Notai immediatamente Cher, comodamente stesa sull'amaca, che si lasciava dondolare dalla fresca brezza marina. Skyla, invece, continuava a spostare diverse cose sulla lunga tavolata, cercando di ottenere un'ottima presentazione.

"È inutile impegnarsi così tanto." Mi permisi di dirle, attirando l'attenzione. "Se conosco ancora i miei amici, l'unica cosa che resterà del tavolo saranno i piedi." Ricordai ogni singola cena che avevamo organizzato: a fine serata, la tavola era un completo disastro, e non c'era più traccia di cibo o di alcol; probabilmente neanche di acqua.

"Ai piedi probabilmente ci penserà mio fratello." La sentii mormorare, scuotendo la testa. "Ma dove sono finiti tutti? La cena era prevista per dieci minuti fa." Sospirò, guardando il suo orologio scintillante al polso. Non poteva immaginare che prima di un'altra mezz'ora non avremmo visto nessuno.

E infatti, circa venti minuti dopo il giardino iniziò a popolarsi: finalmente rividi Miley e Becca, e mi resi conto che perfino Simon mi fosse mancato solo quando mi strinse tra le sue braccia in un caloroso saluto.

"Dio, come sei invecchiata." Disse, una volta che mi diede una rapida occhiata.

"Sbaglio o sei brizzolato, ora?" Gli chiesi allora io, sollevando un sopracciglio. Simon si toccò immediatamente i capelli, con aria sconvolta. "Ehi, donna. Non farmi brutti scherzi."

Risi, colpendolo ad una spalla. E mentre il giardino continuò a riempirsi anche con gli amici di Skyla, sentii qualcuno raggiungere il mio fianco. Mi voltai appena, incrociando gli occhi scuri di Andrew. Mi concesse un mezzo sorriso, che non potei fare a meno di ricambiare.

"Sai..." iniziò, porgendomi un bicchiere di vino, che afferrai senza farmi pregare. "Questo vestito mi è dannatamente familiare."

Quasi sentii il vino andarmi di traverso, sussultando. Davvero ricordava questo vestito? Il solo pensiero fece fare una capriola al mio cuore rinsecchito, spingendomi a trattenere un sorriso.

"Dici?" Feci la finta tonta, osservando il mio vestito. "Era l'unico bianco che avevo nell'armadio."

Andrew sorrise appena, chinando il capo e osservando le sue scarpe. "Mh, si. Lo ricordo." Mi spintonò appena da una spalla, e poi lentamente lo vidi allontanarsi e avvicinarsi agli amici di Skyla per salutarli.

Mi costrinsi a trattenere un gridolino isterico. La malinconia mi assaliva al solo pensiero di quel momento, sotto quel salice piangente. Mi sembrava solo ieri di essere lì, a dirgli quanto mi fossi resa conto di amarlo; e, invece, erano ormai passati sei anni e quelli erano solo ricordi, custoditi gelosamente nella mia mente, in un angolo sicuro in cui nessuna negatività sarebbe mai potuta arrivare. Eppure, percepivo sulla mia pelle ancora i brividi di quel momento. E i sentimenti che, purtroppo, nonostante gli anni e le altre frequentazioni, non erano stati affatto scalfiti.

Mi permisi di alzare ancora lo sguardo su di lui: aveva un braccio avvolto alla vita di Skyla, poggiata al suo petto. Entrambi avevano un grosso sorriso sulle labbra. E più li guardavo, più il magone sul mio petto diventava pesante.

"Smettila di essere masochista." Una voce femminile disse al mio fianco, spingendomi a voltarmi. Miley mi era accanto, con le mani nelle tasche dei suoi pantaloni, e mi guardava quasi compassionevole. Quella fu la prima volta da quando la conoscevo che la vidi con il suo colore di capelli naturale, un biondo ramato a dir poco strabiliante.

"Sono patetica." Mormorai, scuotendo la testa. Io mi commiseravo nei miei ricordi felici con l'unico ragazzo che avessi mai davvero amato, e lui abbracciava i fianchi di un'altra donna, prossimo a sposarsi.

"No, non lo sei." Mi rassicurò lei, contornando il mio braccio con il suo. "È normale che ti faccia ancora un certo effetto."

Non era solo un certo effetto, e sia il mio cuore che la mia testa lo sapevano. Non poteva essere solo un certo effetto la voglia matta che avevo di baciarlo, o di stringerlo a me senza mai lasciarlo più andare. I miei sentimenti mi stavano investendo ancora una volta come un fiume in piena, proprio come quella sera alla festa. E la consapevolezza che, ormai, non mi restasse altro che terra bruciata tra le mani, faceva terribilmente male.

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