2.21

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L'ORA DI PARLARNE


Alle cinque e dieci del mattino, secondo l'orologio di Ron, la porta della cucina si aprì e apparve la signora Weasley

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Alle cinque e dieci del mattino, secondo l'orologio di Ron, la porta della cucina si aprì e apparve la signora Weasley. Era molto pallida, ma quando tutti si voltarono verso di lei, sorrise debolmente. «Guarirà» disse, sfinita «sta dormendo. Più tardi possiamo andare a trovarlo, ora c'è Bill con lui; si prenderà una mattina di permesso»

Fred ricadde sulla sedia con il volto fra le mani. George e Ginny si precipitarono ad abbracciare la madre. Ron scoppiò in una risata stentata e tracannò in un sorso il resto della Burrobirra. «Colazione!» annunciò Sirius a voce alta e allegra, saltando in piedi «Dov'è quello stramaledetto elfo domestico? Kreacher! KREACHER!». Ma Kreacher non rispose. «Ah, lasciamo perdere» mormorò Sirius, contando i presenti «allora, colazione per... otto... uova e bacon, direi, thè e pane tostato...»

Corsi ai fornelli ad aiutarlo, seguita da Harry. Non volevo intromettermi nella gioia dei Weasley e temevo il momento in cui la signora Weasley ci avrebbe chiesto di raccontare di nuovo la nostra Visione.

Harry aveva appena preso i piatti dalla credenza quando la signora Weasley glieli tolse dalle mani e lo abbracciò, afferrandomi per una manica e tirando dentro anche me. «Non so che cosa sarebbe successo se non fosse stato per voi, ragazzi» disse con voce velata «avrebbero potuto non trovarlo per ore, e allora sarebbe stato troppo tardi, ma grazie a voi è vivo e Silente è riuscito a inventare una storia credibile per giustificare la presenza di Arthur lì, non sapete in che guaio si sarebbe trovato altrimenti, guardate il povero Sturgis...»

La signora Weasley ci lasciò e ringraziò Sirius di essersi occupato dei suoi figli durante la notte. Sirius disse che era stato un piacere, e che sperava che sarebbero rimasti tutti da lui mentre il signor Weasley era all'ospedale. «Oh, Sirius, ti sono così grata... dicono che ci vorrà un po', e sarebbe magnifico stare più vicini... naturalmente significa che forse saremo qui per Natale»

«Più siamo, meglio è!» esclamò Sirius con una sincerità così palese che la signora Weasley lo guardò raggiante, si mise un grembiule e cominciò a dare una mano con la colazione.

«Sirius» mormorò Harry «Ti posso parlare un momento... adesso?». Entrò nella dispensa e Sirius lo seguì. Mi fece cenno di raggiungerli, cosa che feci.

Senza preamboli, Harry ci raccontò ogni dettaglio della sua Visione, compreso il fatto che il serpente che aveva attaccato il signor Weasley era proprio lui. «L'hai raccontato a Silente?» chiese Sirius.

«Sì» rispose Harry con impazienza «ma non mi ha spiegato che cosa vuol dire. Ormai non mi dice più niente»

«Sono sicuro che se ci fosse stato motivo di preoccuparsi te l'avrebbe detto» ribatté Sirius deciso.

«Ma non è tutto» proseguì Harry la voce appena più forte di un bisbiglio «Sirius, io... io sto impazzendo, credo. Nell'ufficio di Silente, prima di prendere la Passaporta... per un paio di secondi ho pensato di essere un serpente, mi sentivo un serpente... la cicatrice mi faceva male quando guardavo Silente... volevo aggredirlo!»

[1] 𝙒𝙞𝙩𝙝 𝙊𝙥𝙚𝙣 𝙀𝙮𝙚𝙨 » Draco MalfoyWhere stories live. Discover now