Capitolo 43

12.1K 356 154
                                    

Dopo una settimana di lunghe attese, finalmente la giustizia sembrava aver fatto il suo corso. Vedere Thomas e James dietro le sbarre fu forse la liberazione più grande della mia vita: in particolare, il mostro che aveva rubato la vita di mio fratello, e colui che glielo aveva ordinato, e che aveva tormentato la mia vita per quattro lunghissimi anni. E che, a quel punto, lo avrebbe fatto per sempre. Perché si, Thomas ora era dietro le sbarre, ma mi aveva lasciato delle cicatrici sotto pelle che bruciavano maledettamente tanto, e che sebbene non fossero visibili a nessuno, lo erano fin troppo per me.

Due giorni dopo la condanna, la mia stanza era sommersa di bagagli: in meno di dieci minuti, mia madre avrebbe accompagnato me e Cher all'aeroporto, e saremo volate finalmente verso l'Italia. Sebbene non avessi preso autonomamente quella scelta, visto che lo avevo fatto più per Cher, in quel momento ne fui dannatamente felice. Avevo una dannata voglia di evadere da quella casa, dalle sofferenze e dai ricordi che pungevano come spine.

Steven mi diede una mano a caricare i bagagli in auto. Una volta fuori, afferrò dalle braccia di mia madre il piccolo Theo, che sbrodolò un po' di latte lungo la sua tutina. Sorrisi istintivamente e mi avvicinai ad entrambi. Accarezzai la schiena del mio piccolo fratellino e gli lasciai un lungo bacio sulla testa ancora non troppo coperta dai capelli. Mugugnò qualcosa in risposta, stringendo il mio indice tra le sue piccole mani. "Non crescere troppo mentre sono via." Mormorai al suo orecchio. «Non crescere mai» era quello che volevo dirgli davvero, perché crescere era una fatica ed era estenuante il più delle volte. Avrei dato di tutto pur di ritornare nei miei dolci tre anni, e restarci per sempre. Senza l'alcol, senza Thomas, senza la morte. E senza la consapevolezza che il mondo è un posto pericoloso, che può ferirti e può distruggerti senza che tu neanche te ne accorga.

Con le lacrime agli occhi, sollevai lo sguardo verso Steven; in quelle settimane trascorse a Los Angeles, avevo imparato ad apprezzarlo di più. Era follemente innamorato di mia madre, ed era palese a chiunque; quando prendeva in braccio Theo, l'unica cosa che gli si leggeva in volto era la felicità e la fierezza. Era un padre perfetto e attento, e un compagno ancora migliore. Neanche mio padre, nei suoi tempi d'oro, era stato capace di fare di meglio.

"Prenditi cura di loro, ti prego." Gli dissi, con un piccolo sorriso. "Sei l'unico che sa farlo davvero."

Steven serrò le labbra, in preda ad un momento di tristezza. Mi circondò le spalle con un braccio e mi spinse contro il suo petto, ed io glielo lasciai fare. Sebbene non fosse mio padre, e non lo conoscessi da molto, mi era stato vicino in silenzio, senza farsi notare e dire qualcosa di troppo. Si era preso curo di me e mia madre, e lo aveva fatto nel migliore dei modi. In quel momento, il suo abbraccio era la cosa più paterna che avessi ricevuto dopo anni.

"Conquista il mondo, tu." Sussurrò sulla mia testa. "Puoi fare questo e molto altro."

Sorrisi appena, poi mi allontanai. Concessi loro un ultimo sguardo prima di voltarmi: mia madre mi stava attendendo alla macchina, con la portiera del guidatore aperta e le lacrime agli occhi. Quasi istintivamente, mi voltai un'ultima volta verso la casa di Andrew; in quei giorni non si era fatto vedere molto, e ne aveva tutte le ragioni. Aveva cercato di evitarmi il più possibile e, per quanto mi distruggesse, sapevo che fosse la cosa giusta per entrambi. Eppure, un minimo cenno di saluto lo avevo quasi preteso.

Ma, forse, non era ancora pronto per quello. E non me la sentii di fargliene una colpa.

"Possiamo andare." Dissi a mia madre, e la raggiunsi in auto.

Una volta all'aeroporto, e prossime al gate, mi voltai verso mia madre. L'unica cosa che riuscii a fare fu scoppiare a piangere, ancora, mentre mi avvicinai a lei e la strinsi con forza tra le mie braccia. Ricambiò la mia stretta e la sentii singhiozzare sulla mia spalla, entrambe eravamo completamente in balia delle nostre emozioni.

Born to be yoursWhere stories live. Discover now