Ambivalence | a.i traduzione...

Da smileforash

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In cui una ragazza sicura di se con una passione per il tè incontra un ragazzo maleducato che puzza di perico... Altro

ambivalence
prologue
one
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thirty
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thirty-two
thirty-three
thirty-four
thirty-five
thirty-six
thirty-seven
thirty-eight
thirty-nine
forty
forty-one
epilogo (parte I)
epilogo (parte II)
epilogo (parte III)

twenty-nine

840 55 1
Da smileforash

Mi sfregai gli occhi stanchi prima di afferrare la mia borsa e slegarmi il grembiule. Avevo fatto un favore al mio collega ed ero rimasta fino a tardi per chiudere il bar.

Presi le chiavi e mi assicurai che tutte le porte fossero chiuse e che le luci fossero spente.

Sbadigliai mentre infilavo le chiavi in borsa e tirai le maniche della felpa oltre le mie mani per proteggerle dal freddo della notte.

Era una di quelle sere in cui Luke non era venuto. Ultimamente si era sempre presentato, ma questa sera avevo insistito affinchè non venissi perché aveva piani con una ragazza.

Mi strinsi le braccia intorno al petto e rabbrividì, l'unico suono che potevo sentire erano i miei piedi e il traffico distante.

Non era terribilmente tardi, ma era abbastanza tardi da farmi tenere la guardia alzata. La parte di città in cui ero, di solito, era sicura. Anche se Ashton sembrava non pensarla così.

Una parte di me sentiva il bisogno di chiamarlo mentre mi ricordavo le sue parole di chiamarlo sempre quando Luke non si presentava. Ma sapevo che non ne avrei mai avuto il coraggio. Anche se sarebbe stato bello avere qualcuno con cui tornare a casa.

Vidi una figura che si avvicinava e sperai che fosse lui. Ma mentre il ragazzo si avvicinava notai che non era Ashton, ma qualcuno che avevo già visto prim.

"Sei la ragazza di Ashton?" Chiese mentre si avvicina di più. Mi fermai quando capì che era lo stesso uomo che io e Ashton avevamo incontrato mesi fa.

"Cosa?" Chiesi, congelata sul mio posto.

"Voglio dire, Ashton non è mai serio, ma sei sua amica o qualcosa del genere?"

"Uh, si penso." Risposi in tono nervoso.

"Si o no, tesoro. Sei sua amica, vero?"

"Si." Risposi. Notai che non eravamo più soli. Si era avvicinato qualcun altro e non era Ashton.

"Quindi se dovesse succederti qualcosa –non ne sarebbe contento, vero?"

"Non lo so." Sussurrai.

"Si o no." Disse ed io guardai mentre si toglieva una pistola dai pantaloni e me la puntava alla testa. Sentivo la pelle bruciare. Il mio corpo venne invaso dalla paura. Il secondo ragazzo lo fiancheggiò.

"Se vuoi soldi puoi prendere la mia borsa-"

"Non voglio soldi, voglio una risposta sincera."

"Probabilmente non sarebbe felice." Deglutì.

"No, non lo sarebbe. Voi due vi siete divertiti un po'?" Chiese ed io ebbi difficoltà ad aprire la bocca per rispondere. Spinse di più la pistola contro la mia fronte ed io sussultai.

"Rispondi."

"Si." Balbettai.

"Quindi probabilmente sarebbe davvero arrabbiato." Disse ed io annuì.

"Adesso perché non ti fai un favore e, invece di tornare a casa, vai a casa sua? Penso che sia una buona idea, tu che dici?" Ghignò.

Io annuì.

"Vai." Ordinò. Rimasi in silenzio mentre mi allontanavo e loro andarono nella direzione opposta. La casa di Ashton non era troppo lontana da qui e in pochi minuti arrivai, senza fiato.

Ma non avevo idea di quale fosse il suo appartamento. Era un grande palazzo di 15 piani.

Pensai a quando eravamo rimasti bloccati in ascensore. Aveva premuto il numero nove. Feci lo stesso.

Quando l'ascensore si fermò sul suo piano, uscì e mi guardai intorno. C'erano solo quattro appartamenti.

Andai a destra, dove ricordavo di averlo visto girare. C'erano solo due porte. Una aveva una targhetta e immaginai che non fosse la sua. Guardai l'altra porta e feci un respiro profondo, sperando di non sbagliarmi.

