cosa siamo noi? Voglio dire, abbiamo fatto tutto fuori dalla norma. Prima abbiamo quasi fatto sesso, poi abbiamo fatto altre cose, poi siamo usciti per il nostro primo appuntamento. Sono abbastanza sicura che sia tutto al contrario." Blaterai.

"Ecco, adesso ti stai agitando per cose di cui non dovresti preoccuparti."

"Scusa."

"Non scusarti. Okay, ascolta, ti mostrerò la casa, okay?" Suggerì ed io annuì. Non volevo spingere le cose ed ero curiosa di vedere il suo appartamento. Tranne il balcone e e il salotto non avevo visto molto.

Era più grande di quello che pensavo. C'erano un sacco di altre stanze. Mi fermai sulla soglia di una stanza con la porta aperta.

"Woah woah, è una batteria quella?" Trattenni il fiato mentre lui apriva di più la porta.

"Si." Disse con tono reclutante.

"Ashton, che figo, suoni?" Chiesi mentre entravo.

"Lo facevo." Mormorò.

"Vuoi-" iniziai a dire.

"No, no, no." Mi interruppe, scuotendo la testa.

"Perché no?" Mi lamentai.

"Perché non suono più." Affermò.

"Perché no?" Chiesi.

"Perché –non lo so, dimenticatelo okay?" Afferrò un mio braccio e cercò di spingermi fuori.

"No, andiamo, penso che sia una bella cosa, Ashton." Insistetti.

"Non mi importa, non suonerò." Mise il broncio.

"Allora lo farò io." Dissi.

"Sai suonare?" Chiese.

"No, sono ritardata musicalmente." Sbuffai. "Ma magari mi insegnerai tu." Suggerì e lui fece un respiro profondo.

"Scarlett." Mi avvisò, ma io ghignai.

"Per favore, sarà divertente." Dissi ancora.

"Scarlett." Disse di nuovo, ma questa volta potevo dire che si stava arrendendo.

"Andiamo." Dissi andando verso la batteria e sedendomi sullo sgabello. Presi le bacchette e facendogli segno di avvicinarsi.

"Non ho idea di quello che sto facendo." Dissi mentre davo un colpetto alla batteria con la bacchetta. Lui alzò gli occhi al cielo ed io diedi altri colpetti.

"Insegnami." Ghignai.

"No." Scosse la testa.

"Perché no?" Misi il broncio. "E' perché sono più brava di te?" Lo presi in giro, ma sembrò funzionare.

"Sai cosa?" Sbottò prima di farmi alzare, afferrando la mia vita. Si mise a sedere e mi fece sedere su di lui.

"Okay, ascolta, non posso credere che mi stai facendo fare questo e non aspettarti che lo faccia ancora." Mi avvisò ed io annuì.

"Capito." Annuì di nuovo e lui sospirò prima di togliere le mani dalla mia vita e afferrarmi i polsi.

"Cerca di tenere le bacchette così." Disse nel mio orecchio mentre mi sistemava le bacchette tra le mani. "Così avrai più controllo." Spiegò.

"Bello." Commentai.

"Lo so. Adesso metti un piede sul pedale." Mi disse e quando lo feci lui mise il suo piede sul mio.

"Sai come fare delle semplici note? Tipo le semiminime?" Chiese.

"Nope."

"Sei così priva di cultura." Si lamentò.

"Hey." Mi accigliai e lo sentì ridacchiare. Ero troppo concentrata sul fatto che ero seduta su di lui e sulle sue braccia strette intorno a me.

"Okay, piegati un po' così posso vedere cosa sto facendo." Disse ed io lo ascoltai, piegandomi verso sinistra. Premette il piede contro il mio e il mio colpì il pedale. Avevo io le bacchette, ma era lui a muovere le mie mani per colpire la batteria a ritmo.

"Wow, sono così brava." Scherzai e lui sbuffò.

"Ma seriamente, Ash, sei davvero bravo." Ammisi mentre lasciavo che fosse lui a fare tutto il lavoro.

"Mi piace quando mi chiami così." Mormorò.

"Come? Ash?"

"Mhm." Mormorò mentre le sue labbra mi sfioravano il collo, sotto la mascella. Io sollevai subito la testa per facilitargli le cose. Non ci volle molto prima che lui trasformasse i soffici baci in piccoli morsi ed io lasciai cadere le bacchette.

Sentivo il respiro caldo della sua risata contro la mia pelle sensibile. Mi voltai su di lui per averlo di fronte. Le sue mani si posarono sulla curva della mia vita ed io infilai le dita tra i suoi capelli con cui amavo giocare.

"Siamo stati davvero bene in queste due settimane, sai?" Sussurrò. Avevamo cercato di rallentare le cose e avevamo preso l'abitudine di uscire per appuntamenti. Uscivamo e poi mi accompagnava a casa e mi dava il bacio della buonanotte. Da una parte ero incredibilmente felice, perché sapevo che era serio. Ma dall'altra parte c'era così tanta tensione sessuale tra di noi che era difficile da ignorare. Soprattutto visto che non l'avevamo mai ignorata prima.

"Non vorrei rovinare tutto." Risposi.

"io lo amerei." Ghignò e i miei occhi si spalancarono prima di ritrovarmi con le nostre labbra attaccate.

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