Suonai il campanello mentre tremavo, potevo sentire i suoi passi. La porta si aprì e fortunatamente incontrai la faccia di Ashton.

"Scarlett?" Chiese con voce roca. Non stava indossando una maglietta, solo i boxer e i pantaloni della tuta, bassi sulla sua vita.

"Mi hanno detto di venire qui... i tuoi amici." Dissi e i suoi occhi si spalancarono. Afferrò il mio braccio e mi trascinò dentro.

"Quali amici, Scarlett?" Chiese a bassa voce mentre chiudeva la porta e la bloccava.

"Due ragazzi. Uno era quello che avevamo già visto. Tu mi avevi detto che non avrei voluto incontrarlo-"

"Oh mio Dio, stai bene?"

"Sto bene, mi hanno solo detto di venire qui così non mi avrebbero seguito a casa." Scossi la testa e Ashton mi guardò con occhi pieni di preoccupazione.

"Dove sono andati?"

"Non lo so."

"Dov'eri quando ti hanno trovato?"

"Uhm, ero tra la settima e Lincoln." Dissi dopo averci pensato.

"Stai qui." Ordinò mentre andava in un'altra stanza. Rimasi ferma fino al suo ritorno. Indossava una felpa e c'era qualcosa nella tasca.

"Aspetta, no, non puoi uscire-"

"No. Conosco quei ragazzi, va tutto bene, Scarlett."

"Ma aveva una pistola."

"Rimani qui. Giuro su Dio, Scarlett non andare da nessuna parte." Disse con tono rude mentre mi afferrava le spalle.

"Capito?" Sbottò ed io annuì. Uscì velocemente, rivolgendomi un ultimo sguardo serio.

Rimasi ferma nello stesso posto, troppo spaventata per muovermi. Ad ogni secondo che passava potevo sentire le lancette dell'orologio muoversi.

E dopo circa dieci minuti iniziai a camminare avanti e indietro. Quanto tempo ci avrebbe messo? Sarei dovuta essere preoccupata? E se si faceva male?

Poi mi chiesi come diavolo ero finita in questa situazione. Mi ero sempre vista come una persona nella media. Persone normali non finivano con una pistola puntata alla testa.

Ormai erano passati venti minuti e iniziò il panico. Il posto che gli avevo detto era a cinque minuti di distanza dal suo appartamento. quanto tempo ci avrebbe messo? Chi erano quei ragazzi?

Camminai avanti e indietro e quasi mi tirai i capelli mentre diventavo sempre più preoccupata. Controllai l'ora che adesso diceva che era mezzanotte e ormai era passata mezz'ora. Feci un respiro profondo e andai verso la porta e quando feci per prendere la maniglia, essa si aprì subito.

"Gesù, che stai facendo?" Chiese Ashton mentre si chiudeva la porta alle spalle.

"Potrei chiederti la stessa cosa." Incrociai le braccia al petto.

"Te ne stavi andando?"

"No-"

"Si."

"Volevo solo vedere perché ci stavi mettendo tanto."

"Ma non ti avevo detto di rimanere qui?"

"Si, ma-"

"Allora perché non mi hai ascoltato?"

"Ero preoccupata." Ammisi alla fine e il suo viso si addolcì.

"Non c'era bisogno di esserlo. Sto bene."

"Cosa è successo?"

"Niente." Disse e prese dalla tasca quello che prima avevo pensato fosse un cellulare, solo che adesso mi resi conto che non lo era.

Era una pistola.

"Ashton-" Sussurrai il suo nome e i miei occhi si spalancarono. Lui capì che avevo visto la pistola e alzò gli occhi al cielo mentre la stringeva pigramente in mano.

"Non preoccuparti, Scarlett." Mi assicurò tranquillo.

"Perché hai una pistola?" Sussurrai.

"E' solo una precauzione."

"Ma è una pistola Ashton."

"Hai paura?" Chiese.

"No, beh più o meno." Balbettai.

"Hai paura di me?" Ghignò.

"No."

"Perché no?"

"Perché mi fido di te."

"Non dovresti."

"Mi fido."

"Ho una pistola, Scarlett, potrei fare quello che voglio."

"Ma non lo farai."

"Come lo sai?"

"Perché... non lo so, so solo che non lo farai."

"Beh, mettimi alla prova." Mormorò, sollevando la pistola.

"Non facciamolo."

"No, facciamolo. Sono io quello con la pistola." Ghignò.

"Non voglio fare giochi." Dissi ma lui mi ignorò mentre sollevava di più la pistola e la puntava alla mia testa.

"Ashton-"

"Vedi Scarlett, dovresti avere paura e non dovresti fidarti di me. Sei una stupida." Sorrise mentre toglieva la sicura.

"Stai bluffando." Dissi con sicurezza.

"Davvero, Scarlett?" Chiese, premendo la pistola sulla mia fronte ed io indietreggiai fino alla porta.

"Si." Gli assicurai.

"Potrei ucciderti, adesso."

"Non lo farai."

"Come lo sai?"

"Perché sarebbe stupido farlo nel tuo appartamento e poi non mi uccideresti mai."

"Diciamo che siamo nel mezzo di una paese, non c'è niente intorno a noi per miglia. Che cosa mi fermerebbe dal premere il grilletto?" Chiese ed io feci una pausa prima di rispondere.

"Tu. Tu ti fermeresti."

"Voglio sapere perché."

"Perché vorresti uccidermi?"

"Perché no?" Sbuffò e i miei battiti accelerarono. Ero sicura che stesse bluffando, ma stava iniziando davvero a spaventarmi il modo in cui si stava comportando e la pistola rendeva le cose peggiori.

"Ashton smettila, non è divertente." Dissi.

"Non è un gioco."

"Qualsiasi cosa sia, smettila."

"Ma ci stiamo divertendo così tanto, Scarlett. Posso fare quello che voglio con te, potrei scoperti contro questo muro e fidati che voglio farlo."

"Per favore, abbassa la pistola, Ashton."

"Sei una stupida per fidarti di me, Scarlett." Rise e la sua mano strinse la pistola, il suo dito ora stava toccando il grilletto.

"Ashton." Sussurrai, lo guardai presa dal panico. Non mi avrebbe davvero sparato, non era possibile. Ma il suo dito era così vicino a premere il grilletto.

"E' triste quanto tu sia ingenua." Rise e i miei occhi si spalancarono mentre sentivo il cuore battermi nelle orecchie.

Chiusi gli occhi.

Lui premette il grilletto.

Il mio cuore si fermò.

"Aspetta solo di scoprire che la pistola non è carica." Rise.

"Fottiti!" Urlai, sollevando le mani e colpendolo per farlo allontanare.

"Andiamo, dolcezza, sapevi che non l'avrei fatto."

"Non pensavo che l'avresti fatto, ma poi hai premuto il fottuto grilletto!"

"Rilassati, piccola." Disse mentre le sue mani mi afferravano i polsi e se li portava intorno al collo.

"Non ti avrei ucciso, almeno non senza averti prima scopato." Sorrise ed io lo rimproverai.

"Non è stato divertente, Ashton."

"Oh, ma lo è stato. La mia parte preferita è stata vedere quel piccolo rossore quando ho detto che volevo scoparti contro questo muro –sei proprio una cattiva ragazza, Scarlett."

"Sei uno stronzo." Borbottai, cercando di spingerlo via.

"Ma ti piaccio." Sorrise mentre spingeva le labbra contro le mie. Io mi mossi per un attimo prima di sciogliermi contro di lui, come sempre.

"Ti odio." Borbottai quando mi spostai un po'.

"Non è vero."

"Perché hai una pistola non carica?"

"Per non fare qualcosa di cui potrei pentirmi." Rispose ed io scossi la testa.

"E parlando di rimpianti, mi dispiace per quello che ho fatto." Si scusò.

"Oh, arrabbiarti per un errore che ho fatto involontariamente e poi ignorarmi per due mesi?" Chiesi con tono sarcastico.

"Scarlett." Scosse la testa. "Sai che è stata colpa tua." Ghignò.

"Come fa ad essere colpa mia?" Chiesi.

"Perché sei tu che mi rendi così. Cerco così tanto di stare lontano da te. Cerco di bloccarti fuori e cerco di non interessarmi a te. Sei l'unica persona con cui non voglio essere arrabbiato. Sei l'unica persona che voglio."

"Ma hai detto che stavi solo passando il tempo." Deglutì.

"E?" Inarcò un sopracciglio.

"E hai detto che eravamo solo amici-"

"L'hai detto anche tu." Si avvicinò a me, posando le mani sulla mia vita.

"Ma siamo sinceri, Scarlett. Tu ed io sappiamo entrambi che essere amici non avrebbe mai funzionato." Rise prima di baciarmi di nuovo.

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